CULTURA E EVENTI

Ken Loach: il suo nuovo film presentato a Cannes è ora atteso nelle sale

Ken Loach fa ritorno sul grande schermo in una veste diversa, ma con lo stesso sguardo immenso e più reale del reale stesso.

Il grande regista britannico approda a Cannes con «Sorry we missed you», un invito-pellicola, per la gente che deve reagire alla situazione di rabbia, scatenata dalle ineguaglianze sociali ed economiche.

Ma oltre a fare da monito per tante generazioni, il film loachiano contiene un’acuta spiegazione sul perché la sinistra finora ha fallito.

Molti lo hanno definito animale politico e, in effetti, non manca occasione per dimostrare di esserlo davvero: secondo quanto riporta la critica, Ken Loach arriva al Festival – lo stesso nel quale ha vinto due Palme d’oro (Il vento che accarezza l’erba (2006) e Io, Daniel Blake (2016) – con il braccio appeso al collo, come per far credere, ironicamente, di essersi azzuffato con i fascisti. E poi, accortosi degli italiani, con la stessa espressione scanzonata, ha chiesto loro ridacchiando: «E Salvini?».

Si sa, fin dai suoi esordi nel cinema, Loach ha sempre monitorato e saputo narrare il vissuto della working class: si fa attento osservatore della progressiva riduzione delle condizioni del welfare e i diritti e le tutele nel mondo del lavoro.

Non è un caso, quindi, se il suo colpo d’occhio prende di mira le evoluzioni della globalizzazione e della tecnologia, che si concretizzano nel rendere effettiva la schiavitù umana, al prezzo della libertà.

In un’intervista aveva dichiarato: «Quando ero giovane io, se uno imparava un mestiere si presupponeva che continuasse a esercitarlo tutta la vita.

Oggi non è più così e il paradosso è che a sfruttare il lavoratore non è tanto il datore di lavoro ma il lavoratore stesso.

Non esiste più la catena di montaggio, su cui passare otto ore». Il nuovo film per Cannes ha come protagonista Ricky (Kris Hitchen), autista di un camion, il quale non fa che guidare per almeno 14 ore al giorno.

Trasporta merci  consegnando i pacchi delle multinazionali ordinate via internet ed è controllato per via telematica: il pc gli rileva la strada, misurando anche il tempo impiegato nelle consegne.

Ricky è il proprietario del camion che ha comprato indebitandosi, ma il suo lavoro è regolato da un contratto di franchising e a tal proposito Ken Loach aggiunge: «È il paradosso di essere un lavoratore autonomo e precario insieme, costretto a subire una serie di condizioni tra cui, appunto, la mancata tutela nel caso di assenza per malattia e la mancanza di ferie pagate. Se ti succede un incidente sei tu stesso a dover provvedere.

Il boss spiega la situazione con grande chiarezza a Ricky: lo sfruttamento è una logica imposta da un corretto funzionamento del capitalismo.

Se il boss non impone agli autisti di diventare lavoratori autonomi e quindi di perdere tutte le tutele del lavoratore dipendente, altre società prenderanno il suo posto e lui resterà senza la possibilità di continuare la sua attività.

Questa è la logica del capitalismo che funziona. Bisogna ridurre e contenere i costi. Se il lavoratore è il primo a osservare le regole sarà il primo a goderne i frutti e a non rischiare il fallimento».

Loach ci mostra tutto con precisione, anche le ripercussioni sugli altri membri della famiglia, nel fragile rapporto tra impiego e vita privata.

 

di Michela Castelluccio

Pulsante per tornare all'inizio