MUSICA

Fred de Palma, ‘ai giovani dico non arrendetevi’

Per la prima volta in gara a Sanremo con Il cielo non ci vuole

Il re del reggaeton italiano, Fred De Palma (28 dischi di Platino e 6 dischi d’Oro), approda per la prima volta in gara al festival di Sanremo.

Capace di spaziare dal rap ai ritmi latini, l’artista torinese cambia ancora una volta pelle e all’Ariston arriva con un brano dance dal titolo Il cielo non ci vuole.

“Il festival è per me un’esperienza nuova e voglio portare qualcosa di diverso da quello che la gente è abituata ad ascoltare da me”, racconta Fred De Palma a pochi giorni dall’inizio della manifestazione.

Il pezzo, spiega, non è nato per Sanremo, ma durante una sessione di lavoro prima dell’estate scorsa. “L’abbiamo mandato ad Amadeus, gli è piaciuto, ma poi non ho saputo più niente fino all’annuncio di dicembre. Ho vissuto sei mesi di ansia”.

Già l’anno scorso aveva tentato la carta festival, ma senza riuscirci: “Mandai un pezzo all’ultimo momento, ma non ci fu tempo per costruirci una storia e quindi non se ne fece niente.

Arrivarci, all’Ariston, è una lotteria, o quasi: centinaia di canzoni, ma solo una manciata viene scelta”. Il brano esplora il tema di un amore travagliato che cerca di resistere a tutto, nonostante tutto nel tentativo ultimo di stare insieme. “In realtà questa canzone non era dedicata inizialmente a una persona, ma alla mia coscienza. Ha una doppia chiave di lettura.

Parlo a me stesso, di me stesso. Degli errori fatti e della necessità di stare bene anche quando le cose vanno male. È una presa di consapevolezza”.

Dal mondo latino, che è sempre stato il suo riferimento, è arrivata la decisione di sperimentare territori più elettronici.

“È un’onda che arriva da lì, io sono attento ai trend d’oltreoceano e mi è venuto istintivo calarmi in quelle atmosfere, che comunque hanno sempre fatto parte della mia vita. Io arrivo da Torino, città per eccellenza dell’elettronica. Quando ho iniziato, nei club andava fortissimo”.

Torino, la sua palestra, ma anche vista come la periferia del mondo musicale. “Torino per me era il Vietnam.

È stata una guerra farmi accettare, facevo rap ma non ero riconosciuto come rapper.

E poi da lì, pensare agli artisti milanesi era come pensare agli artisti di New York…”. Va nella stessa direzione anche la scelta per la serata delle cover di chiamare gli Eiffel 65: “ho cominciato a capire la magia della musica con le loro canzoni, parlavano una lingua in cui mi rispecchiavo, prima del rap”.

E da chi il rapper lo ha frequentato, difende la libertà degli artisti urban, spesso accusati di lanciare messaggi fuorvianti, di cantare i loro testi.

“Chiedere loro di non farlo, equivarrebbe alla censura. Ogni artista parte dalle sue esperienze che racconta in musica e ha diritto di esprimersi.

I ragazzi di oggi – è il suo pensiero – seguono il mito di quello che sentono e vedono, ma non per questo devono emularlo. Non credo che se commettono crimini è perché hanno ascoltato rap”.

Il suo obiettivo a Sanremo, “oltre ad alzare i voti delle pagelle dei giornalisti” finora non troppo clementi, sarà quello di portare il suo messaggio: “reagire di fronte alle sconfitte, ed è destinato soprattutto ai giovani. In giro vedo e sento tanta rassegnazione.

Ma quando trovi la tua strada poi è tutta dritta”. Lui l’ha trovata grazie anche a successi come Una volta ancora o D’estate non vale. “Sono entrate nel cuore della gente, superando anche quello che sono io, nel senso che molti conoscono i miei brani, ma non la mia faccia.

E comunque i successi non sono il 100% di un musicista”. Dopo il Festival, Fred De Palma sarà in tour nei club con cinque date a partire da Senigallia il 16 marzo, poi Modugno (BA) il 17, Roma il 19, Padova il 22 e si concluderà a Milano il 24. Sarà poi in Spagna il 26 a Barcellona e il 27 a Madrid.

ANSA

 

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