CULTURA E EVENTI

Vi edizione Focus Adriano Olivetti

La VI edizione del Focus: Adriano Olivetti si svolge quest’anno a Matera: due giorni dedicati al futuro di imprese ed economia, durante i quali si confronteranno studiosi e imprenditori provenienti da tutta Italia.

Il tema di fondo è l’incrocio tra il modello di impresa della Olivetti di Adriano (il «come fare») e l’agenda 2030 dell’ONU con i suoi 17 obiettivi strategici per salvare il Pianeta (il «cosa fare»), da cogliere in modo coordinato, vale a dire… si badi bene (è aspetto cruciale): s i m u l t a n e o… pena un’elegante, encomiabile inefficacia:

  • 1. Sconfiggere la povertà;
  • 2. Sconfiggere la fame;
  • 3. Garantire salute e benessere;
  • 4. Offrire istruzione di qualità;
  • 5. Promuovere parità di genere;
  • 6. Garantire acqua pulita e servizi igienico-sanitari;
  • 7. Ottenere energia pulita e accessibile;
  • 8. Offrire lavoro dignitoso e crescita economica;
  • 9. Promuovere imprese, innovazione e infrastrutture sostenibili;
  • 10. Ridurre le disuguaglianze;
  • 11. Costruire città e comunità sostenibili;
  • 12. Educare a consumo e produzione responsabili;
  • 13. Lottare contro il cambiamento climatico;
  • 14. Proteggere la vita sott’acqua;
  • 15. Proteggere la vita sulla terra;
  • 16. Instaurare pace, giustizia e istituzioni solide;
  • 17. Unirsi in partnership per obiettivi concreti.

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Nell’articolata offerta di attenzioni alla vicenda di Adriano Olivetti, montante nel nostro Paese da qualche tempo, il Focus: Adriano Olivetti si propone come l’appuntamento di elaborazione del suo pensiero.

Non perché l’argomento possa essere esaurito da questo o quell’evento particolare, ma per lo specifico taglio proposto: si convocano imprese speciali per porre al centro la questione olivettiana di fondo, eminentemente politica, condotta tramite un’azione imprenditoriale consapevole.

L’auspicio è che le imprese tornino (o talvolta comincino) finalmente a generare cultura nell’età della complessità, assumendosi in toto le responsabilità, inscritte nel loro stesso esistere, verso i sistemi        ecologico-sociali che esse abitano.

Non c’è altra scelta possibile di fronte all’emergenza ecologica se non quella tra “assunzione di responsabiltà” e “predazione/distruzione”.

A tale presa di coscienza punta il lavoro di attualizzazione e proiezione nel futuro dei nutrienti della vicenda olivettiana, che il Focus: Adriano Olivetti persegue, tenendo conto che essi attengono ad azioni tecniche concrete, a forme organizzative specifiche, a scelte politiche contemporanee.

L’impegno del Focus si spiega in primo luogo con il bisogno di una formazione descolarizzata, basata su esperienze dirette, per imprenditori del XXI secolo, nel rispetto di ciascuno dei valori di libertà, egualianza, fraternità, solidarietà, tolleranza, che informano la Costituzione italiana, attuati in equilibrio dinamico tra loro e sostenibile per la Biosfera.

Nell’ottica di diventare imprenditori lungimiranti, cruciale è una visione eco-sistemica dei nessi effettivamente agenti tra organizzazione del lavoro, produzione, organizzazione della città e del territorio, politica, corpi intermedi, partecipazione democratica, ambiente, cultura, diritto, nella loro giusta miscela d’uso conviviale, per intendere fino a che punto la sostenibilità della civiltà umana non possa che essere fondata sul buon lavoro (e non sul privilegio e sullo sfruttamento), ma specialmente fino a che punto tutto questo passi in primo luogo dalla capacità di coordinare sincronicamente interessi, discipline, contenuti, azioni e strategie.

Si tratta di passare dalle petizioni di principio (dal mero corporate image o dalla propoganda politica) al progetto fattibile con riscontri certi.

Oggi «reazionario» non è più chi si oppone al progresso, ma chi lo cavalca con accelerazioni distruttive, simulando progressismo con azioni caotiche scoordinate, senza sviluppo complessivo, dal cui caos traggono vantaggio solo interessi particolari, che si nascondono facilmente al senso comune negli interstizi transdisciplinari dell’età della complessità.

Occorre certo chiedersi se tutto quanto a cui assistiamo sia sostenibile, per poi affinare ulteriormente il pensiero e arrivare, oltre la mera nozione di sostenibilità, a individuare addirittura criteri di generatività dello strumento economico, nell’ambito di quel processo evolutivo di progressiva acquisizione organizzativa, tecnica e culturale in cui consiste la «democrazia» come progetto in fieri, come organizzazione intelligente, vale a dire capace di socializzare conoscenze, integrare interessi e svelare il futuro.

L’auspicio è che il pensiero possa crescere in scambi interdisciplinari e transdisciplinari di ampia accessibilità, come respiro della cultura sottratta alla sua mercificazione, alla sua cieca parcellizzazione, alla sua facile manipolazione.

Non è la tecnologia di per sé stessa che può favorire questo cambiamento (né può essere il capro espiatorio), ma sarà cruciale l’uso che di essa faremo per rallentare e dare spazio al pensare nei luoghi del fare, mettendo in discussione le attuali forme delle organizzazioni umane complesse.

Le nuove tecnologie consentono di produrre, in frazioni millesimali della pregressa unità-tempo di processo, quantità che solo poco tempo fa richiedevano molta fatica, tante risorse, amari conflitti. Ma l’uso che si sta facendo di tali opportunità è spesso primitivo.

Invece di fare di più con meno per liberare il tempo necessario alla creatività che la gestione della complessità esige, si satura la nuova disponibilità di tempo insaccandola di ulteriori obiettivi meramente quantitativi, in una bulimia produttiva di nuovo insensata.

L’uso che si farà della risorsa «tempo», se finalmente concepita di nuovo più correttamente come «dimensione ontologica dello spirito umano», è la grande opportunità misconosciuta delle nuove tecnologie digitali. Invece, un’accelerazione scoordinata muta le vecchie catene in nuove catene: una schiavitù cognitiva intangibile, ma molto vincolante, rende troppo spesso le organizzazioni umane meno intelligenti di quanto potrebbero essere.

È in tal senso che Adriano Olivetti, permettendoci di osservare un pensiero all’opera, ci parla in modo esemplare di come si possano governare processi complessi, piuttosto che esserne trascinati; e semmai a beneficio della comunità invece che a suo danno.

E allora il Focus: Adriano Olivetti come skolè, come tempo libero di riflessione, conviviale anche in senso platonico, è inteso a socializzare conoscenze ed esperienze per trasformarsi in imprenditori responsabili in termini contemporanei, per lavorare a diventare quindi finalmente, al contempo e per davvero, cittadini democratici, convivialmente produttivi.

In tale quadro si è giunti a incrociare l’Agenda 2030 dell’ONU e i suoi 17 obiettivi strategici per salvare il Pianeta; da cogliere in modo coordinato, vale a dire… si badi bene (è aspetto cruciale): s i m u l t a n e o… pena un’elegante, encomiabile inefficacia. Essi sono (ma potrebbero essercene altri, la riflessione resta aperta…): 1. Sconfiggere la povertà; 2. Sconfiggere la fame; 3. Garantire salute e benessere; 4. Offrire istruzione di qualità; 5. Promuovere parità di genere; 6. Garantire acqua pulita e servizi igienico- sanitari; 7. Ottenere energia pulita e accessibile; 8. Offrire lavoro dignitoso e crescita economica; 9. Promuovere imprese, innovazione e infrastrutture sostenibili; 10. Ridurre le disuguaglianze; 11. Costruire città e comunità sostenibili; 12. Educare a consumo e produzione responsabili; 13. Lottare contro il cambiamento climatico; 14. Proteggere la vita sott’acqua; 15. Proteggere la vita sulla terra; 16. Instaurare pace, giustizia e istituzioni solide; 17. Unirsi in partnership per obiettivi concreti.

Che cosa significa lavorare in concreto in questa direzione? in modo ingegneristicamente coordinato tra tutti i portatori di interesse di una comunità?? il che significa «non» in modo parziale e di parte?? Se occorre implementare «organizzazioni complesse pensanti», capaci di trasformazione e adattamento continui, ebbene… grazie all’esperienza olivettiana, una volta indossate le giuste lenti, ci riscopriamo dotati di mappe di navigazione insperate, che faciliteranno il viaggio.

 

Michele Fasano

 

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