POLITICA

Consiglio Ue, niente accordo sui migranti. Mediazione Meloni su mandato di Michel

Dopo lo stop di Polonia e Ungheria il presidente del Consiglio Europeo ha chiesto alla premier italiana di provare a mediare con i premier di Polonia e Ungheria per sbloccare l'impasse sul dossier migranti

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è arrivata all’Europa Building per la seconda giornata di lavori del Consiglio europeo.

La premier è entrata senza rilasciare dichiarazioni.

In mattinata ha avuto una colazione di lavoro con diversi leader Ue, tra i quali il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il premier polacco polacco Mateusz Morawiecki, sulle riforme per un possibile allargamento dell’Unione.

La premier Giorgia Meloni, a quanto si apprende, sta incontrando nella sede della delegazione italiana il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki e il suo omologo ungherese Viktor Orban a margine del vertice Ue.

L’incontro avviene dopo che ieri Varsavia e Budapest hanno bloccato le conclusioni sulla migrazione del Consiglio europeo.

Intanto Emmanuel Macron lascerà a breve il Consiglio europeo per fare rientro a Parigi, dove alle 13 presiederà una nuova riunione dell’unità di crisi interministeriale convocata dopo la terza notte di violenze in Francia a seguito della morte del diciassettenne Nahel, ucciso a Nanterre da un poliziotto.

Il presidente è stato “pienamente informato degli eventi”, ha fatto sapere uno dei consiglieri di Macron a margine dei lavori del vertice Ue.

Secondo quanto riferito dalla delegazione francese, al tavolo dei leader la posizione di Parigi sarà rappresentata per il resto della giornata di lavori dal cancelliere tedesco Olaf Scholz.

“Era in corso una guerra sull’immigrazione”. Così il premier ungherese Viktor Orbán ha riassunto in un’intervista a Kossuth Radio la lunga notte al Consiglio europeo, segnata dal veto di Budapest e Varsavia sul capitolo delle conclusioni dedicate alla migrazione.

“Non una rivolta, ma una lotta per la libertà”, ha detto Orbán, ricordando le conclusioni dei vertici passati secondo cui le decisioni in materia sarebbero state prese con il consenso degli Stati.

Nonostante ciò, ha osservato, la proposta sulle quote obbligatorie di migranti è stata approvata dai ministri dell’Interno Ue con quello che Orbán ha definito un “colpo di mano”.

“Il Patto sulla migrazione non verrà condizionato dalle discussioni, solo semmai le conclusioni del Consiglio Europeo.

Dobbiamo trovare il modo di ridurre il numero di arrivi, questa è la dimensione esterna e su questo non ci sono disaccordi: ci stiamo trascinando le divisioni su quanto accaduto prima”. Lo ha detto la premier estone Kaja Kallas dopo lo stop al patto avanzato da Ungheria e Polonia.

Polonia e Ungheria fanno blocco al Consiglio Europeo. Il terreno di scontro è il capitolo migranti. Varsavia e Budapest vedono come fumo negli occhi il nuovo Patto approvato a maggioranza qualificata dal Consiglio Affari Interni in Lussemburgo dopo un negoziato fiume.

Perché, sostengono, il tema è troppo delicato e compete ai leader. Che però decidono all’unanimità. Un ingorgo, insomma, che porterebbe allo stallo l’intesa sulla solidarietà obbligatoria raggiunta a inizio giugno. “Sarà una lunga notte!”, scrive su Twitter Balázs Orbán, direttore politico del premier ungherese Viktor Orban.

E così si avvita tutto, ritardando la pubblicazione della conclusioni sull’Ucraina e sulla difesa europea. “Bruxelles spinge per un testo pro-immigrazione, mentre il duo polacco-ungherese combatte e resiste insieme: una grande battaglia è in corso al Consiglio Europeo sul Patto sulla migrazione”, continua Balázs.

Dopo lo stallo che ha provocato lo stop all’approvazione delle conclusioni del vertice Ue sulla migrazione, i 27 hanno concordato di tornare a parlarne nella seconda giornata di lavori.

Oltre che di migrazioni, si parlerà anche del dossier Tunisia inserito nel capitolo relazioni esterne. La sessione si occuperà anche dei rapporti con la Cina e del dossier economia.

L’attacco di Varsavia e Budapest era annunciato ma, all’Europa Building, si sperava ancora in una ricucitura in zona Cesarini. Così non è stato. Mateus Morawiecki e Viktor Orban, quando nel tardo pomeriggio il vertice è passato al capitolo migrazione, hanno ribadito la loro proposta di emendare le conclusioni del summit.

“Il Consiglio europeo conferma che, nel contesto delle misure di solidarietà che sono ugualmente valide, il ricollocamento e il reinsediamento saranno su base volontaria”: questa la posizione dei due Paesi che però, in questo modo, minano alla base il concetto di solidarietà obbligatoria che regge il Patto sui migranti.

Gli altri 25 spingono per una soluzione, anche a costo di eliminare per interno i paragrafi dedicati alla migrazione e limitarsi a “prendere nota” della lettera inviata ai leader dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che elenca i passi avanti compiti sinora.

Perdendo così la possibilità di registrare progressi sulla dimensione esterna, che ora è il vero nuovo orizzonte su cui si stanno concentrando i negoziati a Bruxelles.

Giorgia Meloni al Consiglio europeo a Bruxelles

E che è una priorità assoluta per Giorgia Meloni. Secondo fonti polacche, la premier nel corso della giornata era attesa da un trilaterale con Morawiechi e il premier ceco Petr Fiala: tutti e tre militano in Ecr. Dell’incontro, tuttavia, non c’è traccia ufficiale.

Uno scambio, del tutto informale, secondo le immagini che circolano del vertice, c’è stato tra Meloni, Morawiecki e Viktor Orban, ma ben prima che si parlasse di migranti.

E che la trincea polacco-ungherese portasse allo stallo l’intero vertice allungando la discussione sui migranti fino a tarda notte. E innescando una girandola di bilaterali finalizzata a smussare le posizioni dei leader sovranisti.

ANSA

 

 

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