CRONACAPOLITICA

BENI CULTURALI E PAESAGGIO, ISTITUITA COMMISSIONE REGIONALE

Rosa: “Finalità della Commissione è intervenire dove c’è l’urgenza per tutelare le zone di chiaro interesse archeologico. Messa in campo prima avrebbe gestito meglio molte situazioni sotto gli occhi di tutti”

Nelle more della redazione del Piano paesaggistico, la giunta regionale ha istituito la Commissione regionale in applicazione dell’articolo 137 del Codice dei beni culturali e del paesaggio.

In base alle disposizioni nazionali, la Commissione, se c’è un’urgenza, ha il potere riconoscere formalmente l’esistenza dell’interesse archeologico di una zona sulla quale già sussiste un vincolo diretto o indiretto.

Può intervenire, inoltre, per sospendere i lavori in un’area che presenta le caratteristiche di zona di interesse archeologico, pur mancando uno specifico vincolo.

Fanno parte della Commissione quattro esperti nominati dalla Regione, che li sceglie in terne designate dall’Università della Basilicata, dalle fondazioni che hanno nel proprio statuto la promozione e la tutela del paesaggio e dalle associazioni portatrici di interessi diffusi nel campo ambientale.

Entrano di diritto, invece, il segretario regionale del Mibact, il soprintendente ai beni archeologici e culturali e due responsabili degli uffici regionali competenti in materia di paesaggio.

La Commissione, infine, è integrata da un rappresentante dei Carabinieri forestali ed è presieduta dal dirigente generale del Dipartimento Ambiente.

“Finalità– commenta l’assessore Rosa – è intervenire dove c’è l’urgenza per tutelare le zone di chiaro interesse archeologico. Sottolineo che la Commissione può agire anche su iniziativa dei Comuni o di altri enti pubblici territoriali interessati.

Si tratta di una procedura che sembra avere il carattere della eccezionalità ma che in realtà – evidenzia l’assessore – rientra nel percorso previsto dalla legge per l’attuazione del Piano paesaggistico.

Se fosse stata messa in campo prima, molte situazioni sotto gli occhi di tutti, come l’’eolico selvaggio’, avrebbero potuto essere gestite con maggiore attenzione e rispetto verso le nostre comunità”.

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