CULTURA E EVENTI

Nobel per l’economia ad Aghion, Howitt e Mokyr

Un Nobel per l’economia centrato sulla crescita: anzi su come innovazione e società aperta al cambiamento, persino alla ‘distruzione creativa’, sono i fattori alla base di una crescita durevole.

Il premio più ambito dagli accademici e studiosi di economia, assegnato dall’Accademia reale svedese per le scienze economiche, è andato per metà al francese Philippe Aghion e al canadese Peter Howitt congiuntamente, e per l’altra metà all’israelo-americano Joel Mokyr.

Quest’ultimo, che insegna storia economica alla Northwestern University di Chicago ed è membro dell’Accademia dei Lincei oltre ad avere ricevuto in Italia il premio Balzan, con i suoi studi ha spiegato come la crescita economica sia accelerata solo dopo l’Illuminismo dopo secoli in cui innovazioni anche importanti non erano riuscite a produrre una crescita davvero durevole.

Una attività di ricerca che ha mostrato al mondo che non basta l’innovazione in sé e per sé: serve una scienza e tecnologia che facciano capire ‘perché le innovazioni funzionino, serve competenza meccanica diffusa, e una società aperta in grado di assorbire cambiamenti anche dirompenti.

Un tema vicino a quello dei lavori di Aghion, professore al Collège de France, all’Insead e alla London School of Economics, e di Howitt, della Brown University, che congiuntamente hanno ricevuto l’altra metà del premio di circa un milione di euro.

A loro il premio inizialmente istituito dalla Riksbank, la banca centrale svedese, riconosce lo sviluppo della teoria della “crescita durevole attraverso la distruzione creativa”, in particolare un paper del 1992 che stabilì un modello matematico di come le aziende investono in innovazione dei processi e dei prodotti, scalzando quelle che restano indietro.

Un’innovazione che “è anche distruttiva” e dunque fronteggia continuamente il rischio di finire “bloccata dalle aziende già stabilite e da gruppi d’interesse che rischiano di trovarsi svantaggiati” dal progresso.

Un conflitto fra innovazione e conservazione che richiede, appunto, una società aperta in grado di assorbire il cambiamento. Gestendo con reti di sicurezza sociale, piuttosto che sussidi alle aziende, il soccombere delle imprese non più competitive per far sì che non ostacolino quelle innovatrici.

Tale conflitto pone una minaccia costante alla crescita economica “di cui dobbiamo essere consapevoli, e che dobbiamo contrastare”, spiega l’Accademia svedese lanciando un monito nei confronti delle aziende cui viene consentito di dominare il mercato; delle restrizioni alla libertà accademica; dei gruppi di interessi che ostacolano il cambiamento.

Quasi un monito contro il ritorno del nazionalismo economico, incarnato dai dazi di Trump e dalla coercizione economica, e il tramonto della società aperta ideata dall’investitore e filantropo George Soros.

Aghion, interpellato a caldo subito dopo l’annuncio dei premiati, ha detto di vedere “nubi scure accumularsi” sull’economia globale per le barriere al commercio e alla società aperta.

Ma l’economista, omaggiato come “orgoglio francese” dal presidente Emmanuel Macron e dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen come “orgoglio per l’Europa”, ha anche sottolineato le difficoltà dell’Europa nel conciliare politica industriale e difesa della concorrenza mentre si amplia il suo ritardo tecnologico con Usa e Cina.

ANSA

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