COMUNICATI STAMPA

SIFUS Basilicata: “Il PSNAI rischia di restare un contenitore vuoto. Servono certezze per i lavoratori e un vero piano per le nostre terre”

– “Non si può parlare di rilancio delle aree interne lucane finché il lavoro resta precario, i Comuni sono lasciati soli e le risorse vengono impiegate senza una visione di futuro.”

È questo, in sintesi, l’allarme lanciato dalla segretaria regionale del SIFUS Basilicata, Pina De Donato, sul Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo delle Aree Interne (PSNAI).

La sua è una voce chiara e appassionata che si fa portavoce delle difficoltà quotidiane di tanti lavoratori e comunità dimenticate. “La Basilicata – spiega – è una delle regioni più colpite da spopolamento, dissesto idrogeologico e isolamento. Oltre il 70% dei nostri Comuni è considerato area interna. Eppure, il PSNAI, così com’è, non fornisce strumenti concreti per invertire davvero la rotta.”

Cosa chiede il SIFUS Basilicata?

  • Stabilizzazione immediata dei lavoratori forestali, pilastri del presidio ambientale e della manutenzione del territorio.
  • Pianificazione seria per la tutela delle risorse naturali: basta bandi spot, servono strategie di lungo periodo.
  • Investimenti mirati in servizi essenziali, agricoltura di qualità, mobilità e digitalizzazione.
  • Un sistema di assistenza sanitaria e sociale che sia accessibile anche nei paesi più piccoli.

“Il presidio del territorio non si può improvvisare. Se mancano i lavoratori forestali, se si abbandonano i boschi, se le comunità si svuotano, la montagna crolla – afferma De Donato –. Senza persone, senza cura, il territorio muore”.

Il PSNAI può ancora essere un’opportunità, ma servono una governance diversa, partecipazione reale e scelte politiche coraggiose. “In questi giorni – prosegue – si sentono tante parole, ma la verità è che la desertificazione sociale parte dal fallimento della politica, che ha reso il popolo lucano rassegnato e apatico.”

Privare le aree interne dei servizi pubblici fondamentali – scuole, sanità, trasporti – vuol dire spegnere le speranze di chi ancora crede in un futuro in questi luoghi.

“Il nostro destino è davvero irreversibile?”, si chiede De Donato. “Noi crediamo di no. Ma è il momento di dimostrarlo con i fatti. Perché il tempo delle promesse è finito”.

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