Basilicata, la Sanità tra accuse, difese e realtà: il duello che parla alla vita delle persone
Sanità lucana al centro di un duro scontro politico: mentre Pittella accusa di scelte sbagliate e mancanza di programmazione, Latronico e Napoli difendono i risultati e chiedono responsabilità. Ma intanto i cittadini aspettano servizi migliori.

Senise, 30 aprile 2025 – Dietro le parole, le accuse, i comunicati, ci sono i pazienti in attesa, gli infermieri stremati, i medici che si dividono tra turni infiniti e la speranza che qualcosa, prima o poi, cambi davvero.
In Basilicata, la sanità torna al centro del dibattito politico con uno scontro aspro, personale, quasi viscerale, che coinvolge nomi noti, cariche istituzionali, che oggi fanno parte della stessa maggioranza che governa la regione, ma soprattutto i destini silenziosi di migliaia di cittadini.
A scatenare il confronto è stato Marcello Pittella, presidente del Consiglio regionale ed ex governatore, che ha scelto di rompere il silenzio con parole dure, che hanno il peso di chi conosce da dentro – e forse anche da vicino – le fragilità di un sistema che non riesce più a reggersi da solo.
La nomina del dottor Cavallo a primario di Radiologia a Policoro è stata l’occasione per accendere i riflettori su ciò che, secondo Pittella, non va: “È una buona scelta – ha detto – ma mentre si potenzia una struttura, se ne abbandonano altre. Villa d’Agri, Melfi, Lagonegro: ospedali che servono intere comunità e che oggi rischiano di diventare vuoti contenitori”.
Il tono non è solo politico. C’è una rabbia antica, forse personale. E c’è un’urgenza che non si può più rimandare: “Manca una visione, manca una regia.
Il San Carlo chiude con un disavanzo da 41 milioni. L’immigrazione sanitaria è il segno che la gente, semplicemente, non si fida più di curarsi qui”.
La risposta non tarda. Michele Napoli, capogruppo di Fratelli d’Italia, replica con fermezza, ma anche con una punta di risentimento: “Oggi si chiede conto a chi sta cercando di ricostruire sulle macerie di anni di squilibri. Ma da dove nascono quegli squilibri?
Non da questo governo”. Il riferimento, nemmeno troppo velato, è proprio a Pittella, che da presidente della Regione ha guidato la sanità lucana per anni. E aggiunge: “Abbiamo raggiunto il pareggio di bilancio al San Carlo, un risultato che parla più delle polemiche. Nessun ospedale sarà lasciato indietro. Serve tempo, ma stiamo facendo ciò che altri non hanno fatto”.
Poi arriva lui, l’assessore Cosimo Latronico. Non con una polemica, ma con un elenco di numeri, decisioni, passi compiuti. Lo fa con tono pacato, ma deciso: “Stiamo firmando contratti a tempo indeterminato, assumendo infermieri, potenziando i presidi nelle aree interne. Abbiamo 1.400 nuove unità in arrivo nel sistema sanitario regionale. I fatti parlano chiaro”. È una difesa, sì. Ma anche una dichiarazione d’intenti: “Non è tempo di parole, ma di responsabilità. Nessuno sarà dimenticato”.
Tra le righe, emerge una frattura profonda. Non solo tra visioni politiche opposte, ma tra due modi di interpretare il ruolo pubblico: chi accusa e chi difende, chi denuncia squilibri e chi rivendica risultati. E in mezzo, la sanità come specchio fedele di una Regione che combatte ogni giorno con la marginalità, con la distanza dai grandi centri, con la necessità di garantire cure e dignità anche a chi vive a decine di chilometri dal primo pronto soccorso.
Eppure, ciò che resta è molto più della dialettica tra leader. È la voce delle comunità. Quella della signora Maria, che aspetta da mesi una visita a Lagonegro. Quella dell’ infermiere a Villa d’Agri, che ancora spera in un futuro stabile. Quella di giovani medici che scelgono di andare via, perché qui – dicono – manca la prospettiva.
Forse, più che di duelli, la Basilicata ha bisogno di alleanze. Tra istituzioni, tra territori, tra chi amministra oggi e chi lo ha fatto ieri. Perché la sanità non è una bandiera da sventolare né una colpa da rinfacciare. È il termometro più reale del nostro senso di giustizia, di equità, di umanità.
E, in fondo, ognuno dei protagonisti di questa storia – da Pittella a Latronico – dovrebbe ricordarlo: dietro ogni decisione, ogni taglio, ogni nomina, c’è una persona che aspetta. E che non vuole promesse. Vuole solo che le venga riconosciuto il diritto più elementare: quello di potersi curare.
di Rocco Polito