CRONACA

Sanità lucana, il Prefetto convoca il tavolo di raffreddamento: la crisi esplode, ma la politica resta in silenzio

Il Prefetto di Potenza, Michele Campanaro, ha convocato per martedì 30 settembre, in mattinata, il “tavolo di raffreddamento e conciliazione” sulla crisi della Polimedica di Melfi, una delle strutture di specialistica ambulatoriale accreditata finite nel vortice della delibera regionale 473/2025 e ormai costrette a interrompere l’erogazione di prestazioni e servizi, oltre ad avviare procedure di interruzione dei rapporti di lavoro con i propri dipendenti.

All’incontro sono stati invitati, oltre all’amministratore di Polimedica, anche il direttore generale del Dipartimento regionale alla Salute, il commissario dell’ASP e la UIL FPL. Una convocazione significativa, che riconosce la gravità della crisi e porta la questione direttamente sul tavolo della massima autorità dello Stato sul territorio. Eppure, nello stesso giorno, nel pomeriggio, si riunirà il Consiglio regionale e nell’ordine del giorno non figura alcun riferimento alla vicenda che sta paralizzando i servizi sanitari e mettendo a rischio la sopravvivenza di intere comunità.

La fotografia è surreale: mentre il Prefetto convoca un tavolo urgente, la politica regionale nemmeno si accorge dell’emergenza.

La crisi che morde

Quella di Polimedica non è un’eccezione, ma l’emblema di una crisi sistemica. La DGR 473/2025, che ha ridisegnato i tetti di spesa della specialistica ambulatoriale, non ha colpito tutte le strutture allo stesso modo. Ha distribuito i tagli come in una macabra lotteria: ad alcune realtà ha concesso margini di sopravvivenza, ad altre ha inferto colpi mortali, condannandole alla chiusura o alla drastica riduzione dei servizi. Il risultato è una sperequazione territoriale inaccettabile, con cittadini “premiati” e altri “puniti” a seconda del distretto in cui vivono.

Le conseguenze sono già sotto gli occhi di tutti. Ci sono centri che hanno sospeso le attività, altri che hanno avviato la cassa integrazione, altri ancora che hanno deliberato licenziamenti. E mentre i bilanci collassano, il territorio perde professionalità preziose, costruite in anni di esperienza, che difficilmente potranno essere recuperate.

Il caso Polimedica

Il CdA di Polimedica, realtà di eccellenza che da anni rappresenta un presidio di innovazione e qualità al servizio della Basilicata, ha deliberato decisioni dolorose ma inevitabili: interruzione delle prestazioni in regime SSN, annullamento degli ambulatori già programmati, avvio delle procedure di licenziamento del personale e congelamento degli investimenti. Una scelta imposta dai tagli, che di fatto privano migliaia di cittadini dell’accesso a cure essenziali.

Polimedica non è sola. È il simbolo di ciò che sta accadendo a tante strutture accreditate: realtà sane, che hanno garantito per anni servizi fondamentali, oggi costrette al ridimensionamento o allo smantellamento per mano di decisioni politiche miopi.

La voce dei sindaci e della Chiesa

In questo scenario, i sindaci del Vulture Alto Bradano hanno deciso di scrivere al Prefetto per segnalare l’emergenza. Un gesto coraggioso, che merita riconoscenza perché non è stato un atto simbolico, ma il riconoscimento della gravità di una situazione che sfugge alla loro diretta competenza ma colpisce in pieno le comunità che rappresentano.

Anche la voce della Chiesa si è alzata. Il Vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, Monsignor Ciro Fanelli, ha lanciato un appello vibrante alla responsabilità e alla solidarietà. Un appello che, purtroppo, è rimasto sospeso nell’aria, senza trovare accoglienza nelle coscienze e nelle istituzioni regionali.

Il silenzio della politica

La domanda è inevitabile: che fare? Il Presidente Vito Bardi e l’Assessore alla Salute Francesco Latronico potrebbero intervenire, ma scelgono di non farlo. Il Consiglio regionale potrebbe assumere la questione come priorità assoluta, ma la ignora. Le istituzioni restano immobili, mentre la crisi divora servizi, lavoro e speranza.

Eppure non si tratta di un destino ineluttabile. È la conseguenza di scelte politiche e burocratiche che hanno privilegiato equilibri contabili e formule astratte, sacrificando i bisogni reali delle persone. È una condanna che la Basilicata si è inflitta da sola, seguendo logiche che nulla hanno a che vedere con la tutela del diritto alla salute.

Le strade ancora aperte

Nonostante tutto, esistono ancora percorsi possibili. L’USC – Unione Sanità Convenzionata ha avviato un monitoraggio indipendente delle liste di attesa, insieme ai cittadini, per smascherare la distanza tra i dati ufficiali e la realtà quotidiana di chi cerca una visita o un esame e viene respinto dal CUP. Le strutture colpite stanno lavorando a una proposta di legge regionale, da presentare in Consiglio, per restituire certezze e riequilibrare un sistema al collasso.

L’appello è chiaro: al presidente del Consiglio regionale Marcello Pittella e a tutti i consiglieri disponibili a farsi parte attiva si chiede di assumersi la responsabilità di approvare in tempi rapidi un intervento legislativo che restituisca giustizia al sistema e dignità ai cittadini.

Non è ancora troppo tardi

La salute non può essere trattata come una variabile burocratica, né ridotta a una lotteria. Un’ecografia fatta in tempo può significare una diagnosi precoce e una vita salvata. Ogni ritardo, ogni rinvio, ogni agenda chiusa si traduce in diagnosi tardive, vite spezzate, famiglie nel dolore.

La Basilicata non può scrivere il proprio futuro nella rassegnazione. Ogni cittadino, ogni sindaco, ogni consigliere regionale, ogni istituzione ha oggi il dovere di dimostrare che invertire la rotta è ancora possibile. La storia non è già scritta. La speranza esiste ed è nelle nostre mani: sta a noi trasformarla in azione.

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