Gruppo Giovani agricoltori lucani – basilicata senz’acqua: “abbiamo perso tutti”

Il Comitato chiede il Commissario Straordinario per l’emergenza idrica.
Gli invasi continuano a calare, i dati ufficiali confermano una situazione critica e, dopo mesi di riunioni, comunicati e tavoli annunciati, molte aziende agricole della Basilicata non hanno ancora certezze.
In gran parte della Basilicata non c’è ancora un Piano irriguo emergenziale: o non esiste, o non è stato comunicato. In entrambi i casi, non è una buona notizia.
I numeri sono pubblici e consultabili da chiunque — basta leggerli. E per chi ancora non riesce a coglierne la gravità, alleghiamo le foto della diga di Montecotugno: immagini che parlano da sole e che non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni.
Non è una polemica politica: è un tema di gestione. O, per essere più precisi, di mancata gestione.
In questi mesi abbiamo ascoltato molte dichiarazioni rassicuranti: “faremo”, “stiamo valutando”, “siamo al lavoro”. Parole utili a riempire un comunicato, ma inutili per irrigare un campo.
Quello che manca è semplice: un Piano irriguo emergenziale scritto e pubblico, una responsabilità chiara, qualcuno che coordini e comunichi con i territori.
Per questo lo diciamo senza giri di parole: serve un Commissario Straordinario. Una figura tecnica, indipendente e operativa, che gestisca l’emergenza, pianifichi e si assuma la responsabilità delle scelte. Perché questa non è solo una crisi idrica: è una crisi di governance.
E non è questione di “avevamo ragione”. I numeri erano pubblici e chiari da mesi: bastava leggerli, elaborarli e programmare. Li abbiamo condivisi perché era doveroso farlo, non per costruire bandiere o rivendicazioni.
La realtà è che abbiamo perso tutti: gli agricoltori senza certezze; le imprese della filiera, costrette a ridurre produzioni e investimenti; e hanno perso anche le istituzioni, perché quando non si decide, si perde credibilità prima ancora che consenso; un territorio intero, mentre altrove si pianifica e qui si rinvia.
Quando non si decide, non esistono vincitori.
E mentre la crisi peggiora, assistiamo a un fatto curioso: si discute del Comitato più di quanto si discute dell’acqua. È una dinamica tipicamente lucana: invece di chiedere soluzioni, ci si preoccupa di chi le chiede.
Ma la verità è semplice: non siamo contro le persone, né contro i partiti. Siamo contro un metodo. Quello dei tavoli infiniti, delle promesse senza scadenza e delle parole che evaporano come l’acqua negli invasi.
Siamo persone con esperienze diverse, ma con lo stesso obiettivo: il bene della Basilicata.
Qualcuno pensava che la nostra iniziativa sarebbe durata pochi giorni: qualche post, due locandine, un po’ di entusiasmo… e poi tutto come prima.
Non è andata così. Il Comitato non è un episodio: è un processo. E soprattutto, non è nato per protestare: è nato per organizzare.
Stiamo facendo ciò che nessuno aveva fatto: mettere in rete territori che non avevano mai lavorato insieme — Metapontino, Materano, Vulture, Val d’Agri, Potentino e aree interne — e stiamo costruendo coordinamento anche con realtà della Puglia e della Calabria, perché l’acqua è un sistema interconnesso e una crisi di filiera si risolve solo con una filiera unita.
A chi continua a discutere del Comitato invece che dell’acqua, rispondiamo con calma: la critica non ci spaventa: significa che siamo parte del confronto. Il vero pericolo sarebbe l’indifferenza.
E lo diciamo senza nessuna soddisfazione: avremmo voluto sbagliarci. Speravamo che i nostri amministratori avessero ragione e che la situazione fosse meno grave di quanto mostrassero i dati. Purtroppo, la realtà è un’altra.
E quando a pagare il prezzo sono le imprese, le famiglie e l’economia di una regione intera, non c’è un “noi” contro “loro”: abbiamo perso tutti.
Chi governa può non condividere le nostre posizioni. Quello che non può permettersi è non decidere.
Perché i campi non aspettano dichiarazioni: hanno bisogno di acqua, non di promesse.
Il futuro si costruisce qui.
