CRONACA

Pietre d’inciampo il più grande memoriale diffuso sull’Olocausto, ormai quasi 100mila

Non solo il Giorno della Memoria, quelle targhe dorate da 40 anni ci costringono a ricordare

Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria: si ricordano le vittime dell’Olocausto, del nazismo e del fascismo.

Perchè questo giorno e non un altro? In una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 1º novembre 2005 è’ stata scelta questa data perché il 27 gennaio del 1945 verso mezzogiorno le truppe sovietiche dell’Armata Rossa arrivarono nei pressi di Auschwitz scoprendo l’orrore dell’enorme campo di concentramento e sterminio utilizzato dai nazisti.

Il generale Viktor Kurockin con i suoi soldati entrarono e trovarono circa 7.000 prigionieri sopravvissuti, tra cui una cinquantina di bambini che non avevano otto anni. In quel campo avevano trovato la morte  960mila ebrei, 74 mila polacchi, 21mila rom, 15mila prigionieri di guerra sovietici e 10 mila persone di altre nazionalità secondo i dati dell’US Holocaust Memorial Museum.

Il Giorno della Memoria si celebra in tutto il mondo e naturalmente anche in Italia dove nei giorni precedenti tante sono le iniziative per ricordare le vittime dell’Olocausto.

Ma, come ha detto varie volte  Liliana Segre senatrice a vita, sopravvissuta ad Auschwitz, in questi giorni se ne parla persino troppo mentre dovrebbe essere oggetto di studio e memoria durante l’anno.

E’ per questo che anno dopo anno l’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig aumenta di valore: le sue pietre d’inciampo, sparse in tutta Europa e da lui stesse istallate, compongono una straordinaria mappa della memoria in cui si ricordano le follie naziste contro ebrei, dissidenti, omosessuali, rom e sinti. E costringono i passanti, qualunque giorno dell’anno e in qualunque luogo capiti, a NON DIMENTICARE. Non è un memoriale emozionante come quello di Berlino o i vari altri che esistono, luoghi in cui programmare la visita, prepararla.

O partecipare al Treno della Memoria, il progetto che in 18 anni ha portato dall’italia oltre 60mila tra studenti, insegnanti cittadini a Cracovia, Berlino, Auschwitz-Birkenau.

Le pietre d’inciampo sono qualcosa di quotidiano, che rendono visibile l’invisibile.

Le pietre d’inciampo, sono discrezione e assenza di retorica. Il sampietrino non emerge ma s’interra, non s’impone ma vi si inciampa casualmente.

La memoria non è esiliata nel monumento è un progetto in progress, che ci mette in connessione tra passato e presente, blocca i rigurgiti revisionisti semplicemente con un passo. Attualmente le pietre d’inciampo sono 96mila in tutta Europa. Si incontrano in oltre 2.000 città in Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Lussemburgo Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ucraina e Ungheria. Il progetto a Milano ha superato ogni aspettativa raggiungendo con le pietre del 2022 il numero di 145.

Come sono nate le pietre d’inciampo, ormai un museo diffuso, anzi il più grande memoriale diffuso sull’Olocausto:
Gli Stolpersteine, – pietre d’inciampo appunto – sono un progetto artistico animato da ragioni etiche, storiche e politiche. L’idea di Demnig risale al 1993 quando l’artista è invitato a Colonia per una installazione sulla deportazione di cittadini rom e sinti.

All’obiezione di un’anziana signora secondo la quale a Colonia non avrebbero mai abitato rom, l’artista decide di dedicare tutto il suo lavoro alla ricerca e alla testimonianza dell’esistenza di cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste: ebrei, politici, militari, rom, omosessuali, testimoni di Geova, disabili. Con un segno concreto e tangibile ma discreto e antimonumentale, a conferma che la memoria deve costituire parte integrante della nostra vita quotidiana.

Sceglie dunque il marciapiede prospiciente la casa in cui hanno vissuto i deportati e vi installa altrettante “pietre d’inciampo”, sampietrini del tipo comune e di dimensioni standard (10×10 cm.). Li distingue solo la superficie superiore, perché di ottone lucente.

Su di essa sono incisi: nome e cognome del/lla deportato/a, età, data e luogo di deportazione e, quando nota, data di morte.

Il giorno e l’ora della collocazione delle pietre è annunciata agli inquilini da una lettera del Municipio in cui si spiega che il progetto vuole “ricordare abitanti del quartiere uccisi e perseguitati dai fascisti e dai nazisti, deportati, vittime del criminale programma di eutanasia o oggetto di persecuzione perché omosessuali”.

L’inciampo non è fisico ma visivo e mentale, costringe chi passa a interrogarsi su quella diversità e agli attuali abitanti della casa a ricordare quanto accaduto in quel luogo e a quella data, intrecciando continuamente il passato e il presente, la memoria e l’attualità.

I primi Stolpersteine sono stati installati a Colonia nel 1995; da allora questa straordinaria mappa della memoria europea si è estesa e ad oggi fino al 2024 non è possibile fare richiesta per le tante richieste, pur sapendo che le pietre non saranno mai tante quante le vittime resta un progetto simbolico potentemente evocativo. Invitato per la prima volta in Italia nel 2010, Gunter Demnig ha consentito al nostro paese di entrare a far parte di questo grande circuito internazionale della memoria.

Gli Stolpersteine sono finanziati da sottoscrizioni private; il costo di ognuno, compresa l’installazione, è di 120 euro.

Il 3 ottobre 2017 sono state installate le prime pietre fuori d’Europa: davanti la scuola Pestallozzi a Buenos Aires. A Roma, presso la Biblioteca della Casa della Memoria e della Storia è attivo uno “sportello” ([email protected] / tel. 06/45460501) curato da Liliana Bilello ed Elisa Guida.

A loro possono rivolgersi quanti intendono ricordare familiari o amici deportati attraverso la collocazione di uno Stolpersteine davanti alla sua abitazione. Il sito web www.arteinmemoria.it, curato da Giovanni D’Ambrosio e Paolo La Farina, e Adachiara Zevi, documenta interamente le precedenti edizioni: la mappa dei luoghi dove sono stati installati i sampietrini, fotografie, film e testimonianze, il lavoro svolto dagli studenti che hanno aderito al progetto didattico, testi storici relativi alla deportazione di ebrei, politici e militari, un profilo biografico dell’artista e una vastissima rassegna stampa.Per la IX edizione del progetto “Memorie d’inciampo a Roma” promosso dall’Associazione ARTEINMEMORIA sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il Patrocinio del Municipio Roma I Centro, sono state posate nel Primo Municipio 3 nuove pietre d’inciampo, dedicate ad altrettante persone che sono state deportate e hanno perso la vita per motivi politici o razziali, nei marciapiedi prospicienti le case in cui queste persone hanno vissuto.

L’installazione è stata curata personalmente dall’artista Gunter Demnig, ideatore del progetto. Le prime due pietre sono poste in Via della Reginella 27, alle ore 10.00, in memoria di Virginia Piazza e di Pacifico Di Consiglio. La terza pietra in Via Dei Delfini n.14, in memoria di Ester Mieli.

ANSA

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