CRONACA

Federlab: Morire così per mano pubblica è quanto mai singolare

così difficile da accettare e ancor più da spiegare ai cittadini

La crisi che interessa da troppi anni il comparto della sanità accreditata e che quest’anno si è tinta di ulteriori emergenze ha assunto toni grotteschi, tra riduzioni di budget limitandoli a 25 milioni di euro, somma ormai largamente insufficiente, mensilizzazione dei budget, mancato pagamento delle ultime mensilità del 2022, la mancata redistribuzione delle somme non spese nel 2022 per l’ospedalità privata. Tutti fattori che hanno portato le strutture allo stremo delle forze.

Anche Federlab registra che alcune sue strutture hanno aderito all’Unità di Crisi Sanitaria. Già la situazione era difficile perché le nostre prestazioni  per effetto di un tariffario molto datato (1996) ancorchè ridotto del 37% per effetto del decreto Balduzzi risultano sottopagate; quando poi i provvedimenti restrittivi sono tanti ed agiscono con una certa contemporaneità e in maniera concentrica riescono a soffocare e a portare al fallimento imprese sane che comunque erogano prestazioni di qualità ai cittadini.

Morire così per mano pubblica è quanto mai singolare e così difficile da accettare e ancor più da spiegare ai cittadini.

Le nostre strutture affiancano il sistema pubblico nell’erogazione di servizi ai cittadini e non è giusto farle apparire come in contrapposizione con il pubblico con le tante affermazioni demagogiche.

Si parla di visite specialistiche, fisioterapia, diagnostica di laboratorio, diagnostica per immagini, servizi di cui i cittadini hanno necessità da cui scaturisce un fabbisogno sanitario certificato dalle richieste che dal SSN arrivano ai Centri.

Così come i servizi sanitari offerti dalle farmacie e dai medici di famiglia. L’aspetto più paradossale è sicuramente quello rappresentato dalla questione del pagamento delle prestazioni del 2022 per le criticità inserite con l’art 8 quinques del DL 502 del 1992.

Le criticità vanno superate tecnicamente, le strutture non c’entrano, anzi ricordo che lo stesso decreto 502 che assieme al DL 229 del 1998 rappresenta l’asse portante di tutta la medicina convenzionata ed accreditata prevede la contrattualizzazione di prestazioni ulteriori una volta raggiunto il tetto assegnato.

E’ ormai acclarato che i 25 milioni di euro non coprono tutto il fabbisogno espresso dalla nostra regione e siccome la questione si trascina da più di un decennio la Regione bene farebbe a  reperire dal proprio bilancio fondi aggiuntivi in maniera strutturale perché nel comparto ci sono centinaia di addetti che svolgono quotidianamente il proprio lavoro e soprattutto centinaia di  migliaia di cittadini che hanno bisogno di prestazioni sanitarie spesso salva vita.

E’ soprattutto troppo facile e conveniente alla Regione utilizzare l’extrabudget per affrancarsi di prestazioni gratuite.

Dr. Francesco Toscani, presidente Federlab Basilicata

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