COMUNICATI STAMPA

Comunità Energetiche, siamo in linea con gli obiettivi climatici 2030?

Vito Coviello, Socio AIDR e Responsabile Osservatorio Tecnologie Digitali nel settore dei Trasporti e della Logistica

Il 29 giugno 2022 il consiglio europeo ha adottato il pacchetto  “pronti per il 55%”  che racchiude  l’insieme degli orientamenti   generali sulle riduzioni delle emissioni e sul loro impatto sociale.

Il pacchetto ha l’obiettivo di  revisionare, adeguandola, tutta la  normativa UE per allinearla agli  obiettivi climatici 2030 di   riduzione  del 55%  delle  emissioni  di gas ad effetto serra.

Il   quadro normativo deve necessariamente essere  molto  equilibrato per   garantire  non solo la equa  transizione  dal punto di vista sociale  ma, anche, la competitività  dell’industria europea e la sua  leadership nella lotta globale ai cambiamenti climatici.

È iniziato un conto alla rovescia che richiederà un enorme impegno   della commissione europea  e di tutti gli Stati membri, considerato  che mancano solo sette anni alla data obiettivo.

Riguardo alle energie  rinnovabili, il  pacchetto Pronti per il 55%  propone  di aumentare al  40% la quota parte  percentuale di energia rispetto al consumo   complessivo. L’aumento dell’uso di energie rinnovabili dovrà essere  raggiunto soprattutto in quei settori dove  i progressi sono stati più  lenti: trasporti, edilizia e industria.

L’aumento dei prezzi delle energie non rinnovabili e  le difficoltà di  approvvigionamento, aggravate dal conflitto in corso in Ucraina,   hanno accelerato la consapevolezza dei Paesi membri UE  dell’urgente  necessità di raggiungere il prima possibile l’autonomia energetica e,  soprattutto,  di accelerare verso la neutralità energetica. Ma come  raggiungere l’indipendenza energetica e, a tendere, entro il 2050  anche quella   dall’utilizzo di energie non rinnovabili?

Se ne discute molto e tante ipotesi sono allo studio, ma per  assicurare un futuro sostenibile al  nostro Paese  è davvero  indispensabile  abbandonare i luoghi comuni e uscire dagli schemi  precostituiti.

Se  da un certo punto di vista potrebbe essere utile o, molto  probabilmente, anche necessario  esplorare nel  transitorio la  possibilità di implementare l’estrazione e lo sfruttamento di energie  non rinnovabili interne per  gestire altri futuri eventi geopolitici  incontrollabili,  non si deve nel contempo  perdere  ulteriore tempo  nella gestione della  transizione energetica verso l’utilizzo di  energie rinnovabili.

L’indipendenza energetica non deve, però,  essere considerata come una assenza di legami  tout  court dal resto  delle comunità,  ma come una rete di connessioni  vantaggiosa per tutti.

È questa la ragione per la quale è necessario  traguardare una  indipendenza energetica interna del nostro Paese da raggiungere però  in un contesto allargato all’UE, dove ciascun Paese sia una parte di  un sistema di rete di  connessioni  e abbia la garanzia di non dover  subire in futuro impatti negativi sul tema energetico a causa di  eventi geopolitici avversi.

Riguardo all’indipendenza energetica interna e, soprattutto, per gli  obiettivi di indipendenza anche dalle energie non rinnovabili, c’è  ancora molto lavoro da fare ed è urgente un rapido cambio di passo  nella progettazione, sperimentazione e realizzazione delle soluzioni,  passando anche attraverso un migliore utilizzo delle risorse destinate  dal PNRR.

È indispensabile un vero e proprio cambio di paradigma e, quindi,  occorre una  nuova  modellizzazione  del sistema di approvvigionamento  energetico a cui affiancare un efficientamento dei consumi,  per  ridurre al massimo gli sprechi.

Le fonti di energia rinnovabili sono  disponibili da sempre: energia solare, energia eolica, energia  geotermica, energia idroelettrica, energia da biomassa ed  energia  oceanica: purtroppo  mancano ancora o non sono completamente  disponibili ed accessibili, gli strumenti con cui produrre l’energia  da tutte le  fonti rinnovabili.

Possiamo installare  gli  impianti fotovoltaici, le pale eoliche, le    turbine ma siamo anche ben consapevoli  che:

occorrono incentivi per avviare il processo di produzione su scala di  modelli idonei al pieno sfruttamento delle energie non rinnovabili   che nel loro ciclo di vita utilizzino  attrezzature riutilizzabili e  con  smaltimento a impatto zero.
Occorre gestire il processo di transizione energetica con investimenti  dedicati e tempi di esercizio in linea con gli obiettivi UE.

L’Italia  produce energia da fonti rinnovabili per circa il 18%: è una  percentuale ancora molto bassa   rispetto  ad alcuni Paesi quali  Islanda (86%), Norvegia (71,5%),  Spagna (22%) e Germania (19,4%), ma  è più alta rispetto alla Francia e al Regno Unito. In sintesi, c’è  abbiamo  tanto  da lavorare  e  le date obiettivo  (UE 2030 e  2050),   non  sono poi così lontane.

A che punto è la normativa UE e nazionale  che deve favorire la  transizione energetica,   anche attraverso  lo sviluppo di comunità  energetiche?

Le direttive UE che riguardano le comunità energetiche sono due.

La prima direttiva, RED II, Renewable energy directive 2018/2001,  è  stata approvata nel dicembre 2018,  e    chiarisce  che  la comunità  energetica rinnovabile è  un  “ … nuovo soggetto giuridico basato  sulla partecipazione aperta e volontaria di imprese, persone fisiche,  enti o amministrazioni comunali..”.   La comunità è un soggetto  autonomo che deve essere effettivamente controllato azionisti, soci o  membri situati nelle vicinanze degli impianti di produzione di energia  da fonti rinnovabili.

La mission delle  Comunità energetiche rinnovabili (REC, CER) è di  fornire”… benefici ambientali, economici o sociali ..”  al livello  delle comunità che le hanno  costituite.

La  seconda direttiva ,  la IEM ovvero “ ..la Directive on common  rules for the internal market for electricity 2019/944 …” , pubblicata  a giugno 2019, ha successivamente introdotto la definizione di CEC, la   Comunità energetica di cittadini.

In Italia i riferimenti normativi sono:

il recepimento normativo avvenuto con decreto milleproroghe 02/2020, il successivo documento di consultazione 112/20 elaborato  dall’Autorità di Regolazione e adottato nell’aprile 2020

la Delibera ARERA 318/2020 (agosto 2020)
il Decreto attuativo del MISE di settembre 2020 sull’autoconsumo  collettivo e sulle comunità energetiche.
Il Decreto Legislativo 199/2021 che recepisce La Direttiva RED II  entrato in vigore 15 dicembre 2021;
I Decreti FER 1, e FER 2  (quest’ultimo in bozza e  in fase di  revisione)  che sono finalizzati all’incentivazione  delle tecnologie  più mature (FER 1) e a disciplinare gli incentivi  necessari per  realizzare impianti a Biogas, a Biomasse, geotermici  ed Eolici Offshore

Tutta la normativa  è finalizzata  all’accelerazione  del  percorso  di  transizione energetica per  raggiungere l’obiettivo di una  crescita sostenibile  con  l’impiego di energia da fonti rinnovabili e   in linea con gli  obiettivi di decarbonizzazione che, come in parte  già anticipato, sono :

-55% di emissioni  entro il  2030  rispetto al 1990
Zero emissioni nel 2050.

La normativa Ue RED II  (2018/2001 UE) ha  disegnato  la strada  da   percorrere e gli obiettivi da raggiungere: incentivi, regole, quadro  giuridico e finanziario.

Con il decreto 199/2021 si introducono alcune novità importanti quali,  ad esempio:

l’aumento del perimetro delle CER che passa dalla cabina secondaria a  quella primaria;
L’aumento di potenza massima del singolo impianto che passa da 200 e 1000 kWp;
Gli impianti eleggibili a partire dal   12.2021 e quelli esistenti,  fino al 30% della potenza complessiva;
L’efficienza energetica, la ricarica dei veicoli elettrici e Building  Automation.

L’aumento del perimetro e della potenza consente di aumentare le  categorie dei soggetti che potranno essere ammessi alla costituzione  delle comunità energetiche:

più comuni o comunità montane potranno unirsi in un progetto di  costituzione di comunità energetica;
un intero quartiere di una grande città che rientra nell’ambito di una  cabina primaria nei limiti di potenza massima stabiliti, può avviare  una comunità;
enti religiosi, enti di ricerca, settore terziario, le PMI e,  ovviamente anche più famiglie e condomini potranno avviare iniziative  in questa direzione.

La costituzione e le regole delle  comunità energetiche

Le comunità energetiche non possono avere come scopo principale  il  profitto e riguardo alle formule di costituzione, sono maggiormente  indicate l’associazione non riconosciuta o la cooperativa. Gli  impianti di produzione  devono essere installati  in un’area in  prossimità dei consumatori, ad esempio il tetto  per i condomini.

L’energia  prodotta deve essere condivisa  tra i costituenti  la  comunità, favorendo in questo modo lo sviluppo di energia a km zero;   ma se l’energia è  prodotta in eccesso, può essere accumulata tramite   sistemi  di accumulo,  per poi utilizzarla  quando le fonti di  energie rinnovabili non sono utilizzabili (p.e. la notte).

Oltre alla possibilità di accumulo dell’energia prodotta  dall’impianto, parte della produzione può essere immessa nella rete,  riconoscendo alla comunità il valore economico.

L’impianto non deve essere necessariamente di proprietà, ma può anche  essere messo a disposizione da uno dei partecipanti o da un terzo; si  possono fare convenzioni con i comuni  o altri enti pubblici  per  avere  un sostegno alle imprese di investimento per la realizzazione  dell’impianto.

Ogni socio della  comunità dovrà avere un contatore intelligente   (smart meter) che sia in grado di rilevare in tempo reale  i dati  relativi  alla  produzione, autoconsumo, cessione e prelievo dalla  rete dell’energia.

Per la messa in esercizio dell’impianto si deve  presentare  una  istanza al Gestore dei Servizi energetici (GSE). L’istanza può essere  presentata anche da una azienda esterna, se  delegata a tale scopo. Le  regole su come ripartire fra i membri i ricavi derivanti dall’energia  prodotta sono interne a quelle di funzionamento della comunità  energetica: regole che ciascuna comunità stabilisce liberamente  attraverso un contratto di diritto privato.

Le comunità energetiche  possono essere  associate anche ad un sistema  di efficientamento energetico  degli immobili  (p.e. cappotto termico,  infissi di nuova generazione, ..  ) che consentono di ridurre gli  sprechi  nell’utilizzo dell’energia, aumentando così gli impatti   positivi  sia di natura ambientale, sia  in termini economici, perché  si abbattono ulteriormente i costi.

Il decreto legislativo   199/2021 del 15.12.2021  ha  poi introdotto   le modifiche che danno maggiore flessibilità alle comunità  energetiche, e tra queste si segnala:

La possibilità di incrementare  al 60% della copertura da fonti  rinnovabili dei consumi energetici di edifici nuovi o soggetti a  ristrutturazioni;
La facoltà  di aumentare  fino a 1 MV la dimensione dei singoli   impianti (prima era limitata a  200 kW);
L’eliminazione del  limite imposto dalla cabina secondaria, gli  impianti di produzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili ora  possono essere connessi alla rete elettrica attraverso la stessa  cabina primaria (che corrisponde  a circa 4  Comuni  di piccole-medie  dimensioni o a  2-3 quartieri di una grande città), a condizione che  gli iscritti  della comunità facciano parte di tale area.

La diffusione delle comunità energetiche in Italia e nel Mondo

l’Italia è in  ritardo nella stesura dell’impianto normativo  nazionale per le comunità energetiche rinnovabili che, invece, sono  una realtà  diffusa in molti Paesi del Nord Europa, in special modo in  Germania, Danimarca e Paesi Bassi.

Un esempio di comunità energetiche in Europa da assumere come  riferimento potrebbe essere il  l Bioenergy Village di Jühnde, in  Germania. La comunità di questo comune tedesco si è dotata sin dal  lontano 2004 di un impianto di cogenerazione a biogas da 700 kW e di  una caldaia a legname di scarto da 550 kW con i quali genera il 70%  del calore e il doppio dell’energia elettrica necessari a soddisfare  il proprio fabbisogno.

La  guida ENEA  riguardo alle comunità energetiche, stima che  per il  2050  saranno 264 milioni  di cittadini dell’Unione Europea  che si  uniranno al mercato dell’energia come PROSUMER (produttori e  consumatori di energia)  con la capacità di generare  fino al 45%  dell’elettricità rinnovabile complessiva del sistema. Le comunità  energetiche saranno quindi in grado di contribuire  attivamente  al  raggiungimento della neutralità climatica.

La transizione energetica verso le energie rinnovabili e la  costituzione di numeri sempre crescenti di comunità energetiche  necessitano di un forte piano di informazione e di formazione.

La storia della nascita delle prime comunità energetiche  in Italia  risale alla fine dell’Ottocento  con le prime  cooperative sorte in  località di montagna per garantirsi l’approvvigionamento energetico   tramite la produzione locale.  Si  potrebbe citare a tal proposito  la  SEM – Società Elettrica in Morbegno, fondata in Valtellina nel 1897:   questa  società produce ancora oggi energia elettrica attraverso otto  impianti idroelettrici con una potenza complessiva di 11 MW e un  bacino di utenti di  13.000 unità.

Se  la storia delle prime comunità energetiche ci porta al lontano  fine ‘800, non abbiamo poi fatto moltissima strada  dopo i primi  esperimenti;  è ora il momento di accelerare fortemente nell’utilizzo  di energie rinnovabili e le comunità energetiche  possono svolgere un  ruolo primario per il raggiungimento di tale obiettivo.

Sarebbe auspicabile che le comunità energetiche  diventino sempre più   numerose, un vero e proprio  ecosistema efficiente e sostenibile   all’interno di una rete intelligente che garantisca sempre di più  la  continuità dei fabbisogni.

La transizione energetica e il passaggio da  CONSUMER a  PROSUMER e al   PROSUMAGE

La normativa europea e il recepimento legislativo in ambito  nazionale  stanno creando le premesse per le comunità degli utenti per  passare dal profilo di consumatore a quello di Consumatore-Produttore  e, quest’ultimo, potrà anche accumulare energia  fino a cedere  la  parte di energia che eccede i propri fabbisogni. Fin qui la normativa  che ha riconosciuto il valore giuridico delle comunità,  mettendo a  disposizione i nuovi modelli per l’autoproduzione e l’autoconsumo   energetico collettivo.

La Crescita delle comunità  sarà il volano per l’attivazione in  esercizio di un enorme  potenziale  produzione di energia derivante da  fonti rinnovabili e l’abbattimento delle emissioni di CO2 sarà la  naturale conseguenza,   insieme alla crescente autonomia dalle fonti  energetiche non rinnovabili.

È abbastanza evidente che sarà necessario avere una rete  distribuita  intelligente per produrre e consumare energia rinnovabile. La rete  sarà  molto  diversa da quella attuale, pensata a suo tempo solo per  la cessione  dell’energie. Le smart grid, termine con cui  si  identificano queste reti intelligenti, dovranno abilitare i Prosumer  con nuovi sistemi  e soluzioni di Business Analytics che gestiranno   la complessità del modello  e  ne aumenteranno l’efficienza.

Il  profondo cambiamento nel mercato dell’energia costringerà  tutti  gli operatori del settore  ad accelerare nel processo di  digitalizzazione e a  ragionare sempre più in termini di data driven  management.

Anche nel mercato dell’energia condivisa il ruolo delle IT  sarà,  dunque,  fondamentale e strategico: I  vantaggi competitivi  saranno  sempre più legati alla capacità di mettere velocemente  in relazione i  dati  e  di analizzare le informazioni provenienti da più fonti per  proporre  soluzioni riguardo alle analisi predittive e alle   indicazioni prescrittive.

Ma siamo davvero già pronti? Possiamo davvero dare  il via alla fase  operativa della transizione energetica verso  il nuovo modello che  aprirà all’uso di energie rinnovabili  e alle comunità energetiche?

Sicuramente l’indipendenza energetica è oggi molto sentita perché   dobbiamo mettere al riparo le nostre aziende e gli utenti consumatori  dagli eventi politici  che, come la guerra in Ucraina, sono   incontrollabili. Purtroppo, però  siamo ancora in una fase embrionale  riguardo alle comunità energetiche, a causa dei ritardi  sia  legislativi  sia della normativa tecnica  di attuazione.

Il Mite in applicazione  del D.Lgs. 199/2021 aveva predisposto  nel  marzo 2022 una bozza di decreto (FER 2)  con l’obiettivo di sostenere  la produzione di energia elettrica da impianti a fonti rinnovabili,   tramite la definizione di incentivi che siano da stimolo ad aumentare  la produttività e la competitività in questo settore e contribuiscano  agli obiettivi di decarbonizzazione 2030.

Cosa prevedeva la bozza del  decreto FER2 ?

Il  Ministero della Transizione ecologica, con lo schema di Decreto  “Fer2″,  aveva  previsto la concessione di agevolazioni finalizzate  all’aumento della produzione di energia a ridotto impatto  ambientale nonché al raggiungimento degli obiettivi di  decarbonizzazione al 2030.

Erano  stati previsti  incentivi per la realizzazione di  impianti innovativi e a ridotto impatto ambientale alimentati a:

eolico off-shore.
solare termodinamico con limite di potenza di 5.000 kW;
geotermico-elettrico;
biogas e biomasse, con il limite di potenza di 300 kW;

Nella bozza è  fatto carico a chi dovrà progettare e realizzare di:

avere un titolo che abiliti alla costruzione e alla messa in esercizio  degli impianti
redigere un preventivo di connessione alle reti dell’impianto
rispettare i requisiti minimi ambientali e prestazionali riportati nel  decreto.

Riguardo all’accesso alle agevolazioni, si prevedeva   la  partecipazione a  procedure pubbliche competitive, bandite dal Gestore  dei  Servizi Energetici (GSE)  nel periodo dal 2022 al 2026.

Le Regioni  hanno espresso un parere condizionato sul decreto FER 2   nel corso della conferenza unificata del 28 settembre u.s. con la  richiesta di due modifiche ulteriori:

la prima, riguarda gli impianti a biogas con la richiesta di ridurre  la distanza dalle reti di trasporto da 3km a 1,5km;
la seconda, di rimodulare la definizione di eolico off-shore  eliminando la specifica “con fondazioni fisse”.

La bozza di decreto  è stata inevitabilmente posta sotto la lente di  ingrandimento di tutti gli stakeholders coinvolti: dalle   associazioni, ai consorzi di produttori, agli  esperti del settore e,  non ultimi, da  noi cittadini tutti, perché  le regole che saranno  definite avranno un forte impatto nei prossimi anni sul  tema della   gestione dei  servizi energetici del Paese.

L’importanza del decreto spiega anche le  numerose richieste di  revisione del testo del decreto  presentate.

Le Comunità energetiche basate sul modello Fotovoltaico

Riguardo all’utilizzo del fotovoltaico, grazie al nuovi template del  modello unico 2022   si è ulteriormente semplificato l’iter:

per la connessione degli impianti fotovoltaici che ora è esteso a  impianti fino a  200 kW;
per l’accesso al regime del Ritiro Dedicato.

I produttori interessati dovranno interfacciarsi esclusivamente con i  Gestori di Rete per i quali è stato attivato, all’interno del portale  Area Clienti GSE, il nuovo servizio “Modello Unico – MU” che consente  la trasmissione dei file xml degli impianti che richiedono l’accesso  al Ritiro Dedicato.

Dopo l’invio al GSE dei dati presenti nel Modello Unico, da parte dei  Gestori di Rete, il Gestore dei Servizi Energetici, provvederà  ad attivare il contratto di Ritiro Dedicato e a inviare al produttore  il codice relativo e il link per visualizzarlo sul Portale Ritiro  Dedicato – RID. Il contratto sarà attivo a partire dalla data di  attivazione della connessione, comunicata dal Gestore di Rete.

Resta invece  invariata la modalità di trasmissione del flusso  informativo per gli impianti per cui è richiesto l’accesso al regime  di Scambio sul Posto che prevede l’invio da parte dei Gestori di Rete  tramite la sezione “Scambio sul Posto” presente nel portale  di Gestione Misure Distributore – GMD.

Per quanto riguarda, invece, l’accesso ai servizi di Scambio sul Posto  o Ritiro Dedicato tramite la procedura standard, rimane invariata la  modalità prevista dal GSE, ovvero la presentazione della richiesta  direttamente dal Produttore sui portali GSE.

La Struttura del modello unico. Il documento è così strutturato:

dati anagrafici del proprietario e dell’immobile o del bene oggetto  dell’intervento;
dichiarazione del soggetto richiedente e di dichiarazione di  essere  in possesso della documentazione rilasciata dal progettista circa la  conformità dell’intervento;
dati funzionali alla connessione e all’accesso al mercato da parte  degli impianti di produzione.

La procedura prevede la seguente sequenza:

il richiedente compila e trasmette, in via informatica, al gestore il  modello unico e prima di avviare i lavori fornisce i dati anagrafici   richiesti da ARERA;
se il gestore da esito positivo alla richiesta la pratica sarà   immediatamente  e non è previsto l’emissione del preventivo per la  connessione.
Il richiedente invierà  copia del Modello Unico al Comune,  caricherà  i dati sul portale Gaudì e invierà copia del modello unico al GSE
Il richiedente riceverà dal gestore l’addebito degli oneri da pagare  per la connessione e dovrà inviare tramite PEC   il file dei dati  relativi all’impianto alla regione o alla provincia autonoma.

I Ritardi delle regole attuative e delle modalità di accesso ai nuovi  incentivi

Le comunità energetiche faticano a diffondersi in Italia per i  ritardi nella stesura delle regole  attuative e nella definizione dei  bandi per accedere ai nuovi incentivi.

Occorre lavorare con urgenza al fine di rimuovere questa criticità:  con l’insediamento del nuovo esecutivo e gli interventi dell’ARERA ci  si augura che si possa dare finalmente il via al completamento degli  iter di attivazione presso il Gestore del Servizio elettrico.

Sono ancora davvero poche le comunità energetiche che sono riuscite a  concludere l’iter nonostante l’emergenza climatica e la necessità di  fare  sempre maggiore ricorso alle fonti di energia rinnovabile. Non  sono solo i ritardi  autorizzativi a rallentare la partenza delle  nuove comunità: spesso mancano le informazioni, mancano gli incentivi   da parte del MITE,  ed  è  anche complessa la procedura dei preventivi  onerosi  per gli allacci alla RETE.

La regione Piemonte – caso d’uso per la promozione delle comunità energetiche

La Regione Piemonte sta  promuovendo le Comunità Energetiche  Rinnovabili ed ha emanato una normativa regionale con cui attribuisce  ad esse una dimensione di “comunità di Area”  e un ruolo di garanzia  che dovrà essere esercitato dal comune promotore:  il tutto mediante  un protocollo d’intesa  che prevede un ruolo di supervisione  nell’esecuzione dei progetti e nel rapporto con i membri della comunità.

La Regione Piemonte ha finanziato  4    progetti pilota sul territorio  dopo aver svolto analisi per la creazione delle seguenti comunità  energetiche:

Valle Maira (13 Comuni, 1 Unione Montana e 3 Società),

Pinerolese (6 Comuni e 5 aziende)

Monviso (9 Comuni, 1 Unione Montana e 1 BIM)

Valle Susa (31 Comuni, 2 Unioni Montane e 4 soggetti pubblici/privati)

La  Regione individua la centralità dei comuni  che dovranno svolgere  i ruoli di:

promotore di iniziative
prosumer
punto informativo per i cittadini

e mantiene il ruolo di governance per il monitoraggio delle  iniziative  sul territorio, per  favorire la costituzione di CER nei  piani energetici dei comuni e delle province, per  definire le linee  guida e i modelli di business  idonei  alla promozione dei progetti e  delle azioni di networking.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) –   MISSION  2 del  PNRR – le CER

Le CER sono parte della Missione 2 – M2C2:

1.1  Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile, investimento;

1.2  Promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l’autoconsumo.

Sono stati stanziati 2,2 miliardi di euro per il finanziamento di  impianti di produzione di energie rinnovabili.

Un po’ di… numeri

Sono oltre 100 le comunità costituite in Italia e oltre 3500 quelle  costituite in Europa. Il futuro dell’energia è ad emissione zero,  scelta condivisa  unitamente anche alla  particolare attenzione per  ridurre agli sprechi. È ancora tanta la strada da percorrere, ma la  fiducia  del successo deve risiedere nella consapevolezza di tutti che  la produzione di energia rinnovabile e le comunità  energetiche Sono  parti imprescindibili di un processo di salvaguarda del nostro Pianeta  e degli esseri viventi che lo occupano.

Ufficio Stampa AIDR

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