Maxi inchiesta “Mare Nostrum”: in 59 verso il processo per mafia, estorsioni, spaccio e pressioni sul mondo politico
Processo in Vista per Altri 59 Indagati nella Maxi Inchiesta Antimafia su Clan Scarcia e Scarci
Si avvicina la fase processuale per altre 59 persone coinvolte nella vasta inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) sulla presunta alleanza mafiosa tra il clan Scarcia di Policoro e la famiglia Scarci di Taranto, attivi da anni nel comune di Scanzano Jonico. Tra gli indagati figura anche l’attuale sindaco di Scanzano, Pasquale Cariello.
L’Inchiesta “Mare Nostrum” in Giudizio
L’estate scorsa è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini. Entro il 2026 si prevede l’avvio dell’udienza preliminare, in cui verranno esaminate le richieste di rinvio a giudizio avanzate dai pubblici ministeri Marco Marano e Angela Continisio. Gli indagati si trovano a rispondere di circa ottanta capi d’imputazione, molti dei quali già contestati ai 19 arrestati e ora a processo a Matera, lo scorso ottobre.
Le Accuse principali
Tra i 59 nuovi indagati, 21 sono accusati di associazione mafiosa in concorso con i 17 già arrestati. Le accuse spaziano da estorsioni nei confronti di pescatori, commercianti e imprenditori, fino ad attività di spaccio di sostanze stupefacenti. Ad esempio, un giostraio sarebbe stato costretto a riservare i posti migliori sulle giostre per le figlie di Damiano Manonio, parente del boss Salvatore Scarcia, mentre un negoziante sarebbe stato obbligato ad assumere due persone raccomandate da un autista di fiducia.
Estorsioni e Illegittimità nel Settore della Pesca
Gli inquirenti hanno documentato numerose estorsioni nei confronti di pescatori, che sarebbero stati allontanati dalle zone di pesca tra Policoro e Scanzano, o costretti a cedere parte del loro pescato. Analoghe pressioni sarebbero state esercitate su ristoratori, obbligandoli ad acquistare prodotti ittici dalle famiglie mafiose. Tra le altre contestazioni, ci sono anche i casi di turbativa d’asta e di condotte illecite legate a beni sequestrati, come nel caso della friggitoria costruita senza licenza o l’occupazione abusiva di strutture pubbliche.
Il Caso dell’Induzione a Non Collaborare con la Giustizia
Un altro capo d’imputazione riguarda un avvocato di Taranto, Rosaria Trani, e il boss Scarcia, accusati di aver cercato di dissuadere un collaboratore di giustizia dal testimoniare. Avrebbero infatti esercitato pressioni affinché l’uomo ritrattasse le dichiarazioni fatte in sede investigativa, un reato aggravato dalle finalità mafiose.
L’Inchino al Corteo Religioso e la Turbativa di Funzioni Religiose
Una delle accuse più rilevanti riguarda l’episodio dell’“inchino” durante la processione marittima della Madonna del Mare, tradizionale evento religioso che si svolge a Ferragosto tra Scanzano e Policoro. Secondo gli investigatori, il sindaco Cariello avrebbe provocato una sosta non autorizzata del corteo di barche, fermandosi per circa quindici minuti proprio davanti a un lido sequestrato ai clan Scarcia. In quel luogo, sarebbe stato intercettato un carico di esplosivo destinato a un membro della famiglia Scarci, sebbene non sia ancora chiaro a quale scopo. L’ipotesi è che questa manovra fosse finalizzata a turbare lo svolgimento delle funzioni religiose.
Le Difficoltà per il Sindaco di Scanzano
A ottobre dello scorso anno, il sindaco Pasquale Cariello aveva respinto con veemenza le accuse, definendo l’episodio dell’“inchino” come una mera incomprensione. Cariello aveva affermato di non essersi mai inchinato a nessuno, né tanto meno ai membri dei clan accusati. Il primo cittadino, che in passato è stato consigliere regionale per la Lega, aveva attribuito le dichiarazioni del parroco a una “memoria sbiadita” e accusato i suoi avversari di aver distorto la realtà. A sua difesa, il parroco Don Francesco Lauciello aveva anch’egli minimizzato l’incidente, parlando di dichiarazioni travisate.
Altri Dettagli sull’Operazione “Mare Nostrum”
L’inchiesta “Mare Nostrum” ha evidenziato il tentativo di instaurare un vero e proprio monopolio della pesca nelle acque antistanti i comuni di Policoro e Scanzano Jonico, con il controllo del territorio da parte dei clan Scarcia e Scarci. Inoltre, gli investigatori hanno rilevato come il sodalizio mafioso avrebbe imposto regole informali alla comunità locale, obbligando imprenditori e cittadini a sottostare a pratiche di intimidazione e violenza, creando così un “quadrato ambientale” noto a tutti.
Le indagini condotte dalla DDA lucana e culminate nell’operazione “Mare Nostrum” continuano a portare alla luce un vasto sistema di illegalità e connivenze tra istituzioni locali e criminalità organizzata. La maxi-inchiesta coinvolge numerosi esponenti delle famiglie mafiose lucane e tarantine e segna un momento cruciale nella lotta contro la mafia in Basilicata.
Fonte Il Quotidiano l’Altravoce
