Il Papa prega al porto di Beirut e condanna “una società che corre ignorando fragilità e povertà”

Papa Leone ha sostato in raccoglimento davanti al porto di Beirut, lo stesso luogo in cui, il 4 agosto 2020, due violente deflagrazioni devastarono la capitale libanese, causando più di duecento vittime, migliaia di feriti e lasciando senza casa intere famiglie. Un evento che ha segnato profondamente il Paese e le cui ripercussioni economiche e sociali si avvertono ancora oggi.
Il Pontefice ha deposto una corona di fiori in memoria delle persone scomparse e, al termine del momento commemorativo, ha incontrato alcuni dei familiari presenti e diversi sopravvissuti, giunti al porto stringendo tra le mani le fotografie dei propri cari.
Durante l’omelia della celebrazione eucaristica al Waterfront di Beirut, Papa Leone ha esortato i fedeli “a non lasciarsi abbattere, a respingere la tentazione della violenza e il culto del denaro, a non arrendersi davanti al male che sembra espandersi”. Ha poi aggiunto che “ognuno deve assumersi la propria responsabilità, e tutti dobbiamo collaborare affinché questa terra possa ritrovare la sua bellezza.
L’unico cammino possibile è quello di disarmare i nostri cuori, abbattere le barriere delle chiusure etniche e politiche, aprire le nostre tradizioni religiose al dialogo e risvegliare il sogno di un Libano unito, fondato su pace e giustizia”.
Proseguendo, ha invocato: “Questo sogno è affidato a voi: Libano, rialzati. Diventa casa di fraternità, segno di concordia per tutto il Medio Oriente”. E ha concluso esprimendo riconoscenza per l’accoglienza ricevuta: “Rendo grazie al Signore per i giorni trascorsi con voi; porto con me le vostre sofferenze e le vostre speranze”.
Nell’ultima giornata della visita nel Paese, il Pontefice ha fatto tappa anche all’ospedale della Croix, a Jal ed Dib, alle porte di Beirut.
Ad accoglierlo c’era una piccola rappresentazione simbolica del Vaticano: bambini vestiti da Papa, cardinali e guardie svizzere in miniatura. La struttura, gestita da una comunità di circa trenta suore, assiste circa ottocento persone con varie forme di disabilità, spesso abbandonate dalle famiglie impossibilitate a seguirne le cure.
“Quello che si vive qui è un richiamo potente – ha detto Papa Leone – non solo per il vostro Paese, ma per l’intero mondo: non possiamo dimenticare chi è fragile.
Non possiamo immaginare una società che corre senza guardare a chi rimane indietro, illudendosi che il benessere materiale sia l’unico valore. Come cristiani siamo chiamati in modo particolare a prenderci cura dei poveri”.
“Il loro grido – ha aggiunto – continua a interpellarci”.
Poi si è rivolto alle persone ricoverate: “A voi, che portate il peso della malattia, voglio dire che siete nel cuore del Padre. Dio vi tiene tra le sue mani, vi accompagna con amore e vi consola attraverso chi si prende cura di voi. Oggi Lui sussurra a ciascuno: ti amo, sei mio figlio. Non dimenticatelo”.
Per la celebrazione al Waterfront, oltre ai fedeli, sono presenti anche alcuni militari della missione UNIFIL, la forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano.
ANSA