CRONACA

Stop alle cure dal primo gennaio in Basilicata

La Sanità privata lucana è sul piede di guerra, annunciata la costituzione di un comitato e lo stop alle cure dal primo gennaio

Una cabina di regia per lo stop alle prestazioni sanitarie dal primo gennaio e la nomina di un unico portavoce in vista del confronto con la Regione e con le Asl.

È quanto deciso dalle associazioni di categoria del settore sanitario privato accreditato, che si sono nuovamente riunite per affrontare i temi dell’emergenza sanitaria in Basilicata, dove le strutture private sono alle prese dall’estate scorsa con una battaglia nei confronti della Regione sui “tetti di spesa” e le prestazioni non pagate.

Alla presenza anche del comitato dell’Unità di crisi sanitaria di Basilicata, tutte le associazioni lucane (Anisap, Aspat Basilicata, Cicas, Federbiologi, Federlab e Sanità Futura) che rappresentano tutte le 51 strutture private accreditate e contrattualizzate della regione, «hanno confermato – spiega una nota dell’Unità di crisi – l’assoluta compattezza del comparto nel dare luogo alla sospensione, per insostenibilità economica, delle attività in nome e per conto del Servizio sanitario nazionale a partire dal primo gennaio del nuovo anno».

«L’incontro è servito – prosegue la nota – per serrare i ranghi e procedere in modo compatto e coeso verso un’iniziativa che avrà, purtroppo, una grandissima e durissima ricaduta per la sanità lucana. La sospensione dell’offerta di prestazioni Ssn per insostenibilità economica, causerà gravi conseguenze per la salute dei cittadini lucani, oltre a gravare anche sulla stabilità delle imprese interessate comportando una crisi occupazionale per tutti i lavoratori del comparto.

Ma è inevitabile. Quello che accadrà dal nuovo anno, caso unico tra le regioni italiane, è senza precedenti ed è la conseguenza delle scellerate scelte della Regione Basilicata.

Le decisioni del governo regionale hanno realizzato un caos tale per cui la scelta delle strutture sanitarie private è in verità una scelta obbligata, senza alternative. Il problema è di insostenibilità economica: non è tecnicamente e concretamente possibile esercitare un’attività senza la normale remunerazione».

Nel comunicato si ricorda che «negli ultimi tre mesi del 2022 le strutture accreditate hanno erogato prestazioni specialistiche per il servizio pubblico che non sono state pagate. Già questo ha comportato un grande danno alla stabilità delle aziende del settore. Inoltre, per il 2023, non c’è traccia di alcun genere di programmazione e il rischio di ritrovarsi nella stessa situazione, se non peggiore, non è più un rischio, ad oggi è una certezza».

In effetti, il Dipartimento Salute della Regione ha convocato un incontro sul tema per l’11 gennaio 2023. Un incontro che per le strutture sanitarie private, però, «è, evidentemente, fuori tempo massimo, se non strumentale, rispetto alle richieste urgenti di tutte le associazioni inviate alla Regione sin dal 14 dicembre».

«La cabina di regia delle associazioni di categoria – si aggiunge nella nota – è quindi servita a prendere atto che la Regione, nelle persone dell’assessore Fanelli e del presidente Bardi, hanno probabilmente un diverso modo di valutare l’urgenza della situazione che invece avrebbe meritato un incontro immediato.

In vista di un confronto con la Regione, che prima o poi dovrà pur accadere, la cabina di regia, per rimarcare l’assoluta unitarietà delle associazioni, ha voluto nominare un unico portavoce nella persona del dottor Michele Cannizzaro, presidente di Cicas, ritenendo che ciò possa rappresentare un forte messaggio di unitarietà e coesione».

Intanto, proseguono le iniziative di comunicazione e sensibilizzazione dell’Unità di crisi. Negli ultimi giorni, in diversi comuni della Regione, dal Metapontino al Senisese fino al Vulture, sono cominciate a comparire diverse affissioni con messaggi molto chiari: “Stop alle cure”, “Non c’è vita senza salute».

I messaggi sono diffusi anche con 554 mila volantini nelle buche delle lettere delle case dei lucani e che stanno girando sempre di più su Facebook e Whatsapp, e su cui è presente anche un numero di Whatsapp (351.9749257). Oltre a spiegare a tutti i cittadini che dal 1° gennaio 2023 non potranno più curarsi nelle strutture private con il Ssn, viene chiesto loro di inviare un messaggio, da consegnare al presidente Bardi, per esprimere la propria opinione.

«Tra i primi messaggi che cominciano ad arrivare – informa l’Unità di crisi -, si fa strada la domanda: “Presidente Bardi, il gas sì e la salute no?”. Il presidente Bardi dovrà quindi fare i conti con la rabbia, l’insoddisfazione, la delusione e la sofferenza di tutti i lucani, alle prese con il dramma di non potersi curare con il servizio pubblico, a meno che non sopraggiunga una provvidenziale e immediata assunzione di responsabilità».

Fonte: Il Quotidiano del Sud

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