Sp 10 Forenza-Acerenza sempre impercorribile: Lamiranda, senza strada è retorico ogni appello a restare in paese

Gli eventi calamitosi delle ultime ore hanno ridotto il “famigerato” tratto della SP 10 Forenza-Acerenza un autentico pantano con l’interruzione della transitabilità già difficile e a rischio danni ad auto in tempi cosiddetti normali. Come se non bastassero le condizioni di precaria (per usare un eufemismo) transitabilità che soprattutto a partire dal km 44 perdurano da anni è sempre più difficile collegare i due comuni dell’Alto Bradano specie in questa fase estiva di maggiore frequenza. E’ ancora una volta Saverio Lamiranda, (Terre di Aristeo), a riproporre la questione alla Provincia, alla Regione e ai Comuni.
La percorribilità, in sicurezza, delle nostre vie di comunicazione – sottolinea – è condizione indispensabile per rimanere e invitare altri a ritornare o arrivare per restare. Lo sviluppo sociale, economico e produttivo di un territorio è subordinato alla possibilità, dei propri abitanti (specialmente quelli permanenti) di poter realizzare, senza pericoli, rapporti sociali e produttivi compatibili con la prospettiva della propria esistenza. Per questo, consentire, migliorare ed agevolare questi “interscambi” fra le distinte Comunità della stessa area è condizione doverosa per le Amministrazioni pubbliche ed oggettiva necessità se si vuole raggiungere il Comune obiettivo di realizzare uno sviluppo caratterizzato “locale”, ma in grado di esistere a livello internazionale. Secondo Lamiranda per il recupero, la rinascita e la crescita delle nostre Comunità, primaria Esigenza rimane la possibilità di collegamenti fra le diverse aree, prima di tutto in sicurezza. L’interazione fra le Comunità stimola, migliora e contribuisce a sviluppare in modo più efficace e meglio rispondente alle proprie esigenze il benessere delle rispettive popolazioni, specialmente quelle giovanili. Le realtà territoriali così piccole come quelle residue, specialmente nelle aree interne popolate in stragrande maggioranza da persone anziane, hanno scarsa capacità di sopravvivere nel proprio territorio di origine in assenza di un radicale e tempestivo adeguamento organizzativo alle nuove dimensione sociale e la ” solidarietà verso i più deboli”, nel nostro caso, non può e non deve trasformarsi in una sorta di “migliore assistenza per il fine vita”. Per poter pensare ad un futuro, ancora possibile e se non vogliamo essere responsabili dell’evaporazione delle nostre particolari e preesistenti identità, TUTTI (pubblico e privato) abbiamo il dovere (nel rispetto dei rispettivi ruoli e competenze) di impegnarci (sia in presenza che dai luoghi dove siamo emigrati) per promuovere e sostenere l’evoluzione positiva delle nostre antiche comunità, per dovere verso il Creato, riconoscenza , per gratitudine ai nostri genitori, per la responsabilità civica di ognuno, per perseguire il bene Comune e spendere al meglio i talenti ricevuti da ognuno per raggiungere il bene Comune.