CRONACA

Coronavirus in Italia, rallenta nettamente crescita nuovi positivi

Diffuso nel pomeriggi l bilancio della Protezione Civile per l’emergenza Coronavirus in Italia. 1.648 nuovi positivi (ieri erano 3.815), 812 morti (ieri 756), 1.590 i guariti.

Più di 100.000 persone hanno contratto il coronavirus Sars-Cov-2, i contagi giornalieri sono calati sensibilmente da un giorno all’altro ma resta molto alto il numero dei morti.

Ma un messaggio da parte degli scienziati che interpretano i dati arriva: questo decremento dimostra che le misure prese finora stanno funzionando e che non bisogna mollare. E’ decisivo mantenera ancora le distanze. Per il momento la priorità è questa.

Il numero complessivo dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto quota 101.739. Rallenta nettamente la crescita di nuovi positivi. Oggi l’aumento del totale delle persone attualmente positive è di 1.648 malati in più (ieri erano 3.815 persone).

Complessivamente in Italia ci sono quindi 75.528 da considerare attualmente positive. Purtroppo cresce ancora il bilancio delle vittime da Covid-19: nelle ultime 24 ore sono morte 812 persone (ieri erano 756), portando il totale a 11591. I guariti sono 14.620: rispetto al bollettino di ieri +1.590 nelle ultime 24 (ieri erano cresciute di 646). Il numero più alto di guarigioni da quando è iniziata l’epidemia.

“Chi è positivo ed esce ha un comportamento che non va tenuto per evitare il contagio ad altri connazionali, ma anche per le conseguenze penali molto importanti”, ha detto il capo della protezione civile.

“Ognuno di noi deve rispettare le indicazioni delle autorità, dobbiamo seguire l’indicazione di rimanere a casa e uscire solo per lo stretto indispensabile, perché solo rispettando queste misure riusciremo a sconfiggere il virus prima possibile”, ha detto ancora commentando il dato delle oltre 6 mila denunce fatte ieri dalle forze di polizia agli italiani che hanno violato i divieti. “E’ un comportamento che non va tenuto – ha aggiunto – bisogna evitare il contagio di altri persone”.

“Stiamo assistendo a dei dati che, con la sola eccezione dei pazienti deceduti, ma per vedere un effetto su questo dato che più ci interessa abbiamo bisogno di un intervallo temporale maggiore, sono esattamente in linea con quelli degli ultimi giorni, cioè cala il numero dei soggetti che risultano positivi, pur a fronte di un numero di tamponi non inferiore a quello degli altri giorni, e il numero di chi ha bisogno di essere ricoverato in terapia intensiva non è più così marcatamente alto come all’inizio della scorsa settimana”, ha detto il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli nel punto stampa in Protezione Civile.

“In più vorrei evidenziare il dato della Lombardia – ha fatto notare – nelle aree di Lodi e di Bergamo, il numero di eventi respiratori infettivi per i quali sono stati chiamati mezzi di soccorso è marcatamente ridotto, addirittura rispetto al 14-15 marzo siamo alla metà del numero di interventi richiesti.

Questo ci conferma quanto le misure di contenimento sociale intraprese, per quanto abbiano condizionato la nostra libertà individuale, abbiano avuto un effetto importantissimo. Non dobbiamo abbassare la guardia”.

“Sul picco mi sono già espresso, non è facile fare una previsione di 5-7-10 giorni. Ci sono varie ipotesi, preferisco valorizzare il rallentamento nella crescita degli infetti, della pressione sui pronto soccorso e la riduzione del carico sulle terapie intensive”, ha detto Franco Locatelli.

“Certamente ci sarà un prolungamento” delle misure ma la decisione sulla durata “è una scelta che spetta al decisore politico”, al presidente del Consiglio e al Consiglio dei Ministri.

Lo ha detto il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. “Stiamo vedendo dei risultati – ha proseguito – e questi risultati non li avremmo ottenuti senza le misure di contenimento. E questa è una ragione per continuare a fare questi sacrifici”.

“Sono stati attivati già sei studi clinici e altri due hanno avuto il parere favorevole dell’Aifa, e tra poco verrano ulteriormente attivati”, ha spiegato il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli nel punto stampa. “Tra questi sottolineo due studi – ha aggiunto – il primo promosso dall’Oms per testare diversi approcci di terapia farmacologica per prevenire la replicazione virale.

Uno studio a multibraccia, che arruolerà un numero di pazienti molto alto e ci consentirà di avere risposte solide e robuste sull’efficacia delle strategie. L’altro è uno studio controllato che andrà a investire i pazienti gestiti a domicilio. Questo dà un’idea precisa di quanto è efficiente il sistema italiano in termini di attivazioni di studi anche a livello domiciliare”.

“Sul conto corrente del Dipartimento della protezione civile a poco fa erano state raccolte donazioni per 63.894.300 euro. Voglio ringraziare tutti gli italiani, i singoli e le aziende che hanno fatto donazioni piccole e grandi”, ha detto Borrelli spiegando che i soldi saranno investiti “nell’acquisto di dispositivi di protezione individuale, di ventilatori e di altri dispositivi medicali”.

I test sierologici sugli anticorpi serviranno, ha spiegato il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), “per determinare la diffusione del coronavirus e avere informazioni rilevantissime sull’immunità di gregge, usando le informazioni per elaborare strategie fondate su dati solide per far ripartire il paese, specie per le attività produttive. Prioritaria è la tutela della salute, ma bisogna contemperare gli aspetti di economia per evitare i problemi di una situazione economica difficile”.

Il periodo compreso fra il 5 e il 16 maggio potrebbe vedere il possibile azzeramento dei casi di coronavirus in Italia.

È quanto emerge dai calcoli statistici pubblicati dall’Istituto Einaudi per l’Economia e la Finanzia (Eief), basati sui dati forniti ogni giorno dalla Protezione civile. Sulla base dei dati del 29 marzo emergono inoltre delle stime per ciascuna regione, dalle quali emerge che il 6 aprile il Trentino Alto Adige dovrebbe essere la prima regione a vedere l’azzeramento dei casi, seguita il 7 aprile da Liguria, Umbria e Basilicata, e poi da Valle d’Aosta (8), Puglia (9 aprile), Friuli Venezia Giulia (10 aprile), Abruzzo (11), Veneto e Sicilia (14 aprile), Piemonte (15) Lazio (16), Calabria (17), Campania (20), Lombardia (22), Emilia Romagna (28), Toscana (5 maggio).

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