CRONACA

Il Papa in Campidoglio, ‘Roma sia al servizio degli ultimi’

Seconda visita del Pontefice dopo quella del 2019, il sindaco Gualtieri: 'col Giubileo la città parlerà a tutto il mondo'

Papa Francesco è stato protagonista di una lunga visita questa mattina in Campidoglio.

Per Bergoglio, che è stato accolto dal sindaco Roberto Gualtieri, è la seconda visita dopo quella del 26 marzo del 2019. Il Pontefice è entrato in Campidoglio dall’ingresso delle Lance, accolto da squilli di tromba.

Poi con il sindaco è entrato nel Tabularium, e insieme hanno sostato al primo arco, affacciandosi sul Foro Romano.

Subito dopo Papa Francesco è entrato nel Palazzo Senatorio. La visita è cominciata con un incontro privato con il sindaco, al termine del quale il primo cittadino ha presentato al Pontefice i familiari e i membri della segreteria. L’incontro pubblico si è svolto successivamente nell’Aula Giulio Cesare.

‘Et sublato patre montem petivi’, con questa decisione é nata Roma, nata da lontano, nata in cammino. A Roma, al Sig. Sindaco, ai suoi lavoratori, la mia gratitudine. Il vostro Vescovo Francesco”, ha scritto il Papa sul libro d’oro del Campidoglio.

Una targa a memoria della visita di oggi è stata scoperta in Aula Giulio Cesare alla presenza del pontefice e del sindaco Roberto Gualtieri con la presidente dell’Assemblea Capitolina Svetlana Celli. La targa recita: “A sua santità Francesco, successore di Pietro e vescovo di Roma, promotore di cura della casa comune e testimone di fraternità universale. Il sindaco e l’amministrazione capitolina.

Al termine della visita, il Pontefice si è affacciato sulla piazza, con il sindaco Roberto Gualtieri, per ringraziare gli addetti per il lavoro che fanno per Roma e ha pregato per la città. Salutando i consiglieri nell’Aula Giulio Cesare, Papa Francesco ha dato un appuntamento: “Arrivederci al Giubileo!”.

L’invito del Pontefice: ‘Roma sia al servizio degli ultimi’

Lo spirito universale di Roma deve essere “al servizio della carità, al servizio dell’accoglienza e dell’ospitalità. Pellegrini, turisti, migranti, quanti si trovano in gravi difficoltà, i più poveri, le persone sole, quelle malate, i carcerati, gli esclusi siano i più veritieri testimoni di questo spirito. Per questo ho deciso di aprire una porta santa in un carcere”, ha detto il Papa durante la sua visita.

“Possano testimoniare che l’autorità è pienamente tale quando si pone al servizio di tutti, quando usa il suo legittimo potere per venire incontro alle esigenze della cittadinanza e, in modo particolare, dei più deboli, degli ultimi”. “Continui Roma a manifestare il suo vero volto, un volto accogliente, ospitale, generoso, nobile”.

Trasformare le crisi in occasione di sviluppo – Parlando del Giubileo, Bergoglio ha sottolineato che “l’enorme afflusso nell’Urbe di pellegrini, turisti e migranti, con tutto ciò che significa in termini di organizzazione, potrebbe essere visto come un aggravio, un peso che frena e intralcia lo scorrere normale delle cose. In realtà, tutto questo è Roma, la sua specificità, unica al mondo, il suo onore, la sua grande attrattiva e la sua responsabilità verso l’Italia, verso la Chiesa, verso la famiglia umana”.

Papa Francesco ha rimarcato il fatto che per la città di Roma “ogni suo problema è il ‘rovescio’ della sua grandezza e, da fattore di crisi, può diventare opportunità di sviluppo: civile, sociale, economico, culturale. L’immenso tesoro di cultura e di storia adagiato sui colli di Roma è l’onore e l’onere della sua cittadinanza e dei suoi governanti, e attende di essere adeguatamente valorizzato e rispettato”.

“Non dimentichiamo che l’origine di Roma è un rinascimento dalle rovine di Troia. Ricordiamo questo. Rinasca in ciascuno la consapevolezza del valore di Roma, del simbolo che essa rappresenta in tutti i continenti; e si confermi, anzi cresca – è l’auspicio di Papa Francesco – la reciproca fattiva collaborazione tra tutti i poteri che vi risiedono, per un’azione corale e costante, che la renda ancora più degna del ruolo che il destino, o meglio la Provvidenza, le ha riservato”.
Il saluto del sindaco, ‘Grazie Santità, Roma le vuole bene. Il Giubileo ci renderà migliori’

– “Grazie davvero per questa Sua visita. Una nuova dimostrazione del grande affetto che nutre per la nostra città, del quale Le siamo profondamente grati”. Lo ha detto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri in Aula Giulio Cesare in occasione della visita di Papa Francesco in Campidoglio. “Roma e i romani le vogliono bene” si è concluso l’intervento del primo cittadino.

“Roma ha un’enorme sete di speranza – ha detto ancora – La ascolteremo quindi con il cuore aperto, certi di poter raccogliere dalle Sue parole uno sprone a costruire con fiducia nuovi percorsi di pace e dialogo, di inclusione e attenzione agli ultimi, ai fragili, agli indifesi, di amore e rispetto per la Terra che ci ospita.

Dalla sua visita in Campidoglio sono passati 5 anni – ha ricordato – Sono stati tempi densi, segnati da eventi che hanno scosso il mondo e ci hanno mostrato tutti più fragili e vulnerabili.

Dalla pandemia – e resta impressa nella nostra memoria l’immagine di Sua Santità che prega sotto la pioggia, in una piazza San Pietro deserta – ai venti di guerra che hanno ripreso a soffiare con forza. In questo tempo così complesso, eppure così ricco di opportunità, la sua presenza e la sua voce sono per noi romani motivo di conforto e una spinta decisiva a metterci in gioco, a ‘remare insieme’, a fare ciascuno la propria parte per imprimere un corso diverso alla nostra storia comune. Il Suo appello accorato alla responsabilità tocca nel profondo chi, come noi, ha l’onore di amministrare una grande città del mondo come Roma”.

“Il Giubileo, ne sono certo, farà Roma migliore”, ha detto ancora Gualtieri in Aula Giulio Cesare. “La dimensione universale di Roma – ha aggiunto – rappresenta una straordinaria ricchezza per la città, poiché ci stimola a un confronto globale sulle migliori soluzioni per garantire un futuro prospero e sereno alle nuove generazioni.

È con questo spirito che, in piena e fattiva collaborazione con il Governo e con la Santa Sede, stiamo interpretando la grande sfida del Giubileo del 2025, che porterà a Roma tanti pellegrini e ospiti da tutto il mondo, mostrandola ancora una volta come Communis Patria, come città fraterna e universale”.

“Siamo convinti, infatti – ha aggiunto – che il grande evento spirituale rappresenti una straordinaria occasione per rilanciare le due dimensioni della nostra città: per intervenire sul corpo di Roma, renderla più vivibile, sostenibile e coesa, e insieme per proiettarla nel mondo come punto di riferimento sulle grandi missioni di questa epoca. Vogliamo che il Giubileo della speranza lasci a Roma un’eredità non solo di opere materiali, ma anche un patrimonio di valori etici e sociali da offrire all’umanità”.

“Con il Giubileo Roma parlerà al mondo. Siamo pronti a raccogliere e rilanciare il richiamo di Sua Sanità alla vocazione di Roma come città universale accogliente e aperta, luogo simbolo della convivenza pacifica tra popoli”, ha proseguito il primo cittadino.

“Metteremo tutto il nostro impegno – ha aggiunto – affinché sia sempre di più una città costruttrice di pace e comunione, che si sforza sempre di promuovere e perseguire l’unità e la fratellanza tra tutti gli uomini, che pensa e guarda al mondo.

Mi piace pensare che il simbolo dell’incontro tra queste due dimensioni di Roma potrà essere proprio Piazza Pia, uno dei grandi cantieri per il Giubileo.

Una grande e bellissima piazza verde come luogo d’abbraccio tra la Santa Sede e la città, unite nella missione comune di aprire di nuovo al mondo le porte di una Capitale universale, laboratorio di sostenibilità, pace e speranza”.

“Ai nostri progetti dedicati ai più fragili si aggiungono due iniziative che abbiamo immaginato come doni per la Sua visita e come impegno della città a produrre ‘segni tangibili di Speranza’, in vista del Giubileo”, ha concluso Gualtieri annunciando “una nuova dimora destinata alle anziane e agli anziani, in un immobile confiscato alla criminalità nel quartiere Ostiense, alla quale abbiamo voluto dare il nome ‘Casa Speranza’ perché è con la forza della comunità che si combattono le solitudini e si dà sostegno concreto alle fragilità.

E poi un progetto di formazione e avviamento al lavoro destinato alle persone private di libertà della Casa Circondariale di Rebibbia, che abbiamo voluto chiamare ‘Fratelli tutti’, perché il valore fondamentale della fratellanza a cui ci richiama deve tradursi in azioni concrete per garantire ai detenuti dignità e futuro”.

ANSA

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