Disarmo e ritiro Idf, Hamas chiede modifiche al piano

Mentre si avvicina la scadenza dell’ultimatum di Donald Trump, Hamas sta cercando di guadagnare tempo, avanzando richieste di modifiche alle condizioni del piano proposto dagli Stati Uniti per Gaza.
A tre settimane dall’attacco israeliano contro i leader del movimento a Doha, il presidente degli Stati Uniti ha offerto una protezione speciale a uno dei suoi più stretti alleati arabi nella regione, dove si trova la principale base militare americana in Medio Oriente, con una garanzia che richiama il meccanismo dell’articolo 5 della NATO.
Hamas, secondo fonti vicine ai negoziati, avrebbe chiesto modifiche alle clausole chiave del piano, in particolare quelle riguardanti il disarmo del gruppo, l’esilio dei suoi leader e il ritiro totale delle forze israeliane. Tali richieste sono state discusse in incontri a Doha martedì, dove i mediatori provenienti da Qatar, Egitto e Turchia hanno spinto Hamas a considerare favorevolmente la proposta.
Secondo le fonti, Hamas ha espresso la necessità di garanzie internazionali, dichiarando che avrà bisogno di 2-3 giorni per prendere una decisione definitiva, allineandosi così alla scadenza fissata da Trump. La leadership palestinese ha fatto sapere che sta valutando attentamente l’offerta: “Accettare il piano sarebbe un disastro, ma rifiutarlo lo sarebbe altrettanto. Non ci sono scelte facili”, ha dichiarato un portavoce, aggiungendo che il piano, messo in atto da Netanyahu e elaborato da Trump, impone scelte difficili per il futuro del popolo palestinese.
Nel frattempo, alcuni leader locali di Gaza, tra cui Ayed Abu Ramadan, presidente della Camera di Commercio, e Yahya al-Sarraj, sindaco di Gaza City, hanno inviato una lettera al presidente statunitense, chiedendo di intervenire per fermare la guerra e avviare il processo di pace con Israele. Pur senza menzionare esplicitamente Hamas nella missiva, hanno preso le distanze pubblicamente dall’organizzazione, sostenendo che essa non gode più del sostegno popolare.
Con l’intensificarsi degli scontri a Gaza City, l’IDF ha emesso nuove direttive per la popolazione: la strada costiera Rashid sarà chiusa in direzione nord verso la città, mentre gli spostamenti verso sud rimarranno consentiti senza l’intervento dell’esercito. Secondo le stime israeliane, oltre 800.000 persone hanno già lasciato Gaza City, in seguito agli avvisi di evacuazione emessi in questi giorni.
Sul fronte internazionale, il 29 settembre, Trump ha firmato un ordine esecutivo in cui afferma che qualsiasi attacco a Doha sarà considerato una minaccia diretta alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. L’ordine stabilisce che Washington adotterà tutte le misure necessarie, comprese azioni diplomatiche, economiche e, se necessario, militari, per difendere gli interessi sia degli Stati Uniti che del Qatar.
Questo scudo protettivo arriva dopo una rapida e risoluta azione diplomatica di Trump, che ha spinto il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, a scusarsi pubblicamente con l’emiro del Qatar per l’attacco a Doha. Si tratta di un accordo senza precedenti che ha fatto storcere il naso a molti Paesi arabi, ma che è stato richiesto a gran voce da Israele e anche dall’Ucraina. L’Arabia Saudita, in particolare, ha sempre pensato che per ottenere un patto di difesa con gli Stati Uniti fosse necessario normalizzare i rapporti con Israele, mentre Netanyahu ha cercato per anni di ottenere un trattato simile.
L’ordine esecutivo di Trump incarica anche il Pentagono di coordinarsi con i funzionari alti del governo per mantenere un piano di emergenza congiunto con il Qatar e garantire una risposta tempestiva e coordinata a qualsiasi aggressione esterna.
Non si tratta del primo attacco recente nella regione. A giugno, l’Iran aveva lanciato missili contro una base militare americana in risposta ai raid degli Stati Uniti sulle infrastrutture nucleari iraniane.
ANSA