POLITICA

Bolognetti, nuovo sciopero della fame in difesa del diritto alla conoscenza

Nota di Maurizio Bolognetti

Potrei scegliere di non reagire e non agire; potrei rassegnarmi di fronte a silenzi complici e al continuo svilimento del ruolo della stampa, che troppo spesso, anziché svolgere la funzione di cane da guardia del potere, veste i panni del gattino che fa le fusa.

Potrei accettare lo status quo e potrei ingoiare, a mo’ di olio di ricino, gli omertosi silenzi che hanno accompagnato una vicenda che dovrebbe raccontare alle orecchie di chi non ha voluto ascoltare qual è il reale stato della democrazia non solo nel nostro paese, ma in tutto l’occidente.

Siamo, lo ripeto una volta ancora e lo ripeterò fino alla nausea, in un regime di preoccupante e avvilente “democrazia reale”.

Viviamo in una realtà che sempre meno tollera idee eterodosse e che cancella con un tratto di penna chiunque osi andare contro narrazioni ufficiali e di regime. Sia chiaro, “eterodosse” rispetto a non si sa quale “ortodossia”.

Non so se esagero, ma a volte ho la sensazione di essere un confinato e di vivere in una sorta di gulag ed è in quei momenti che mi viene in mente una lettera di Ernesto Rossi, datata 1° settembre 1933: “Anche se la giustizia non è nel mondo, è nei nostri cuori.

Si deve fare quel che si reputa giusto, non perché la giustizia avrà successo, ma perché l’ingiustizia è per noi ripugnante: consentire a quel che si reputa ingiusto è degradarci ai nostri propri occhi”.

Tocca una volta di più inchiodarsi a una questione che è di vitale importanza: il rispetto di quel diritto umano alla conoscenza che è sinonimo di democrazia. Lo farò partendo da una vicenda personale, politica a tutto tondo, che è paradigmatica e fa da cartina al tornasole: la cancellazione del mio storico canale Youtube, dopo uno stillicidio di atti censori durato tre anni.

Una rimozione di stampo stalinista, che è stata accolta da un assordante silenzio. Muto l’Ordine dei giornalisti (ad iniziare da quello lucano) e muta la Fnsi (vero Oliveto?).

Un silenzio che segue quello che ha accompagnato la decisione di Radio Radicale di rescindere il mio contratto di collaborazione nel settembre 2022, dopo un anno di sostanziale mobbing (sono stato pagato per non fare nulla).

A partire dalle ore 23.59 di giovedì 9 novembre, inizierò un’azione nonviolenta (sciopero della fame) per chiedere che venga onorato quel diritto a poter conoscere per deliberare che dà forza, sostanza e contenuto alla parola democrazia.

A più riprese in questi anni ho posto una questione: è accettabile che grandi multinazionali, che agiscono in regime di monopolio/oligopolio, possano vestire i panni di giudice, boia, giuria e PM?

A mio avviso no. Chiedo alla stampa libera, se ce n’è ancora una, di darmi la possibilità di illustrare le ragioni della mia iniziativa. Chiedo che si discuta finalmente di questioni attinenti l’art. 21 della Costituzione che meriterebbero la massima attenzione anche da parte della politica.

Come sempre sarà fame di democrazia, libertà, conoscenza e diritto alla conoscenza; fame di diritti umani, e il diritto alla conoscenza lo è. Fame per dialogare, forse donchisciottescamente, contro chi non vede, non sente, non parla e non vuol vedere, sentire e parlare.

Fame per dialogare contro chi ogni giorno ci sottrae democrazia e verità, diritti e Stato di diritto. La fame di chi è convinto che non viviamo solo per soddisfare i nostri bisogni primari.

Ci sono tanti modi di ammazzare una persona e uno di questi è decretarne la morte civile. Nel 1989, il mio compagno Marco Pannella, in una lettera indirizzata a Nilde Jotti, scriveva: “Dovunque si volga lo sguardo il prevalere di impulsi, riflessi, violenze istituzionali e sociali di carattere inequivocabilmente fascistico mi appare tragicamente chiaro.

Se manca, o sembra mancare, la violenza squadristica, con le sue vittime e i suoi assassini, è perché l’assassinio dell’immagine, della verità, della tolleranza, delle idee, delle stesse leggi e del loro fondamento morale, la Costituzione, lo si compie oggi ogni ora, in modo più completo, profondo, radicale di allora, attraverso l’opera dei mass-media”.

Ecco, dovremmo chiederci cos’è il fascismo, qual è lo stato di salute delle nostre democrazie e se per caso non rischiamo di veder materializzarsi nuove forme di strisciante totalitarismo.

Una volta di più chiudo citando Luigi Sturzo: “non c’è libertà dove c’è menzogna, perché la libertà è figlia della verità”.

 

 

Pulsante per tornare all'inizio