Garlasco, in aula a Pavia anche Alberto Stasi

Oggi, presso il Tribunale di Pavia, si è svolto l’incidente probatorio nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, che vede coinvolto Andrea Sempio.
Tra i presenti, anche Alberto Stasi, già condannato per l’omicidio della sua ex fidanzata, Chiara Poggi, in un caso che continua a suscitare grande attenzione.
Stasi, accompagnato dai suoi avvocati, è arrivato in tribunale senza rilasciare dichiarazioni. “Stasi è venuto per seguire l’udienza,” ha dichiarato il suo legale, Antonio De Rensis, “e questo mi fa piacere”.
Poiché Stasi è attualmente in semilibertà, non è autorizzato a fare dichiarazioni pubbliche. Il legale ha inoltre precisato che non è ancora chiaro se Stasi parlerà in aula: “L’udienza non è iniziata, quindi non sappiamo cosa accadrà”.
L’incidente probatorio, che si sta svolgendo nell’aula del Tribunale di Pavia, è stato seguito da numerosi giornalisti e troupe televisive.
Al centro della discussione c’è l’analisi di un campione di DNA maschile rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi. Gli esperti stanno cercando di stabilire se il profilo genetico trovato sia compatibile con quello di Andrea Sempio o con il DNA dei membri della sua famiglia paterna.
La consulenza del giudice per le indagini preliminari, Denise Albani, ha descritto la compatibilità come “moderatamente forte” in un caso e “moderata” nell’altro.
La perizia genetica, pur essendo un documento tecnico e prudente, non ha escluso la possibilità che Chiara Poggi si sia difesa durante l’aggressione, anche se non è possibile determinare con certezza se il DNA trovato fosse sotto o sopra le unghie e se fosse un DNA “diretto” o “mediato”.
I difensori di Andrea Sempio, Angela Taccia e Liborio Calatiotti, hanno messo in dubbio la validità della perizia genetica, sostenendo che essa si basa su dati non consolidati del 2014, come sottolineato dalla stessa Denise Albani. La difesa ha anche evidenziato che non è chiaro se il DNA rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi sia stato trasferito direttamente tramite contatto o se sia stato mediato da un oggetto.
La posizione dei legali di Alberto Stasi è però diametralmente opposta: secondo gli avvocati Giada Boccellari e Antonio De Rensis, la perizia conferma le conclusioni dei loro esperti e rafforza l’ipotesi che il DNA trovato sia compatibile con quello di Andrea Sempio o dei suoi familiari.
Alcuni esperti legali che assistono la famiglia Poggi, infine, ritengono che la perizia basata su dati “non consolidati” non abbia valore scientifico sufficiente da apportare novità significative nel caso.
Tuttavia, non mancano alcuni aspetti che potrebbero animare ulteriormente l’udienza, come la richiesta di considerare una traccia biologica (denominata traccia 33) rinvenuta su un muro. Questa traccia, che non era presente nell’inchiesta del 2017, è stata al centro di una richiesta da parte del legale della famiglia Poggi, ma è stata respinta due volte dalla Procura.
Una volta che la Procura presenterà una richiesta di rinvio a giudizio, si discuteranno anche altre circostanze, tra cui le telefonate effettuate da Andrea Sempio al fratello di Chiara, Marco, nonostante questi fosse già lontano, e la questione dello scontrino del parcheggio, che secondo l’accusa non sarebbe di Sempio, il quale ha sempre sostenuto di trovarsi a Vigevano mentre Chiara veniva uccisa.
La reazione della famiglia Poggi
“Questi accertamenti, pur essendo probabilmente necessari, finiscono per sconvolgere la vita delle persone coinvolte”, ha dichiarato l’avvocato Francesco Compagna, che assiste la famiglia Poggi.
Giunto in tribunale per l’incidente probatorio, l’avvocato ha anche ribadito la sua convinzione sulla colpevolezza di Alberto Stasi e ha sottolineato che, nonostante le difficoltà, sarebbe stata sempre praticabile una revisione della sentenza che lo condannò.
Compagna ha anche espresso preoccupazione per l’attenzione mediatica che circonda il caso. “La famiglia Poggi è esausta da questa costante esposizione, in cui ognuno cerca di strumentalizzare la vicenda processuale per sostenere le proprie tesi,” ha affermato. “Sarebbe auspicabile una maggiore riservatezza e protezione delle persone coinvolte, ma purtroppo non è così. Io stesso ricevo insulti sui social, ed è incredibile che le famiglie delle vittime debbano subire tutto questo senza aver scelto di alimentare polemiche.”
Compagna ha concluso esprimendo il suo disappunto per la situazione, dicendo che è “assurdo” che le famiglie debbano affrontare tutto questo senza aver contribuito in alcun modo a creare il clamore mediatico che sta accompagnando il caso.
ANSA