La Giornata dell’Ambiente, agire per non morire di plastica
Riciclo, riuso e riduzione, le tre parole d'ordine
Fino a 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica entrano in mare e altrettanti sono abbandonati sulla terra ogni anno, in gran parte plastica monouso, e l’Italia è tra i peggiori Paesi inquinatori che si affacciano sul Mediterraneo.
A lanciare l’allarme è il Wwf nella Giornata mondiale dell’ambiente dedicata quest’anno all’emergenza plastica.
Nel report “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire”, l’associazione ambientalista indica che “l’inquinamento da plastica in Natura ha superato il ‘limite planetario’ oltre il quale non c’è la sicurezza che gli ecosistemi garantiscano condizioni favorevoli alla vita”. La ong chiede al governo “di estendere la raccolta differenziata ai prodotti in plastica di largo consumo”.
Piuttosto allarmanti anche i dati forniti da Legambiente, che riguardano il clima. In Italia dall’inizio 2023 gli eventi climatici estremi sono aumentati del 135% rispetto a quelli di inizio 2022.
Da gennaio a maggio, sono stati 122 contro i 52 degli stessi mesi del 2022. Gli allagamenti da piogge intense sono la tipologia che si è verificata con più frequenza con 30 eventi contro i 16 dei primi 5 mesi del 2022, segnando così un +87,5%. Le regioni più colpite sono: Emilia Romagna, Sicilia, Piemonte, Lazio, Lombardia e Toscana.
La giornata dell’ambiente si celebra in tutto il mondo con decine di migliaia di inziative ma con uno slogan comune: “elimina l’inquinamento della plastica” e tre parole d’ordine: riciclo, riuso e riduzione.
La Giornata, indetta dall’Onu, il 5 giugno è arrivata alla sua cinquantesima edizione e proprio sabato, al termine di una lunga sessione, si è concluso l’International Negotiating Committee (INC) dell’Onu al quale hanno partecipato 175 paesi approvando la realizzazione di una bozza di accordo sull’abbattimento della plastica che sarà esaminata a novembre a Nairobi, con l’obiettivo di un trattato finale entro il 2024.
Ogni anno l’umanità produce circa 430 milioni di tonnellate di plastica, metà delle quali progettate per essere utilizzate una sola volta. Di questi, meno del 10% viene riciclato, ricorda l’Onu aggiungendo che si stima che ogni anno 19-23 milioni di tonnellate finiscano nei laghi, nei fiumi e nei mari, quasi quanto il peso di 2.200 torri Eiffel tutte insieme.
Le microplastiche (fino a 5 millimetri di diametro) si fanno strada nel cibo, nell’acqua e nell’aria e ogni persona sembra consumi più di 50.000 particelle di plastica all’anno, molte di più se si considera l’inalazione.
Un inquinamento che potrebbe essere ridotto dell’80% entro il 2040 se i Paesi e le aziende effettuassero profondi cambiamenti politici e di mercato utilizzando le tecnologie esistenti, ha rilevato l’Unep nell’ultimo rapporto dal titolo ‘Chiudere il rubinetto: come il mondo puo’ mettere fine all’inquinamento da plastica e creare un’economia circolare’, pubblicato prima del negoziato parigino.
Il rapporto indica soluzioni basate sulle 3 R: riuso (consentirebbe di avere un taglio del 30% dell’inquinamento nei prossimi 17 anni), riciclo (per un’ulteriore 20% in meno e fino al 50% eliminando i sussidi ai combustibili fossili e rafforzando le linee guida per migliorare la riciclabilità) e riorientando la produzione (il 17% in meno usando materiali alternativi).
Il passaggio a un’economia circolare comporterebbe un risparmi diretti e indiretti intorno a 4.500 miliardi di dollari e un aumento netto di 700.000 posti di lavoro entro il 2040.
I costi per i cambiamenti raccomandati sono significativi ma inferiori a quanto si spende in assenza di una modifica sistemica: 65 miliardi di dollari all’anno rispetto a 113 miliardi di dollari all’anno.
La posta in gioco è alta: la produzione annua di plastica è più che raddoppiata in 20 anni, raggiungendo i 460 milioni di tonnellate. Potrebbe triplicare entro il 2060 se non si interviene.
ANSA