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A Roma il genio visionario di Dalì tra rivoluzione e tradizione

Genio eccentrico e maestro del surrealismo, Salvador Dalí è stato anche un profondo estimatore dei grandi della pittura rinascimentale e barocca, da Raffaello a Velázquez e Vermeer, senza dimenticare il complesso rapporto di ammirazione e rivalità che lo legava a Pablo Picasso.

Questo intreccio di suggestioni artistiche è al centro della mostra “Dalí. Rivoluzione e Tradizione”, che si apre il 17 ottobre a Palazzo Cipolla – Museo del Corso di Roma, dove rimarrà visibile fino al 1° febbraio 2026.

L’esposizione, promossa da Fondazione Roma in collaborazione con la Fundació Gala-Salvador Dalí e con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna, presenta oltre sessanta opere, tra dipinti, disegni, documenti e contenuti multimediali, offrendo uno sguardo approfondito sull’universo creativo del celebre artista catalano.

Opere rare dai grandi musei del mondo

Molte delle opere in mostra arrivano direttamente dalla Fondazione Dalí, custode dell’eredità dell’artista, e includono prestiti eccezionali provenienti da importanti musei italiani e internazionali. Tra questi, spiccano il Museu Picasso di Barcellona e le Gallerie degli Uffizi di Firenze, che hanno concesso l’Autoritratto di Raffaello per affiancarlo all’ironico “Autoritratto con il collo di Raffaello” di Dalí, realizzato intorno al 1921.

Dalí, pur dichiarando che avrebbe voluto vivere nel Cinquecento, sosteneva che il suo genio risaltasse ancor di più in un’epoca “dominata dalla mediocrità”, come racconta in uno dei video proiettati lungo il percorso espositivo.

Tra ispirazione e omaggi: i maestri di Dalí

Organizzata in sezioni tematiche, la mostra documenta come Dalí abbia reinterpretato con lo spirito del surrealismo capolavori del passato. In particolare, emerge la sua venerazione per Velázquez, a cui rende omaggio in rivisitazioni personali delle celebri Meninas, e per Vermeer, autore de La Merlettaia, che Dalí rilegge in chiave onirica e dissacrante.

Uno spazio speciale è dedicato al suo confronto con Picasso, che Dalí considerava una figura quasi mitica. Come ricorda Montse Aguer, direttrice dei musei Dalí e curatrice scientifica dell’esposizione, nel 1926 Dalí visitò lo studio di Picasso a Parigi dichiarando: “Sono venuto da te prima ancora che al Louvre”, ricevendo in risposta: “Come era giusto che fosse”.

Un progetto per un’arte che unisce passato e futuro

«Dopo il grande successo della mostra dedicata a Picasso, siamo orgogliosi di ospitare l’universo visionario di Dalí a Palazzo Cipolla», ha dichiarato Franco Parasassi, presidente di Fondazione Roma. «Il nostro obiettivo è costruire un luogo dinamico e accessibile, dove innovazione e tradizione possano dialogare e ispirare il pubblico».

Il progetto è curato da Carme Ruiz González e Lucia Moni, con la direzione scientifica affidata a Montse Aguer, e si propone di raccontare la capacità unica di Dalí di sovvertire le regole dell’arte senza mai perdere il legame con i grandi maestri del passato.
Un artista da difendere

In merito al recente sequestro in Italia di 21 dipinti attribuiti a Dalí, il presidente della Fundació Gala-Salvador Dalí, Jordi Mercader, ha sottolineato l’importanza del rigore nella tutela del patrimonio daliniano. «La nostra fondazione lavora con metodo e serietà per garantire l’autenticità e la valorizzazione dell’opera di Dalí. Collaboriamo attivamente con le autorità e le istituzioni per contrastare le falsificazioni. Il controllo del mercato è fondamentale, ma richiede responsabilità da parte di tutti».

ANSA

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