CULTURA E EVENTI

Le tendenze dalla Milano Fashion Week

Capi pensati per proteggere e non passare mai di moda

E’ una moda per tempi incerti quella vista in questi giorni alla Milano Fashion Week.   Bellissimi prodotti che saggiamente parlano più di stile che di tendenza, in un tentativo di superamento dell’intrinsecamente effimero carattere della moda, per dare risposta all’umano bisogno di sicurezza che caratterizza questi anni difficili.

E cosa c’è di più rassicurante di un abito pensato per durare, forse non tutta la vita ma almeno qualche stagione?

Sono pensati per non passare mai di moda i capi presentati in una Milano seppellita dalla cappa dello smog, attraversata da cortei contro la guerra in Palestina e in Ucraina.

Drammi che in passerella non vengono mai nominati, ma la cui eco si sente eccome.

Risuona nel senso di protezione dei nuovi volumi over di giacche e cappotti, nell’abbraccio rassicurante delle lane soffici e materiche, nel calore primordiale delle pelli e pellicce, ovviamente quasi tutte non animali, come mercato richiede.

Si, lo chiede il mercato, che interpreta gusto e desideri dei compratori, ma qualcuno osa anche un passo in più.

C’è, nell’aria, la voglia di una moda gentile, termine quasi anacronistico, tanto che per evocarla tocca far riferimento al secolo scorso, a stilemi di un mondo evocato da fiocchi e volants, ruches e balze. E poi, a contrasto, il desiderio di buttare il cuore oltre l’ostacolo, di osare la luce contro il buio.

Sull’onnipresente nero e l’immancabile grigio si accendono bagliori di paillettes e reti metalliche, protagoniste di abiti spesso cortissimi, sottovesti che sono un velo, abbinate a stivali a cuissard o a sandali di piume. Piume che tornano a punteggiare più di una collezione, così come i cristalli e le frange.

C’è voglia di brillare e di tornare a divertirsi, tanto che da più parti echeggiano i ruggenti anni Venti.

C’è voglia di ripartenza, di speranza, di una luce che brilli nel buio. E così da ogni parte è un brulicare di frange e paillettes, ricami e scintillii, ad accendere sere che si sperano migliori. E poi le trasparenze, ovunque, celate da maxi cappotti e grandi cappe, accoppiate a cravatte e sandali di marabù.

Mentre si fa un gran parlare di valori e sostenibilità, continua il correre frenetico e insostenibile da uno show all’altro, in un calendario compresso che non permette di seguire tutti gli show.

Un problema che il presidente della camera nazionale della moda Carlo Capasa ha ben in mente e che ha fatto presente alle altre fashion week internazionali: Milano ha bisogno di un giorno in più di sfilate, come ha sottolineato anche Giorgio Armani che, con la consueta generosità, ha chiuso la rassegna delle proposte per il prossimo inverno.

ANSA

 

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