CRONACA

AN.A.B: “Il salvataggio in mare deve diventare un servizio pubblico statale”

Da anni l’A.N.A.B. – Associazione Nazionale Assistenti Bagnanti porta avanti una battaglia di civiltà e sicurezza: trasformare il servizio di salvataggio in mare, nei laghi e nei fiumi italiani in un vero e proprio servizio pubblico gestito direttamente dallo Stato.

Un obiettivo chiaro, ribadito più volte attraverso richieste ufficiali al Parlamento e segnalazioni agli enti preposti: garantire un servizio omogeneo, professionale e coordinato in tutto il territorio nazionale, senza lasciare che la tutela della vita in acqua dipenda esclusivamente da iniziative private o dalla sensibilità dei singoli comuni.

Un problema di uniformità e sicurezza.

Oggi, infatti, la gestione del salvataggio risulta estremamente frammentata. In alcune località turistiche il servizio è efficiente, ben organizzato e con personale qualificato; in altre, invece, è assente o insufficiente, creando disparità evidenti e potenziali rischi per residenti e turisti.L’assenza di una regia statale porta a una realtà disomogenea: stesse coste, stesse spiagge, ma livelli di sicurezza diversi.

La proposta di A.N.A.B che trova il sostegno dell’iniziativa di supporto  utilità inclusione e benessere sociale del Dott. Domenico Michele Saldutto testimonial del valore umano per Proiocosafaccio.it e Referente ANAB Puglia.

Proiocosafaccio.it rimarca e  rilancia la rete di connessione umana e professionale con il metodo operativo attenzione interesse desiderio e azione “Il volontariato è l’anima del Paese” divenendo parte integrante e condividendone le finalità con l’adesione della ANAB,  e chiedendo alla politica e alle istituzioni di partecipazione con i propri rappresentanti professionisti esperti del volontariato e delle categorie che mettono a disposizione le proprie competenze con proposte e soluzioni concrete che esistono e vanno applicate per far si che il sistema sia funzionale con l’apporto di tutti coloro che devono essere coinvolti come categorie di settore.

L’associazione nazionale degli Assistenti Bagnanti chiede che il servizio di salvamento venga inquadrato come funzione di pubblica utilità, al pari di altri servizi essenziali come la Protezione Civile o i Vigili del Fuoco.Un modello di gestione statale porterebbe a:

Standard nazionali di formazione e intervento.
Copertura uniforme su tutte le coste e i bacini italiani.
Maggiore coordinamento con le Capitanerie di Porto, le forze dell’ordine e i servizi sanitari.
Tutela reale della vita umana, al di là delle logiche economiche locali.

Una questione di prevenzione e responsabilità

Ogni anno il nostro Paese registra incidenti e tragedie che avvengono in mare e nei laghi. Molti di questi eventi potrebbero essere evitati con una presenza costante e ben organizzata di assistenti bagnanti, dotati di mezzi adeguati e integrati in una rete statale di pronto intervento.

“La sicurezza in acqua non può essere un optional, né una spesa accessoria” – ribadiscono da A.N.A.B. – “ma un diritto di tutti, da garantire con risorse pubbliche e con un sistema uniforme”.

Un appello alle istituzioni
Il Parlamento e il Governo sono stati più volte sollecitati a valutare una riforma strutturale in questa direzione. Tuttavia, fino ad oggi, le risposte sono state parziali o insufficienti.Per l’A.N.A.B., invece, è tempo di un salto di qualità: serve un quadro normativo chiaro, che riconosca il salvataggio come servizio pubblico nazionale, sottraendolo alla frammentarietà e rendendolo una garanzia concreta per la collettività.

Pulsante per tornare all'inizio