POLITICA

Salvini chiude Pontida: ‘Mai gli italiani in guerra’

Omaggio a Kirk. Crociata di Vannacci 'no Islam, la X Mas si studi a scuola'

La Lega si radicalizza.

E da Pontida urla il suo no alla guerra e allo straniero “che non si integra”. Perciò “l’obiettivo è tornare a blindare i confini italiani” in nome della difesa dell’Occidente, su cui Matteo Salvini è pronto a scendere in piazza.

Così dal palco della sua 33esima Pontida, e ancora fiaccato dai problemi ai reni di ieri, annuncia una grande manifestazione il 14 febbraio, sulla scia di quelle anti Islam e anti irregolari viste nelle capitali europee. Non dà alcun dettaglio ma chiede al popolo leghista di esserci, sulla fiducia.

A testa alta per la difesa dei valori, diritti, confini e delle libertà della civiltà occidentale”, è la sua arringa. Il segretario leghista chiude così il raduno che ha visto sul palco l’anima più dura del Carroccio.

Nonostante la sagoma rossa di Alberto da Giussano (presa dai volantini leghisti degli anni ’90) e l’immancabile leone di San Marco esibito dalla Liga veneta o la Carta della Lombardia orgoglio del nord, a Pontida lo sguardo va altrove.

Ad esempio alla libertà messa a tacere di Charlie Kirk (omaggiato a lungo e stampato sulle oltre 800 magliette vendute tra gli stand) e a una guerra in Ucraina che non si vuole assolutamente. Nè con le armi, aderendo al Re-arm Europe né con i soldati.

Da qui la promessa di Salvini: “Non manderemo mai nostri figli e nipoti a combattere in Ucraina, non siamo in guerra contro nessuno”. ll leader annuncia pure che da domani chiederà “nei Comuni, di depositare una mozione che ricordi che l’Italia è contro la guerra e per vedere come la pensano i partiti”.

La gente che è sul pratone, simbolo del mito padano che fu, ricambia e applaude. Ma è per Roberto Vannacci che si scalda davvero.

L’ex generale dei parà che ha scalato la Lega in pochi mesi (ad aprile la tessera, a maggio la promozione a vicesegretario) non fa fatica a prendersi la scena.

E furbescamente inizia a parlare citando i versi del “Giuramento di Pontida” di Giovanni Berchet”. Una lezione che l’eurodeputato vorrebbe fosse insegnata nelle scuole. Insieme alla storia della Decima Mas.

“Oggi i ragazzi non conoscono quegli eroi, mentre sanno chi è Greta Thunberg che invece non ha combinato nulla”, aggiunge più tardi ai cronisti.

Ma la sua crociata è soprattutto anti Islam e anti stranieri. Così riprendendo lo straniero citato da Berchet chiarisce: “Per noi lo straniero è quello dei porti aperti e che purtroppo molto spesso stupra, ruba e rapina e che vuole imporre la sua cultura alla nostra millenaria”.

Ma proclama: “Non ci rassegniamo alla società meticcia che vorrebbe qualcuno e all’islamizzazione delle nostre città”, trasferendo il proposito a tutta Pontida, quindi chiosa: “Eccola la generazione di Pontida, la generazione dei padroni a casa nostra”.

Dopo di lui parlano gli ospiti stranieri. E tra Santiago Abascal, Jordan Bardella e il figlio di Jair Bolsonaro, è tutto un coro sovranista.

Il finale è di Salvini ma i suoi toni sono meno tranchant. Per la prima volta il “capitano” mette gli occhiali per parlare al popolo verde e chiede un applauso per Kirk che “arrivi fino all’Arizona” dove si celebrano i funerali. Poi però rivela che “il nostro obiettivo è tornare a blindare i confini italiani, sempre che qualche magistrato politicizzato non ci fermi”.

E allineandosi con chi l’ha preceduto, cavalca la fatwa anti Islam: “Non tutti gli stranieri si vogliono integrare: fanatismo islamico, integralismo islamico, applicazione letteraria del Corano non sono compatibili con le nostre leggi”. E ne deduce che nei confronti di “quelli che non si vogliono integrare, abbiamo il dovere di rimandarli a casa”.

ANSA

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