Memorie e poesia del lutto nel nuovo libro di Filippo Gazzaneo

Cosa resta, dopo una perdita? Non tanto le grandi parole o i gesti epici, quanto piuttosto il quotidiano: le mani che sfiorano una tovaglia, lo sguardo che segue la luce sulla parete, il cucchiaio che gira piano nel caffè.
È proprio lì, tra le pieghe delle “minuzie insignificanti” che Filippo Gazzaneo sceglie di raccontare il lutto e l’amore, nel suo nuovo libro Le vite dei miei morti, pubblicato nel 2025 da Robin Edizioni.
L’autore – già noto per titoli come Spaghi d’autunno e Poësis laus – torna con un’opera che sfugge alle classificazioni rigide: non è poesia in senso stretto, ma nemmeno prosa narrativa convenzionale. È un racconto lirico, intimo e raccolto, in cui la memoria diventa forma e sostanza del discorso.
Gazzaneo sceglie di partire dalla morte della madre, ma lo fa evitando ogni enfasi: il dolore è presente, certo, ma è depurato da ogni retorica. Non interessa tanto la sofferenza quanto la traccia che resta: gli oggetti, i gesti, le abitudini.
“Ho perso mamma. Ma non è del mio dolore che ti voglio parlare… Del suo attaccamento alle minuzie più insignificanti, agli attimi più comuni dell’ora vissuta.”
Con questo incipit, il lettore viene introdotto a un viaggio nella quotidianità del ricordo, dove la figura materna si ricompone pezzo dopo pezzo attraverso ciò che faceva, ciò che amava, ciò che lasciava dietro di sé. Un percorso quasi liturgico, che assume la forma di una veglia affettuosa e silenziosa.
Il linguaggio è scarno, essenziale, spesso poetico, ma sempre accessibile. La forza della scrittura di Gazzaneo sta proprio nella capacità di dire molto con poco, di restituire complessità attraverso la semplicità.
Nessuna scena eclatante, nessuna svolta narrativa: solo il tempo che scorre e la memoria che cerca di afferrarlo.
Le vite dei miei morti si inserisce in una linea editoriale – quella della collana Libri per tutte le tasche – che punta alla qualità letteraria mantenendo un formato economico.
Una scelta coerente con il contenuto: un libro che parla di cose piccole e fondamentali, destinato a chi cerca una lettura autentica, capace di toccare corde profonde senza bisogno di alzare la voce.
Con questo titolo, Gazzaneo conferma la sua voce nel panorama della scrittura italiana contemporanea: personale, riconoscibile, eppure universale. Una scrittura che non urla, ma resta. Come fanno, appunto, i ricordi.
Presentazione del libro il 29 luglio a Senise
Il libro Le vite dei miei morti è stato presentato il 29 luglio durante la serata delle letture organizzate da Italia Nostra – Sezione Senisese Pollino Lucano. Un momento di riflessione, accompagnato da una discussione sul valore del ricordo e della memoria, che ha visto il professor Gazzaneo ringraziare la Sezione e il presidente Totaro per l’opportunità di presentare il suo volume.
Un’occasione per dialogare con il pubblico e per riflettere sul delicato tema del lutto, trattato con la sensibilità e l’intensità che caratterizzano l’opera.
Foto di Giulia Calabrese