Cia Matera e Potenza contro “agropirateria”

Le oltre 42 tonnellate di passata di pomodoro arrivata dalla Bulgaria e spacciata per italiana, sequestrate al porto di Brindisi grazie al lavoro congiunto di ICQRF, Dogane e Guardia di Finanza, dirette anche ai supermercati lucani, dopo il recente sequestro amministrativo di circa 200 quintali di vino di aglianico del Vulture, confermano la necessità di difendere l’origine dei prodotti alimentari “made in Italy” e quindi “made in Basilicata” non solo nell’interesse degli agricoltori quanto dei consumatori.
Così Giuseppe Stasi e Giambattista Lorusso presidenti Cia-Agricoltori Matera e Potenza sottolineando che il peperone IGP di Senise e la Melanzana Rossa di Rotonda, ortaggi biologici che possono fregiarsi tanto del Presidio Slow Food quanto del marchio DOP, sono tra i 50 prodotti alimentari italiani “più contraffatti”.
A seguire l’olio extravergine d’oliva della Collina Materana e del Vulture, il canestrato di Moliterno e il caciocavallo di produzione locale, la farina di grano duro “senatore” del Materano, la fragola del Metapontino, i salumi di Picerno .“La situazione – osservano i presidenti della CIA – è di estrema gravità.
Ci troviamo di fronte a un immenso supermarket dell’agro-scorretto, del ‘bidone alimentare’, dove a pagare è solo il nostro Paese.
E il danno, purtroppo, è destinato a crescere, visto che a livello mondiale ancora non esiste una vera tutela delle nostre ‘eccellenze’ DOP, IGP e STG”.
“Di fronte a questa ‘rapina’ giornaliera – hanno aggiunto – bisogna dire basta. Ma per mettere un freno al fenomeno dell’italian sounding e all’agropirateria globalizzata servono misure reali ed efficaci.
Ecco perché ora bisogna fare qualcosa di più: il “made in Italy” agroalimentare è un settore economicamente strategico, oltre a rappresentare un patrimonio culturale e culinario che è l’immagine stessa dell’Italia fuori dai confini nazionali.
Adesso servono misure “ad hoc” come l’istituzione di una task-force in ambito UE per contrastare truffe e falsificazioni alimentari; sanzioni più severe contro chiunque imiti prodotti a denominazione d’origine; un’azione più decisa da parte dell’Europa per un’effettiva difesa delle certificazioni UE; interventi finanziari, sia a livello nazionale che comunitario, per l’assistenza legale a chi promuove cause (in particolare ai consorzi di tutela) contro chi falsifica prodotti alimentari.
Per questo non c’è più tempo da perdere, ora bisogna usare ”tolleranza zero” nei confronti degli autori delle truffe e degli inganni a tavola. E gli “agropirati” si camuffano dietro le sigle più strane e singolari..
Si va dal Parmesao (Brasile) al Regianito (Argentina), al Parma Ham (USA), al Daniele Prosciutto & company (USA), dall’Asiago del Wisconsin (USA) alla Mozzarella Company di Dallas (USA), dalla Tinboonzola (Australia), alla Cambozola (Germania, Austria e Belgio), al Danish Grana (USA).
Siamo in presenza di un business di decine di miliardi di euro, praticamente poco meno della metà del fatturato agroalimentare italiano.
E il danno, purtroppo, è destinato a crescere, visto che a livello mondiale ancora non esiste una vera difesa dei nostri DOP, IGP e STG, che comprendono formaggi, oli d’oliva, salumi, prosciutti e ortofrutticoli”.
Per Cia le speranze sono riposte nel Disegno di Legge (Ddl) agroalimentare, un provvedimento che mira a contrastare le frodi nel settore, proteggere il made in Italy e garantire la qualità dei prodotti per tutelare la sicurezza dei cittadini che acquistano e consumano, introducendo, in 18 articoli, nuove sanzioni sia penali che amministrative per chi viola le normative in materia alimentare, approvato dal Consiglio dei Ministri e che è atteso per l’approvazione in Parlamento.
Le principali novità: l’introduzione di nuovo reato di “Frode alimentare”, che amplia il novero delle condotte ingannevoli punibili, comprendendo tutti i soggetti coinvolti nella filiera alimentare, e sanzionando quelle azioni che determinano un pregiudizio per il consumatore in termini di provenienza, qualità o quantità dei prodotti alimentari; ma anche il reato specifico di “Commercio di alimenti con segni mendaci”, per contrastare le pratiche ingannevoli relative all’etichettatura e alle indicazioni sui prodotti; e, ancora, il reato di
“Agropirateria”, che colpisce chi, con più operazioni e con modalità organizzate e continuative, commette frodi ai danni degli acquirenti di prodotti alimentari.
