CRONACA

Confcommercio: 176 piccole imprese di commercio in meno in un anno in provincia di Potenza

La situazione attuale del commercio nella provincia di Potenza non è incoraggiante. Secondo i dati della camera di commercio del terzo trimestre del 2023, le imprese attive sono 8.113, con una diminuzione di 176 piccole imprese, imprese individuali e familiari rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche il comparto alloggi-ristorazione sta registrando un segnale negativo, passando da 2.380 imprese nel terzo trimestre del 2022 alle attuali 2.359 (21 in meno).

“Questo è ciò che sta accadendo sul nostro territorio – afferma Angelo Lovallo, presidente di Confcommercio – e nel resto del Mezzogiorno.

Nonostante ci siano segnali positivi, come una inflazione che continua a rallentare, questi dati ci dicono chiaramente che non possiamo più aspettare.

È necessario un sostegno forte e significativo da parte del governo, proprio come per far ripartire il settore edilizio. Anche il commercio ha bisogno di un intervento deciso.

La nostra associazione si sta impegnando per chiedere aiuto ai piccoli imprenditori, che sono la spina dorsale della nostra economia.

Parlo di commercianti, ristoratori, albergatori, agenti di commercio, alimentaristi, titolari di panifici e fiorai, nonché liberi professionisti.

Circa 5.500 delle PMI del commercio nella provincia di Potenza sono ditte individuali e un migliaio sono persone che risentono maggiormente della difficile fase di calo dei consumi.

I titolari di negozi di abbigliamento e calzature ci riferiscono che i saldi si stanno svolgendo senza particolare entusiasmo da parte dei consumatori, con un andamento degli scontrini emessi che generalmente è simile a quello della prima settimana dei saldi dello scorso anno.

Per proteggere i negozi di vicinato, sempre più a rischio, e di conseguenza i nostri centri storici e quartieri, sono necessarie decontribuzioni, regimi fiscali agevolati e sgravi importanti sugli oneri a carico dei datori di lavoro, anche sui contratti a termine, che significherebbe buste paga più alte e una ripresa dei consumi.

È inoltre necessaria una diminuzione del costo del credito per far ripartire gli investimenti. Non possiamo accettare ritardi sul tema dell’azzeramento completo dei costi sulle transazioni di pagamento elettronico che gravano sugli esercenti e che aspettiamo da troppo tempo.

 

 

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