Colloqui di pace a Sharm, in arrivo i delegati

Prendono il via oggi a Sharm el-Sheikh, in Egitto, nuovi colloqui indiretti tra rappresentanti israeliani e di Hamas, con la mediazione di Egitto e Qatar.
L’obiettivo principale è raggiungere un accordo su una tregua temporanea nella Striscia di Gaza, favorire lo scambio di ostaggi e detenuti, e gettare le basi per un piano di pace ispirato alla proposta presentata negli anni scorsi dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha accolto con favore l’avvio del processo, esprimendo sostegno all’iniziativa americana come possibile via per la de-escalation e il rilancio del dialogo politico.
In occasione della commemorazione della guerra del Kippur del 1973, al-Sisi ha dichiarato: “Un cessate il fuoco, il ritorno di detenuti e ostaggi, la ricostruzione di Gaza e l’avvio di un percorso diplomatico che porti al riconoscimento di uno Stato palestinese rappresentano elementi fondamentali per una pace duratura”.
Secondo fonti diplomatiche, il capo negoziatore di Hamas, Khalil al-Hayya, ha incontrato oggi i mediatori egiziani e qatarioti al Cairo, prima dell’avvio dei colloqui.
Le discussioni riguarderanno i termini di una possibile tregua, lo scambio tra ostaggi israeliani detenuti a Gaza e prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, e l’aumento degli aiuti umanitari alla popolazione civile.
Le richieste di Hamas: rilascio di detenuti e aiuti umanitari
Un funzionario palestinese ha riferito alla stampa araba che tra le priorità del gruppo vi sarebbe il rilascio di sei detenuti palestinesi anziani, tra cui Marwan Barghouti e Ahmed Saadat. Tuttavia, fonti israeliane hanno già escluso che figure condannate all’ergastolo per attacchi avvenuti nei primi anni 2000 possano essere incluse in eventuali scambi.
Tra le richieste, anche l’aumento degli aiuti umanitari giornalieri — fino a 400 camion — e la riapertura dei collegamenti interni alla Striscia per permettere ai residenti di muoversi tra nord e sud.
Proseguono le operazioni militari a Gaza
Sul campo, l’esercito israeliano (IDF) ha proseguito nelle operazioni militari in diverse aree della Striscia, inclusa Gaza City. Secondo quanto riferito da un portavoce militare, durante un’operazione sono stati rinvenuti razzi a lunga gittata presumibilmente pronti per essere lanciati verso il centro di Israele, insieme a un deposito contenente armi ed esplosivi. Non si segnalano feriti tra i militari israeliani impegnati nell’operazione.
Il proseguimento dei raid avviene nonostante le pressioni internazionali, in particolare da parte del presidente statunitense Donald Trump, che nei giorni scorsi ha chiesto una sospensione delle ostilità per agevolare gli aiuti umanitari e i negoziati.
L’ambasciatore d’Italia in Israele: “Contrastare ogni forma di apologia della violenza”
Intanto, il clima internazionale resta teso anche sul fronte politico e simbolico. L’ambasciatore italiano in Israele, Jonathan Peled, ha espresso preoccupazione per la possibilità che, in Italia, possano svolgersi iniziative pubbliche che, secondo lui, “potrebbero essere interpretate come giustificazione o celebrazione degli eventi violenti del 7 ottobre 2023”.
In un post pubblicato sulla piattaforma X (ex Twitter), Peled scrive: “È inaccettabile che in un paese democratico si possano organizzare manifestazioni che sembrano legittimare gravi crimini commessi contro civili innocenti. Auspichiamo che le autorità italiane si oppongano con determinazione a qualsiasi iniziativa che possa apparire come una forma di esaltazione della violenza, in contrasto con i principi democratici e lo Stato di diritto”.
ANSA
