Carlo Rambaldi, 100 anni fa nasceva il papà di E.T.
Tre volte premio Oscar anche con Alien e King Kong, due mostre lo celebrano a Ferrara

Cento anni fa, il 15 settembre 1925, nasceva a Vigarano Mainarda (Ferrara) Carlo Rambaldi, grande creatore di effetti speciali per il cinema, tre volte premio Oscar per aver creato le creature di E.T., Alien e King Kong.
Oggi Ferrara lo ricorda con due mostre.
Carlo Rambaldi è stato soprattutto un artista e un artigiano, uno non si vantava affatto e odiava, su tutti, il computer.
Una vera e propria contraddizione. ”Si e’ persa la magia, come quando un prestigiatore rivela i suoi trucchi ai presenti. Adesso tutti i ragazzi possono creare i propri effetti speciali con il computer di casa” diceva a chi gli chiedeva del suo lavoro.
Rambaldi il grande creatore di effetti speciali è morto a 86 anni il 10 agosto 2012 a Lamezia Terme (Catanzaro), dove viveva da dieci anni.
Tra i numerosi altri film a cui ha collaborato, oltre ai tre per i quali aveva ricevuto l’Oscar (‘King Kong’ di John Guillermin, ‘Alien’ di Ridley Scott ed ‘E.T. l’extra-terrestre’ di Steven Spielberg) ci sono anche ‘Incontri ravvicinati del terzo tipo’ (1977) sempre di Spielberg, e ‘Dune’ (1984) di David Lynch.
Sull’odio dell’artista per il digitale, Rambaldi che è stato il rappresentante di quell’Italia artigiana del cinema che non ha mai mancato di vincere agli Oscar piu’ di ogni altra categoria del nostro cinema, diceva ancora: ”il digitale costa circa otto volte piu’ della meccatronica. E.T. e’ costato un milione di dollari, l’abbiamo realizzato in tre mesi.
Nel film ci sono circa 120 inquadrature. Se noi volessimo realizzare la stessa cosa con il computer ci vorrebbero almeno 200 persone per un minimo di cinque mesi”. Nella sua lunga vita piena di successi due episodi che entrano nella cronaca e che dicono molto della sua professionalità.
Nel 1971, per l’istruttoria delle circostanze della morte di Giuseppe Pinelli, il magistrato inquirente chiese il suo aiuto per ricostruire le modalita’ di caduta del corpo. E Rambaldi forni’ un manichino ad hoc simil-Pinelli.
L’anno dopo, sempre Rambaldi, fu costretto poi a dimostrare in tribunale il fatto che fosse solo un trucco la vivisezione canina nel film ‘Una lucertola con la pelle di donna’ (1971) di Lucio Fulci. Dopo che lo stesso Fulci, ovviamente, era stato citato in tribunale per maltrattamento e crudelta’ verso gli animali.
Nato come pittore e scultore, era entrato nel mondo del cinema italiano lavorando a pellicole come ‘Terrore nello spazio’ di Mario Bava e ‘Profondo rosso’ di Dario Argento. A notarlo negli Usa fu per prima, negli anni Settanta, John Guillermin (King Kong) e poi Spielberg e Ridley Scott.
Per la sua creatura piu’ famosa E.T. aveva piu’ volte detto: ”E’ ovvio che gli occhi di E.T. ricordino quelli di un felino, per i primi bozzetti mi sono ispirato al muso del gatto himalayano visto frontalmente, stesse linee espressive”.
Anche se la leggenda vuole che a Spielberg, la storia del gatto non l’aveva mai davvero convinto. E cosi’, con una certa immaginazione, il regista-Creso del cinema Usa sottolineava nelle interviste che il viso di E.T. era invece un mix delle facce di Albert Einstein, Ernest Hemingway e Carl Sandburg. (di Francesco Gallo)
Il volto umano dell’alieno
All’inizio fu un drago. Si chiamava Farfan, era lungo ben 17 metri, faceva paura come potevano farlo i mostri antichi e un po’ingenui del cinema avventuroso italiano degli anni ’50.
Carlo Rambaldi ideo’ il mostro per il regista Giacomo Gentilomo nel film ”Sigfrido”, ma non ebbe l’onore di firmarlo ufficialmente. Eppure per il trentenne ferrarese, diplomato all’accademia di belle arti di Bologna, quella era gia’ la porta d’accesso al sogno della sua vita.
Offerte di lavoro, come truccatore, inventore di maschere, disegnatore di effetti speciali, piovvero improvvisamente sulla scrivania e Carlo Rambaldi comincio’ una carriera che lo avrebbe portato ben tre volte sul gradino piu’ alto dell’Oscar.
Che cosa sedusse prima Cinecitta’ e poi Hollywood? A riguardare oggi la sua produzione il segreto e’ semplice: dare emozioni umane all’inconoscibile volto dell’alieno, del mostro, del diverso. Tutto potrebbe ruotare intorno all’Extraterrestre di Steven Spielberg (”E.T.”, 1982): quel mostriciattolo viene da una galassia lontano, ha piu’ rughe di una noce stagionata e potrebbe essere ripugnante.
Invece sembra una nonnina avvizzita e dolce, un bambino vecchio, un tamagochi che non puoi che adottare. Ma a ben guardare le prove generali stavano gia’ nelle maschere indossate dall’animatore Rick Baker per ”King Kong” (John Guillermin, 1976): chiamato a Hollywood da Luigi de Laurentiis dopo l’affermazione personale con ”Profondo rosso” di Dario Argento (in cui collaborava con Luigi Stivaletti), Rambaldi dovette inventare uno scimmione alto 12 metri e mise in opera per la prima volta la sua rivoluzionaria tecnica della meccatronica che mischiava funzionalita’ meccaniche con le novita’ del remote control elettronico.
Non tutto funzionava perfettamente, tanto che fu ideato un braccio meccanico per le scene ravvicinate e si ricorse a un animatore con tanto di costume da scimmione addosso, ma conto’ di piu’ l’effetto d’insieme.
E quella meraviglia si doveva all’intuizione di muovere il volto di King Kong con espressioni d’intensa umanita’: dettagli fisionomici che Rambaldi coglieva da abile disegnatore e riportava sulle maschere indossate da Baker.
Si trattava gia’ di quell’idea di forzare all’eccesso tratti umani che avrebbero poi trovato la sublimazione negli occhi di E.T. Ma sono anche il segreto del mostro orrendo di ”Alien” (Ridley Scott, 1979) con cui rivince l’Oscar.
Attraverso la saga futuribile in cui Sigourney Weaver si batte alla morte con la creatura aliena, Rambaldi fa passare un campionario di emozioni che portano lo spettatore dalla paura alla comprensione, quasi una corta di empatia, come nella scena in cui Weaver scopre che Alien e’ una femmina come lei e che combatte per la salvezza della sua prole.
Per ottenere tutto cio’ era necessario trovare una cifra ”umana” all’aliena. Ed e’ spettacolare come lo stesso procedimento viene ripetuto, ma per sottrazione, con gli imperscrutabili extraterrestri con cui il genio italiano aveva cominciato nel ’77 la sua collaborazione con Steven Spielberg in ”Incontri ravvicinati del terzo tipo”: quella volta le sue maschere rimanevano volutamente senza volto, ma i pochi tratti conservati (l’accenno delle orbite, i crani allungati, le lunghe braccia) sprigionavano l’empatia di sempre. Insomma, si potrebbe dire che la ricetta non cambia, che si tratti del drago Farfan, dell’osceno e sensualissimo mostro che in ”Possession” di Zulawski (1981) seduce Isabelle Adjani,delle creature fantastiche di ”Dune” (realizzate per David Lynch nel 1984): mostrare il lato fragile, profondamente umano, dell’inconoscibile e per questo terrorizzante. (di Giorgio Gosetti)
Ferrara celebra Rambaldi con due mostre
Ferrara omaggia Carlo Rambaldi con due mostre. La mostra ‘Carlo Rambaldi. Dal Cielo alla Terra’, sarà visitabile fino al 21 settembre, negli orari di apertura degli uffici.
Presenta alcune opere inedite, a testimonianza di un artista che ha saputo coniugare la fantasia con la realtà, l’amore per la sua terra con una visione universale.
Una prima parte della mostra è dedicata ad alcuni disegni realizzati da Rambaldi e appartenenti alla collezione privata di Enzo Barbieri, imprenditore di Altomonte, paese che ha ospitato Rambaldi negli ultimi anni di vita, raffiguranti E.T. in diversi contesti, oltre ad alcune altre opere astratte.
La seconda parte, invece, contiene una decina di scatti fotografici realizzati da Lino Ghidoni, caro amico di Rambaldi, anch’egli di Vigarano Mainarda, fotografo internazionale e imprenditore agricolo. Le sue foto ritraggono una campagna dove è presente una figura maschile il cui abbigliamento richiama la figura di E.T.
Il 15 settembre nel pomeriggio, giorno in cui cade il compleanno di Rambaldi, il Comune ospiterà inoltre la figlia dell’artista, Cristina Lippolis Rambaldi, vice-presidente della Fondazione culturale Carlo Rambaldi: verrà proiettato un video in cui Rambaldi si mostra al lavoro nel proprio atelier.
Al Comune, nell’occasione, verrà donata un’opera di Rambaldi, realizzata ad hoc per la Biennale di Venezia, che si trova esposta in apertura della mostra per poi essere trasferita nei locali che saranno individuati dalla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea.
ANSA