USC: DGR 473/2025: una Basilicata divisa in due
Quando la sanità smarrisce imparzialità e coerenza Dopo la delibera di agosto, le ASL si muovono in ordine sparso: a Matera le strutture non ricevono nessuna PEC di sospensione, a Potenza invece sì. Una disparità che rischia di aggiungere alla crisi sanitaria un deficit di equità e credibilità istituzionale.

La sanità lucana è travolta dagli effetti della DGR 473/2025. Un provvedimento adottato nel mese di agosto, senza confronto istruttorio, che ha ridotto drasticamente i tetti di spesa delle strutture accreditate, utilizzando i fabbisogni sanitari solo in misura minima e rifugiandosi nella logica della spesa storica.
Le conseguenze sono già sotto gli occhi di tutti: prestazioni tempo-dipendenti interrotte, liste d’attesa destinate ad allungarsi, lavoratori in stato di agitazione, sindaci allarmati.
A questa crisi, già di per sé grave, si aggiunge un elemento che rende la situazione ancora più incomprensibile: l’assenza di un comportamento uniforme da parte delle due Aziende sanitarie provinciali.
A Matera, infatti, le strutture non hanno ricevuto alcuna PEC formale di sospendere le prestazioni; a Potenza, al contrario, l’ASP ha intimato di interrompere immediatamente l’attività convenzionata nei casi in cui il tetto arrivato all’improvviso sia stato raggiunto, lasciando migliaia di pazienti senza risposta e gettando nel caos le strutture del territorio.
Come è possibile che, a fronte di un atto unico della Regione, le conseguenze operative siano così diverse? Perché in un territorio si può continuare a erogare prestazioni e in un altro no?
La Basilicata è forse divisa in due nazioni diverse e indipendenti, con regole sanitarie a geometria variabile?
Questa discrasia non è un dettaglio amministrativo: mina il principio di uguaglianza e di imparzialità dell’azione pubblica.
I cittadini devono poter contare sugli stessi diritti, a Matera come a Potenza, senza che il destino delle cure dipenda dall’indirizzo di un’azienda sanitaria o dalla discrezionalità di un dirigente.
Il rischio è duplice. Da un lato, si alimenta un senso di disorientamento e di sfiducia: i cittadini non capiscono perché in alcune aree della regione possano ancora ricevere prestazioni e in altre no. Dall’altro, si acuisce la frattura territoriale: la Basilicata, già segnata da differenze economiche e demografiche, si ritrova ora con un sistema sanitario che applica regole diverse a seconda della provincia.
Una programmazione fondata sui fabbisogni avrebbe potuto garantire uniformità e imparzialità, stabilendo regole uguali per tutti. Al contrario, la DGR 473/2025 ha aperto la strada non solo a tagli della sfortuna indiscriminati, ma anche a comportamenti incoerenti che rischiano di compromettere la stessa credibilità delle istituzioni sanitarie.
La domanda, dunque, è inevitabile: fino a quando i cittadini lucani dovranno subire non solo le conseguenze di una programmazione che nega i fabbisogni, ma anche l’ingiustizia di una sanità che cambia volto da una provincia all’altra?
USC – Unione Sanità Convenzionata