Lega, ‘stretta a cittadinanza, serve esame di integrazione’

Un giovane non italiano nato sul territorio nazionale potrà diventare cittadino soltanto al compimento dei 18 anni, previo superamento di una prova di integrazione e in assenza di condanne o procedimenti penali per reati dolosi: è uno dei punti centrali della proposta di legge depositata alla Camera dalla Lega, che mira a irrigidire le condizioni per l’acquisizione e la revoca della cittadinanza.
Il testo prevede inoltre l’allungamento dei periodi minimi di soggiorno legale richiesti per presentare domanda e introduce nuove fattispecie che possono portare alla perdita del passaporto italiano.
Tra queste figurano una condanna definitiva oltre i cinque anni, oppure superiore ai tre anni per reati come violenza di genere, violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, stalking, diffusione non consensuale di immagini intime e reati definiti “culturalmente motivati”, come costrizione o induzione al matrimonio, mutilazioni genitali femminili o tratta di esseri umani.
Secondo i firmatari — il capogruppo Riccardo Molinari e i deputati Jacopo Morrone, Giorgia Andreuzza, Ingrid Bisa ed Elena Maccanti — i risultati del referendum di giugno sulla cittadinanza, insieme ai sondaggi e al confronto quotidiano con la popolazione, mostrano che «gli italiani considerano lo status civico un riconoscimento di grande valore, da concedere solo a chi vive nel Paese e dimostra di meritarlo».
Un esame per valutare l’integrazione
La bozza introduce un test, definito e regolato dal Ministero dell’Interno, volto a verificare il livello di inserimento nella società italiana e la conoscenza delle norme fondamentali che regolano la convivenza civile.
Residenza minima raddoppiata
Per i minori discendenti da cittadini italiani, la Lega propone di portare da due a quattro anni il periodo minimo di residenza legale necessario per chiedere la cittadinanza al compimento dei 18 anni.
Per gli adulti, i tempi si allungano ulteriormente:
- da 2 a 4 anni per chi ha un genitore italiano per nascita;
- da 3 a 10 anni per chi è nato in Italia ma non possiede la cittadinanza italiana;
- da 4 a 8 anni per i cittadini Ue;
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da 5 a 10 anni per le persone apolidi.
Procedure più rapide ma revoca più facile
Sul fronte burocratico il testo prevede una riduzione dei tempi per la conclusione delle pratiche, che passerebbero da 24 a 12 mesi, prorogabili fino a 24 anziché fino a 36.
Parallelamente, viene accorciato da 10 a 2 anni il termine entro cui è possibile revocare la cittadinanza, eliminando inoltre la tutela che impediva la revoca qualora la persona interessata non possedesse — o non potesse ottenere — un’altra cittadinanza.
Familiari e ricongiungimenti
La proposta prevede una stretta anche sui ricongiungimenti familiari. La Lega intende inoltre estendere a ogni familiare da ricongiungere l’obbligo di disporre di un’assicurazione sanitaria.
ANSA
