POLITICA

Veti incrociati per le alleanze, in attesa dei numeri Duello Lega-FI. Meloni tra von der Leyen e Le Pen. Ipotesi Draghi

Veti incrociati, ma anche porte lasciate mezze aperte in attesa del verdetto delle urne.

Così la politica italiana si prepara alla più importante tornata elettorale della storia dell’Unione europea, che potrebbe rivoluzionare le sorti del vecchio continente.

E che ha già portato i leader nazionali a schierarsi sullo scacchiere europeo, con strategie di breve, medio e lungo periodo. I tre partiti di centrodestra che in Italia governano insieme vorrebbero replicare l’intesa anche a Bruxelles, ma la strada è in salita per colpa dei loro stessi veti.

Il voto, infatti, potrebbe anche confermare un’eventuale maggioranza Ppe, S&d e Renew (quella che sostenne Ursula von der Leyen 5 anni fa), ma con un margine molto più sottile, mentre le destre, anche le più estreme, appaiono in crescita.

Considerando questo scenario, la premessa è che FdI, Lega e Forza Italia fanno parte di tre famiglie europee differenti: Fratelli d’Italia, è componente dei Conservatori e Riformisti (Ecr); la Lega sta nel gruppo Identità e Democrazia insieme ai lepenisti; FI è parte integrante dei Popolari.

Il leader leghista Matteo Salvini in diverse occasioni ha ‘cannoneggiato’ Emmanuel Macron, esponente di peso dei liberali di Renew, puntando il dito contro chi preferisce “il bombarolo Macron” alla “pacifista Le Pen”.

Con un riferimento per niente velato a Forza Italia. Gli azzurri hanno sempre detto no ad un’intesa con Marine Le Pen, e quindi con Id, auspicando, come detto in chiaro da Antonio Tajani, un asse tra Popolari, conservatori e liberali. Ma da Renew è già arrivato il no a Ecr.

Quanto a Giorgia Meloni, ha voluto tenere le mani libere: ha intessuto buoni rapporti con Ursula von der Leyen, spitzenkandidat del Ppe, e di recente ha predicato “stima reciproca” e “naturali punti in comune” con Marine Le Pen.

Ma se questo si concretizzerà nel maxi-gruppo delle destre a Bruxelles, così come auspicato dalla fondatrice del Rassemblement National, è tutto da vedere.

La sfida tra europeisti e sovranisti è strettamente intrecciata al destino della presidente Ursula von der Leyen: è la spitzenkandidat del Ppe, ma ha gambe fragili.

Si è attirata i malumori dei socialisti (di cui fa parte il Pd) per aver strizzato l’occhio ai sovranisti ed è malvista anche dai liberali (a cui fanno riferimento sia Azione, sia Stati Uniti d’Europa). Così, da settimane circolano nomi alternativi, anche italiani per il vertice Ue: da Mario Draghi ad Antonio Tajani.

A spingere per l’ex numero uno della Bce, quotato anche per la presidenza del Consiglio Ue, in Italia sono in particolare Azione e Iv che hanno come gruppo di riferimento quello dei liberali.

Ma lo statement di Draghi potrebbe essere la base di una convergenza più ampia, qualora la maggioranza dell’Europarlamento non si spostasse troppo verso destra.

Nell’area del centrosinistra, la segretaria dem, Elly Schlein, ricalcando la posizione di S&D ha escluso categoricamente “alleanze con il gruppo dei conservatori di Meloni” e anche “con il gruppo di Id di cui fa parte Salvini”.

“Noi – ha chiarito – abbiamo il nostro candidato Schmit per sostituire Ursula von der Leyen”. Se gli eventuali eletti di Avs si divideranno tra i gruppi The Left e Verdi, il M5s, come preannunciato dal leader Giuseppe Conte, farà valere il suo peso in un gruppo di nuova formazione “per riorientare la sfera progressista”.

Le coalizioni, su cui peserà molto anche la postura dei partiti nei conflitti internazionali (in particolare in Ucraina ma anche in Medio Oriente), saranno avvolte nella nebbia fino all’esito del voto. Poi si aprirà una nuova fase, più concreta, a partire dai numeri.

ANSA

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