Calenda, non andremo né a destra, né a sinistra

“Non siamo al servizio né di Conte, né di Meloni, né di Schlein. Il nostro percorso non è subordinato a nessun altro”. Con queste parole Carlo Calenda, segretario di Azione, ha tracciato con decisione la rotta del suo partito, intervenendo alla scuola di formazione politica in corso a Paestum.
“L’obiettivo è dare vita a una forza politica ampia, che unisca le tradizioni del liberalismo, del cattolicesimo popolare, del radicalismo e del socialismo riformista”, ha spiegato Calenda, sottolineando che Azione non si collocherà negli schemi tradizionali dello scontro ideologico: “Non ci posizioneremo né a destra né a sinistra. Chi spera in un nostro allineamento, deve rassegnarsi: non è questa la nostra direzione”.
Guardando ai prossimi anni, il leader di Azione ha delineato una strategia chiara: “Da qui al 2027 saremo in campo ogni giorno con battaglie culturali e politiche. Saremo duri, anche nei toni, contro una politica che chiude gli occhi davanti ai problemi o si lascia guidare dagli interessi delle grandi lobby”.
Calenda ha anche lanciato un appello alle forze progressiste: “Vorrei una sinistra che lottasse al nostro fianco per difendere i lavoratori di Stellantis, che oggi perdono il posto mentre chi detiene il potere economico possiede anche l’informazione. Non mi interessa una sinistra che si volta dall’altra parte. Lo stesso vale per le battaglie su settori strategici come le concessioni idroelettriche e la distribuzione: sono costi miliardari scaricati su famiglie e imprese da soggetti che non rischiano nulla”.
Ma, ha precisato, le aspettative verso la sinistra sono state deluse: “Purtroppo, ha scelto di appiattirsi su posizioni populiste, diventando subalterna – politicamente e culturalmente – a movimenti come il M5S e AVS, che nulla hanno a che vedere con la storia del riformismo progressista”.
Infine, un affondo anche verso la destra: “Mi piacerebbe che ci fosse ancora una destra coerente, quella che per decenni si è opposta all’eccesso di potere delle Regioni.
E invece oggi fa finta di niente o si rifugia in slogan come quelli su Trump, elogiato anche da Meloni. Più passa il tempo, più sono convinto che la divisione destra-sinistra sia stata alimentata ad arte per impedire un confronto reale. Ha trasformato la politica in una tifoseria, non in una classe dirigente”.
ANSA