“Ogni legno ha il suo fumo: a Senise la poesia di Giuliano Fuortes tra memoria, emozione e tradizione”

Ogni legno ha il suo fumo, questo il titolo del libro di Giuliano Fuortes che è stato presentato l’8 agosto scorso a Senise nella cornice del Complesso Monumentale San Francesco.
La serata è iniziata con una breve introduzione dell’autore della raccolta e dei due relatori — il docente di storia e filosofia Filippo Gazzaneo e la studentessa di Lettere Moderne Maria Carmela Altieri — a cura del presidente della sezione Senisese-Pollino di Italia Nostra, l’ing. Domenico Totaro.
È proseguita con il primo intervento, quello di Maria Carmela Altieri, che ha puntato l’attenzione sulla condivisibilità delle esperienze raccontate nei versi dell’autore: «In Cammino con stivali di gomma noi lettori possiamo ritrovarci nella comune abitudine di scrutare i segni del tempo e usare come specchio vecchie fotografie, in un continuo paragone con un passato che vediamo sempre migliore del presente».
Ha inoltre riflettuto sul titolo della raccolta: «Ogni legno ha il suo fumo, ognuno di noi ha la propria modalità di combustione, brucia in un certo modo e produce il proprio fumo… La poesia ha il potere di parlare per tutti i legni e tutti i fumi che lo desiderino».
Ha concluso il suo intervento con la lettura di Poesia è…, da lei definita capace di raccontare l’essenza della poesia, che permane e dà modo al poeta di illudersi di libertà e potere, permettendogli così di far vivere i versi.
Con il suo intervento, Filippo Gazzaneo ha ricordato un passo particolare dell’Odissea, quello in cui Nausicaa, di fronte a Ulisse, non fugge ma ordina alle ancelle di cospargerlo di un unguento di grazia.
La “grazia” — ha spiegato Gazzaneo — è bellezza in movimento, e le parole si muovono continuamente. Ci ha fatto riflettere sul viaggio che percorre la poesia: «La poesia fa da sempre, tutto, e poi finisce per fare sé stessa: la poesia fa poesia».
Ha poi affrontato il tema del tempo, non quello cronologico, ma quello poetico: «καιρός è il momento giusto, l’occasione opportuna, e ancora αἰών è il tempo infinito, eterno, trascendente, opposto a Χρόνος…
La poesia è camminamento stando fermi». Ha concluso affermando il diritto della poesia ad avere il suo spazio e a non dover fare i conti, potendosi curvare proprio come suggerisce il termine greco da cui deriva: παραβολή. Costante, dunque, la ripresa della tradizione a cui tutti apparteniamo e che ci ritorna forte attraverso la poesia, con la possibilità di leggere versi come quelli di Fuortes.
La sindaca di Senise, Eleonora Castronuovo, è intervenuta guardando alla poesia come emozione, ad ogni legno come ad ogni persona e al fumo come a ciò che ognuno di noi lascia al mondo e agli altri.
Ha ringraziato tutti i presenti e la comunità, la cui partecipazione è una potente conferma dell’importanza di momenti come questi; ha quindi concluso lanciando un messaggio improntato a un sempre maggiore apprezzamento della cultura, incoraggiando lo spirito di iniziativa verso questo prezioso campo d’interesse.
Giuliano Fuortes, psicanalista e autore della raccolta, ha chiuso l’incontro con il suo illuminante intervento. Aprendo con un proverbio arabo — «Quando parli, il tuo discorso deve essere migliore di quello che sarebbe stato il tuo silenzio» — ha proseguito riprendendo una sua poesia inedita, poco prima letta dall’ing. Totaro, che parla di Senise come di una perla.
La perla — ha spiegato — ha caratteristiche uniche: nasce da un essere vivente, è sferica per natura e ha una forma notoriamente perfetta. Va aperta con cautela, ma poi si può incastonare in un orecchino, unico proprio come Senise. Ha descritto la poesia come un sogno, un dono che ci facciamo entrando in una dimensione onirica, in uno spazio senza tempo.
Fuortes ha espresso profonda gratitudine nei confronti della poesia, affermando di aver sempre ricercato e apprezzato un dialogo attivo tra poesia e psicoanalisi; ha ricordato che cerchiamo risposte in un registro fatto di emozioni, rendendoci poeti inconsapevoli.
Ha concluso citando uno dei punti di riferimento della sua penna: Borges, il quale sosteneva di scrivere senza pensare al lettore o a sé stesso, ma solo a ciò che vuole, e che con la poesia non si dice tutto perché «si può solo alludere, per far immaginare».