CRONACA

Caporalato: 12 arresti nel Materano Lavoratori sfruttati “fino a 18 ore al giorno”

Dodici persone (cinque delle quali di nazionalità romena) sono state arrestate stamani dai Carabinieri nell’ambito di un’operazione contro il caporalato nei campi agricoli della zona jonica della Basilicata, dove i lavoratori venivano sfruttati “fino a 18 ore al giorno”, con un’unica pausa di mezz’ora.

I particolari dell’operazione sono stati resi noti dagli investigatori in una conferenza stampa che si è svolta negli uffici della Procura della Repubblica di Matera.

Flai, Cgil: basiti ma non sorpresi “Ci lascia basiti, ma non sorpresi, la notizia degli arresti e delle misure cautelari per molte persone impegnate nella organizzazione e gestione di un sistema criminale che sfrutta e riduce in schiavitù persone che vedono l’Italia come un sogno di libertà ed affrancamento da condizioni di vita inaccettabili”.

Così in una nota la Flai Cgil Basilicata. “Poco più di un anno fa abbiamo firmato, insieme a CISL e UIL, un accordo che, se collegato alla recente approvazione delle legge nazionale contro il caporalato, permette di ripristinare la legalità in un settore produttivo di fondamentale importanza per la Basilicata.

L’accordo, che ha previsto misure importanti in termini di accoglienza, assistenza sanitaria, trasporti, politiche di integrazione attive, reclutamento delle forze lavoro, controlli e risorse finanziarie attraverso le quali, deve necessariamente essere affiancato da un cambio culturale netto, per poter mettere la parola fine a situazioni odiose e inumane”.

Il segretario generale della Fai Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo, plaude all’operazione contro il caporalato condotta dai Carabinieri sulla costa jonica che ha portato all’arresto di dodici persone, cinque delle quali di nazionalità romena.

Per il sindacalista “le sempre più frequenti operazioni per il contrasto allo sfruttamento di manodopera in agricoltura, se da un lato avvertono che il fenomeno esiste e continua ad essere molto radicato nel nostro territorio, dall’altro confermano che l’inasprimento delle pene determinato dalla legge 199 sta sortendo i suoi effetti almeno sul piano penale”.

Cavallo lamenta però la mancata attuazione dei dispositivi di prevenzione contenuti nella legge, a partire dalla cabina di regia, e spiega: “La 199 non è un’inutile burocrazia, come l’ha definita il ministro Centinaio, ma una legge di civiltà che va attuata in ogni sua parte.

Solo chiamando a raccolta le forze sane economiche, sociali e istituzionali della nostra regione e istituendo, come più volte sollecitato dalla Fai, la cabina di regia quale luogo di coordinamento delle politiche di contrasto e prevenzione – conclude Cavallo – la piaga del caporalato potrà essere definitivamente consegnata alle pagine più buie della storia”.

In merito all’operazione contro un’associazione a delinquere finalizzata al caporalato e allo sfruttamento di lavoratori nei campi agricoli del Metapontino, la UIL Basilicata precisa che tra le persone indagate risulta un ex dirigente locale della Uila, l’organizzazione di categoria dei lavoratori agro-alimentari-forestali, che si è dimesso da tempo da tutti gli incarichi ricoperti e che pertanto non fa più parte a nessun livello della nostra organizzazione.

La Lega comunale di Marconia è stata commissariata anch’essa da tempo direttamente dalla segreteria nazionale UILA e affidata ad una nuova dirigenza sindacale.

In attesa che le indagini accertino ogni responsabilità e che il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura prosegua, la UIL ribadisce il proprio impegno per ogni azione necessaria al contrasto del caporalato come del lavoro nero piaghe sociali anche in Basilicata.

Poco più di un anno fa abbiamo firmato, insieme a Cgil e Cisl, un accordo in Regione che, facendo seguito a quello precedente, persegue l’obiettivo per noi prioritario di ripristinare la legalità, in collegamento con l’attuazione della recente legge nazionale contro il caporalato.

Per la UIL – che da sempre persegue l’etica del lavoro, in un contesto, quello agricolo, che fino a oggi ha spesso preferito la scorciatoia del caporalato – è una sfida importante da considerare permanente perché istituzioni, organizzazioni datoriali e sindacali siano accomunate da un unico obiettivo condiviso: la lotta senza quartiere alla illegalità e la scelta di costruire insieme soluzioni alternative che consentano l’incontro trasparente tra domanda e offerta di lavoro.

Primo obiettivo: garantire un trasporto efficace ed efficiente su tutto il territorio, che favorisca le aziende agricole che non ricorrono alla schiavitù e che, nella legalità, provano a mantenere sano e vitale un settore fondamentale per l’economia di tante regioni del Sud è pertanto il primo urgente passo da compiere.

Bisogna riappropriarsi della legalità con azioni concrete, colmando il vuoto nel quale il caporalato agisce indisturbato o quasi, offrendo condizioni di lavoro disumane, costringendo anche le donne a lavorare per la miseria di poche decine di euro al giorno in situazioni a dir poco massacranti.

 

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