Confcommercio: la sfida è trasferire alle giovani generazioni esperienze imprese storiche

La meritevole iniziativa della Camera di Commercio Basilicata di valorizzare le imprese storiche promuovendo le iscrizioni al Registro nazionale delle imprese storiche (risultano dieci le aziende lucane iscritte) deve “viaggiare” di pari passo con l’impegno a favorire il ricambio generazionale nelle pmi.
Da una parte valorizzare quelle imprese con attività secolare e che esprimono un patrimonio di esperienze e valori imprenditoriali consolidate in decenni di attività, dall’altra trasferire queste esperienze alle generazioni successive.
E’ la sfida che riguarda tutti i comparti produttivi della nostra regione tra i quali commercio, servizi, turismo, ristorazione.
Così Confcommercio Potenza. Il dato è particolarmente significativo: appena il 30% delle aziende a conduzione familiare italiane, tipicamente Pmi, sopravvive al primo passaggio generazionale (ancora di meno nel secondo e terzo passaggio), con conseguenze dirette anche sul Pil e impatti sociali nei territori di appartenenza delle imprese.
Una percentuale che fa riflettere, alla luce del fatto che il “ Business Family” rappresenta nel nostro Paese il 90% del tessuto produttivo e occupa circa tre quarti della forza lavorativa complessiva.
“Semplicemente immaginare che aziende chiudano per mancanza di eredi pronti a rilevare l’attività di famiglia – sottolinea Angelo Lovallo, presidente Confcommercio Potenza – equivale a un’ipotesi di “suicidio collettivo” di una generazione etichettata come vittima di un meccanismo infernale che l’ha esclusa dai processi produttivi.
Una situazione che soprattutto nelle aree più interne e nei piccoli comuni è già diventata una realtà, con tutto quello che ne consegue in termini migratori e di spopolamento.
Ma è soprattutto necessario indagare sulle cause senza fermarsi genericamente alla fuga dei giovani per soddisfare le proprie aspirazioni lontano da casa”.
Siamo di fronte ad un cambiamento sociale di portata inimmaginabile: i giovani “figli di papà” – utilizzando un’accezione negativa ma che sembra fuoriuscire dalla bocca dei loro genitori scoraggiati – sarebbero mal disposti a “sgobbare” nel capannone/laboratorio/fabbrica di famiglia come i loro genitori. Inoltre, preferiscono sempre più vivere all’estero.
A ciò si aggiunge il declino demografico, spiega un rapporto appena presentato dall’Istat. “Nel complesso delle attività economiche le dinamiche generali della popolazione e il posticipo dell’età pensionabile hanno determinato, tra il 2011 e il 2022, un progressivo invecchiamento degli addetti.
Le nostre analisi mostrano anche che circa il 30% delle imprese risulta molto esposto all’invecchiamento della forza lavoro.
L’invecchiamento e il rischio del mancato ricambio generazionale sono concentrati nelle piccole imprese, in larga parte di autoimpiego del titolare, scendendo all’1% tra le imprese medie e grandi”, come sottolinea il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli.
Un aspetto di rilievo riguarda il ruolo dei giovani qualificati e la capacità delle imprese di innovare e competere, a prescindere dal settore di attività economica.
L’analisi ha evidenziato che le imprese meno interessate dal fenomeno dell’invecchiamento presentano una maggior predisposizione all’innovazione e una penetrazione della digitalizzazione più elevata.
E anche l’occupazione e la creazione di nuovi posti di lavoro ha una curvatura anagrafica. L’80% della crescita (285mila unità in più) è dovuta all’aumento degli occupati con 50 anni e oltre.
Il dato è legato alla stretta sull’accesso alla pensione che ha trattenuto più a lungo al lavoro ma soprattutto alle tendenze demografiche con i baby boomers e i nati nei primi anni 70, molto più numerose di quelle successive, che hanno superato questa soglia di età.
“Il ricambio generazionale è un impegno molto sentito dalla Fnaarc. Oggi l’età media dell’agente di commercio – sottolinea Lovallo – è di 52 anni. In Italia operano circa 209.000 agenti di commercio, il 74% plurimandatari e il 26% monomandatari. Le donne rappresentano il 15% degli agenti di commercio in attività.
“Il nostro impegno per il futuro è chiaro supportare il cambio generazionale sostenendo i giovani agenti affinché possano crescere con impegno e soddisfazione in questa professione.
E dobbiamo sensibilizzare le aziende mandanti sull’importanza di un corretto inquadramento contrattuale della categoria”.