Finanziamenti ad Hamas per 7 milioni di euro attraverso associazioni, 9 arresti

Nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza hanno eseguito misure cautelari nei confronti di nove individui accusati di aver finanziato l’organizzazione terroristica Hamas per un totale di sette milioni di euro tramite diverse associazioni.
I provvedimenti sono stati emessi dal gip di Genova a seguito di operazioni di polizia su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo.
Tra gli arrestati figura anche Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione dei Palestinesi d’Italia, accusato di essere un membro di spicco del comparto estero di Hamas e di aver guidato la cellula italiana dell’organizzazione.
L’operazione ha visto coinvolti gli agenti della Digos e i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Genova, oltre al Nucleo Speciale della Polizia Valutaria. Le perquisizioni hanno portato al sequestro di documenti e dispositivi elettronici, destinati a essere analizzati.
Le indagini erano iniziate prima del 7 ottobre 2023, dopo il rilevamento di transazioni bancarie sospette collegate ai conti di Hannoun e delle associazioni ad esso legate.
A spiegare l’inizio dell’indagine è stato il procuratore capo di Genova, Nicola Piacente. Il flusso di informazioni tra uffici inquirenti italiani e le autorità di altri Paesi europei e dei Paesi Bassi ha permesso di individuare il finanziamento illecito destinato a Hamas tramite bonifici bancari o altre modalità, effettuate da tre associazioni di beneficenza.
Questi fondi sono stati utilizzati per sostenere le attività dell’organizzazione terroristica, spesso sotto la copertura di iniziative umanitarie a favore della popolazione palestinese.
Per gli inquirenti, la raccolta di denaro attraverso le associazioni in Italia e all’estero non era destinata esclusivamente a scopi benefici, ma serviva a finanziare Hamas e i suoi membri. Più del 71% dei fondi raccolti sarebbe stato dirottato direttamente a favore di Hamas o di gruppi collegati, tra cui il già Ministro dei Trasporti di Gaza, Osama Alisawi.
Rete di finanziatori e fiancheggiatori
Tra gli arrestati, oltre a Mohammad Hannoun, figura Ra’Ed Hussny Mousa Dawoud, noto come Abu Falastine, che ricopriva un ruolo di referente per la cellula italiana di Hamas.
Dawoud è stato dipendente dell’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (ABSPP) dal 2016 e ha gestito la filiale milanese dell’associazione. Altri arrestati sono Raed Al Salahat, responsabile della sede ABSPP di Firenze, Yaser Elasaly, co-responsabile della filiale di Milano, e Jaber Abdelrahim Albustanji Riyad. Questi individui sono accusati di aver trasferito un ammontare di circa 7 milioni e 280 mila euro per finanziare Hamas.
Tra gli arrestati anche Osama Alisawi, un esponente di Hamas che ha ricoperto ruoli di responsabilità nel governo di Gaza e che ha contribuito alla raccolta di fondi tramite l’ABSPP. Gli arrestati sono accusati di aver operato per anni sotto il paravento di attività umanitarie, ma con il fine di supportare direttamente le operazioni terroristiche di Hamas.
Le intercettazioni
Durante le indagini sono emerse intercettazioni che hanno rivelato il coinvolgimento diretto degli arrestati nelle attività di Hamas.
Una conversazione tra il fratello di Mohammad Hannoun, Awad, e Ra’Ed Dawoud, ad esempio, mostrava come l’organizzazione giustificasse il suo operato con il concetto di “sacrificio”. Durante un’intercettazione, Dawoud avrebbe commentato: “Senza di noi, questo movimento non andrebbe avanti.” Le dichiarazioni di approvazione per gli attacchi terroristici, presenti in altre conversazioni intercettate, sono state considerate un chiaro segno di adesione ideologica all’organizzazione.
Rischio di fuga e inquinamento delle prove
Mohammad Hannoun, che aveva in programma di trasferirsi definitivamente in Turchia per proseguire le sue attività illecite, è stato arrestato con l’accusa di aver posto in essere un “concreto e attualissimo pericolo di fuga”. Le indagini hanno inoltre rivelato che lui e gli altri indagati avevano ripetutamente “ripulito” i loro dispositivi elettronici per impedire l’acquisizione di ulteriori prove.
Reazioni politiche
L’operazione ha ricevuto apprezzamenti da parte delle istituzioni italiane. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha sottolineato l’importanza di questa operazione, definendo il contrasto al terrorismo una priorità assoluta. “Dietro il paravento di iniziative a favore delle popolazioni palestinesi, si nascondeva il sostegno a organizzazioni con finalità terroristiche”, ha dichiarato Piantedosi.
La premier Giorgia Meloni ha espresso soddisfazione per l’operazione, ringraziando le forze dell’ordine e gli inquirenti per l’impegno nella lotta contro il terrorismo. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha lodato l’operazione, apprezzando il lavoro della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza. Matteo Salvini, invece, ha commentato che spera che “tutti i finanziatori di Hamas vengano arrestati e che coloro che sono in Italia illegalmente vengano espulsi”.
Considerazioni sui crimini di Israele
A margine delle indagini, i procuratori hanno sottolineato che, pur riconoscendo i crimini commessi dal Governo israeliano, questi non giustificano in alcun modo il terrorismo. “Le indagini non possono in alcun modo giustificare gli atti di terrorismo di Hamas”, hanno dichiarato i procuratori Giovanni Melillo e Nicola Piacente.
ANSA
