Fabbisogni sanitari, la verità della sentenza: la Regione costretta a fare ciò che negava da anni

Ancora una volta tocca a noi raccontare la realtà dei fatti, almeno fino a quando non ci accorgeremo di sbagliare e ci scuseremo.
Oggi dobbiamo raccontare una sentenza del Consiglio di Stato che di certo non conferma affatto il “buon operato” della Regione Basilicata sui fabbisogni sanitari e sui tetti di spesa.
La sentenza dice tutt’altro, ed è quasi tragicomico: non giudica queste materie, ma prende semplicemente atto che la Regione – solo perché condannata – ha finalmente adottato, nel 2024, la DGR 389 e la DGR 602, atti di programmazione dei fabbisogni che da anni negava ai cittadini lucani.
La vicenda è chiara: prima il Consiglio di Stato ha condannato e obbligato la Regione a censire i fabbisogni sanitari della popolazione (mai censiti, nemmeno nel 2014); poi la Regione ha obbedito, con colpevole ritardo, adottando le delibere del 2024; infine, la sentenza odierna si limita a dire che, essendo stato compiuto quell’atto a cui la Regione era stata condannata, non vi era più materia per un giudizio di ottemperanza. Nessuna legittimazione sul contenuto delle scelte regionali: altro che “pieno rispetto delle norme”.
La sentenza evidenzia due aspetti: da un lato l’accertamento dell’inerzia della Regione con la n. 8472/2024, che l’ha condannata a fare i fabbisogni 2019-2023 entro 120 giorni, pena commissario ad acta; dall’altro il giudizio di ottemperanza, che non entra nel merito della bontà dei fabbisogni o delle delibere, ma si limita a verificare che la Regione abbia “obbedito” emettendo un provvedimento.
L’assessore quindi rovescia la realtà: spaccia per “legittimazione” ciò che è solo presa d’atto dell’avvenuta emissione di un atto obbligato da condanna.
La sentenza si ferma al fatto che la Regione, dopo anni di latitanza, abbia finalmente approvato un atto, colmando a forza la sua inadempienza. Ogni valutazione sul merito – se quei fabbisogni siano corretti, se siano stati usati davvero nei tetti di spesa – resta rimessa ad altri giudizi.
Ed ecco il vero paradosso: se il Consiglio di Stato ha costretto la Regione a fare i fabbisogni, e se la Regione li ha adottati con la DGR 389/2024, come mai nel 2025, con la DGR 473, non li ha utilizzati se non in misura ridicola, pari al 6%?
Qui nasce l’aspetto tragicomico. Tradotto: se ai cittadini servono 100 ecografie, la Regione ne finanzia soltanto 6. Per le restanti 94 le risorse si spendono altrove (si prega di leggere la delibera per credere).
E i 94 pazienti che hanno bisogno di un’ecografia possono attendere un altro annuncio: quello sulle risorse per le liste d’attesa.
Ormai perfino la scienza deve rassegnarsi al fatto che è stato scoperto un nuovo modo di curare le persone: non con le medicine e le prestazioni sanitarie, ma con gli annunci seriali.
Infine, sostenere che questa sentenza abbia “legittimato” anche la DGR 482/2022 va oltre il ridicolo.
La sentenza, su questo punto, dice semplicemente che il Consiglio di Stato non può esprimersi perché si tratta di un procedimento diverso.
La verità è che la Regione, dopo anni di inerzia, ha fatto i fabbisogni solo perché obbligata dal Consiglio di Stato. E adesso si vanta di averli fatti… per non usarli.
La realtà è semplice: questa sentenza non legittima nulla. Dice solo che la Regione, obbligata dalla giustizia, ha emesso un provvedimento.
Spacciarla per vittoria politica è una mistificazione che non rende onore né alle istituzioni né ai cittadini.