CULTURA E EVENTI

Con ‘Ulisse in Sicilia’ il mito approda a Gela

Inaugurata da Musumeci nel Parco Archeologico con nave arcaica

Tra miti e leggende, tra speranze e delusioni, Gela chiude la travagliata esperienza legata al petrolio e alla chimica e affida il suo futuro al turismo mettendo in campo le ricchezze archeologiche, storiche e paesaggistiche, mai utilizzate appieno, per farne una risorsa economica ad alto valore aggiunto.

Un notevole sostegno a questo sforzo promozionale ed organizzativo giunge dalla Regione Sicilia che, alla presenza del suo governatore, Nello Musumeci, e dell’assessore ai beni culturali, Alberto Samonà nonché del sindaco di Gela, Lucio Greco, ha presentato il 18 luglio in una conferenza stampa la mostra “Ulisse in Sicilia, i luoghi del Mito”.

Si tratta di un percorso espositivo, allestito dalla soprintendenza dei beni culturali di Caltanissetta, all’interno del parco archeologico di “Bosco Littorio”, che racconta il passaggio dell’eroe greco in Sicilia in otto sezioni tematiche, con 85 reperti provenienti da musei regionali, nazionali ed esteri.

Opera centrale della mostra è la “Nave arcaica di Gela”, databile tra il VI e il V secolo avanti Cristo, rinvenuta nei fondali antistanti la costa di contrada “Bulala”, a est del petrolchimico dell’Eni, che per la prima volta viene ricomposta ed esposta al pubblico in Sicilia, in attesa della prossima inaugurazione del “Museo del Mare”.

La nave greca fu scoperta da un sub dilettante nel 1988 e recuperata 20 anni dopo, grazie anche all’impegno determinante del compianto sovrintendente al mare, Sebastiano Tusa, morto nel 2019 in un disastro aereo in Etiopia. La mostra sarà inaugurata il 22 luglio e rimarrà aperta fino al 10 di ottobre.

La nave arcaica di Gela, risalente al VI-V secolo avanti Cristo, fu scoperta nel 1988, da un sub gelese, Francesco Cassarino, durante una sua battuta di pesca a 5 metri di profondità in una zona di mare, in contrada “Bulala”, dove poi furono scoperti altri relitti e una notevole quantità di ricchi reperti archeologici.

Numerose e assai interessanti le parti di nave arrivate a noi dopo un lungo e laborioso processo di recupero fisico e chimico, iniziato nel 2003 e concluso nel 2008, Le parti lignee raggiungono una lunghezza massima di 17 metri.

Tra i vari pezzi che componevano la nave spiccano la ruota di poppa, il paramezzale e i madieri in bronzo. Le operazioni di sollevamento e di trasporto si sono rivelate molto complesse per la fragilità del legno (rimasto in acqua salmastra per oltre 2500 anni) e poi per il delicato trattamento di desalinizzazione eseguito in Inghilterra al Mary Rose archaeological service di Portsmounth.

Protagonista del recupero della nave è stato il compianto sovrintendente al mare della Regione Sicilia, Sebastiano Tusa, morto in un disastro aereo avvenuto nel 2019 in Etiopia.

Tusa si batté anche per realizzare a Gela il “Museo del Mare” dove esporre sia il relitto dell’imbarcazione greca che i tanti reperti ripescati dai ricchi fondali gelesi, tra cui l’elmo corinzio e i lingotti di “Oricalco” esposti a Forlì, nel 2020, insieme con la “Nave di Gela” (musealizzata per la prima volta assoluta lontano dalla propria terra, su autorizzazione del presidente, Musumeci).

ANSA

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