POLITICA

Sindaco di Maratea, lettera aperta alla Giunta Regionale Basilicata – Denuncia pubblica di ingiustizia

Gent.mo Sig. Presidente,

a distanza di mesi, non essendo riuscito in alcun modo a far comprendere ad un ufficio regionale l’ingiustizia che si sta perpetrando su un tema di vitale importanza per la Città che mi onoro di rappresentare. sono costretto a scriverLe questa lettera aperta e vibrante.

Il tema è sempre l’avviso pubblico di rilascio di una concessione demaniale marittima relativa al porto di Maratea e l’ufficio è l’Ufficio Demanio Marittimo regionale.

Riepilogo brevemente i fatti.

A seguito della promulgazione della legge n. 166/2024 (di conversione in legge del D.L. n. 131 del 2024), le concessioni demaniali marittime rilasciate all’interno dei porti turistici sono state espunte dalla normativa e dai parametri dettati dalla cd “direttiva Bolkenstein” e per la quasi totalità delle concessioni demaniali in essere all’interno del porto di Maratea si è materializzata la scadenza del 31.12.2024.

La situazione venutasi a creare, del tutto inaspettata, sarebbe stato il momento ideale per procedere, finalmente, ad una pianificazione, a livello politico, della gestione portuale, sino a quel momento mancata, coinvolgendo nelle scelte l’Ente territoriale di riferimento, ossia il Comune di Maratea, vista la rilevanza strategica dell’infrastruttura per l’economia locale e considerato che, come meglio si dirà in seguito, la Basilicata costituisce un unicum a livello nazionale nel mantenere ancora, rispetto ai Comuni rivieraschi, la gestione del demanio marittimo, e le altre Istituzioni competenti.

Giova ricordare, infatti, che le concessioni all’interno del porto di Maratea, soprattutto degli specchi d’acqua e dei pontili, sono state rilasciate nel corso dei decenni in maniera del tutto casuale e che, anche l’unico consorzio che ne raggruppava comunque solo tre o quattro si è con il tempo sciolto ed i pontili sono stati divisi tra i soci, per cui questa sopravvenienza inaspettata, unitamente all’imminente istituzione dell’Area Marina Protetta, sarebbe l’occasione giusta per pianificare seriamente il futuro della nostra infrastruttura.

In data 23 dicembre 2024, invece, in fretta e furia, senza nessuna valutazione politica e/o pianificatoria, né tantomeno coinvolgendo l’Amministrazione Comunale e la locale Autorità Marittima (quest’ultima, peraltro, chiamata per legge a rendere un preventivo parere, che non è mai stato richiesto), l’Ufficio demanio marittimo regionale ha proceduto alla pubblicazione di un avviso pubblico, “aderendo”, in maniera del tutto acritica, ad un’istanza di concessione dell’intera infrastruttura, presentata  in data 19 agosto 2024 – ossia ben 4 mesi prima, in uno scenario normativo completamente diverso – dalla, ormai nota – tristemente per i marateoti – società Achillea S.r.l., costituita ad hoc tra imprenditori di altri settori.

Nell’avviso, c.d. “rende noto”, si legge a chiare lettere che “è intenzione di questa Amministrazione regionale assegnare in concessione, per un periodo di anni 15 (quindici) decorrenti dal provvedimento di rilascio della concessione demaniale marittima, la complessiva area di mq 73.664,58, di cui ….”.

Con questo avviso, pertanto, l’Ufficio demanio marittimo, senza operare alcuna valutazione sotto nessun profilo – quantomeno e soprattutto dell’interesse pubblico, checché se ne possa continuare a dire – ha deciso, così come proposto da Achillea S.r.l. e con le modalità ivi indicate, di unificare le 12 concessioni precedenti in una e di quintuplicare le superfici da dare in concessione, sempre come richiesto da Achillea S,r,l.

Da quel momento, è iniziata la mia, sinora vana, ricerca di affermazione del concetto di interesse pubblico e di tutela del principio di pianificazione politica e di autodeterminazione del territorio.

Prendendo a riferimento, infatti, le decine di esempi di gestione portuale pubblica esistenti lungo le coste italiane, ho cercato di far comprendere a chi di competenza, da un lato, l’assurdità della concessione di un intero porto pubblico ad un privato, anche in considerazione dei rilevanti investimenti sull’infrastruttura che lo Stato, la Regione ed il Comune di Maratea hanno effettuato negli anni e vi continuano ad effettuare, e, dall’altro, di far comprendere che non è in alcun modo giustificata la completa estromissione del Comune dai processi decisionali che riguardano un tema così importante per lo sviluppo del territorio, oltre ad essere l’Ente locale l’unico soggetto in grado di garantire l’uso pubblico nella sua accezione più ampia.

Numerosissime sono state le interlocuzioni a tutti i livelli ed ho ritenuto, evidentemente sbagliando, di non impugnare immediatamente al TAR di Basilicata l’avviso, macroscopicamente illegittimo sotto tanti profili, per non incrinare i rapporti con l’Ente regionale ed auspicando in un ripensamento dell’Ufficio, in applicazione di quell’interesse pubblico che dovrebbe essere il faro dell’azione per ogni pubblico dipendente, prima che per ogni politico.

A seguito dell’assordante silenzio dell’Amministrazione e degli uffici regionali, in data 7 aprile 2024, ultimo giorno utile, abbiamo presentato delle osservazioni/impugnazione dell’avviso ed un’istanza, ai sensi dell’art 37 del Codice della Navigazione, per i soli pontili in acqua e per soli 4 anni, convinti che fosse questo il modo per scongiurare che si procedesse oltre in una vicenda paragonabile alla “vendita della Fontana di Trevi” fatta da Totò.

In un crescendo dell’assurdo, invece, in data 20 giugno 2024, abbiamo ricevuto la nota con cui l’Ufficio demanio marittimo ha rigettato le osservazioni/impugnazione, con clausole evidentemente di stile e con un’evidente propensione alla tutela di interessi economici privati, piuttosto che dell’interesse pubblico.

Queste le contestazioni principali e le grottesche ed illogiche risposte ricevute:

  1. Manifesta illegittimità della procedura, poiché, non trattandosi della concessione di meri punti di ormeggio, ma dell’intera infrastruttura portuale, trova applicazione la normativa di cui al DPR n. 509/1997 (c.d. Decreto Burlando). L’Ufficio ha rigettato l’eccezione, sostenendo, in contrasto con la granitica giurisprudenza, che non troverebbe applicazione il più rigoroso iter concessorio, perché non si tratta della concessione di un’infrastruttura da realizzarsi, ma di un’infrastruttura già esistente. Siamo di fronte ad un evidente assurdo logico: l’Ufficio ritiene di poter concedere un’intera infrastruttura portuale di rilevanza strategica per la Regione Basilicata, per Maratea, per la pesca e per il turismo, ricorrendo ad una procedura estremamente semplificata, che offre garanzie di trasparenza e concorrenza ben inferiori ai livelli di garanzia offerti, ad esempio, dalle norme da applicarsi per la concessione di un nromale lido.
  2. Privatizzazione dell’intera infrastruttura portuale. Alla contestazione che – di fatto ed anche di diritto – rilasciando una concessione per l’intero specchio acqueo e per gran parte delle opere a terra (moli, spiagge, banchina, ecc..), saremmo in presenza di una vera e propria privatizzazione del porto, l’Ufficio ha replicato, sostenendo che: 1) si tratta di considerazioni di natura del tutto personale; 2) sarebbero state fatte delle valutazioni puntuali (????), senza chiarire quali sarebbero queste valutazioni; valutazioni che, ammesso siano state fatte, evidentemente non hanno minimamente preso in considerazione le esigenze dei fruitori del porto, pubblici e privati, diversi dell’unico concessionario e che corrispondono esattamente a quelle del privato che ha formulato l’istanza; 3) si avrebbe un solo soggetto con cui interfacciarsi; 4) sarebbe meglio soddisfatto l’interesse pubblico (???); 5) l’affidamento (ad un privato) sarebbe foriero di un effettivo sviluppo e valorizzazione dell’economia territoriale… Lascio a chi legge ogni considerazione riguardo a simili affermazioni.
  3. Sottrazione alla fruizione pubblica. Nell’avviso sono ricomprese un’enormità di spazi pubblici (moli, piazze, spiagge e banchina) che verrebbero sottratti alla fruizione libera da parte della collettività, come accade da sempre. A questa contestazione, l’Ufficio neppure ha risposto, limitandosi a precisare che la piazzetta non sarebbe compresa nella concessione – nulla dice, però, degli altri spazi da sempre oggetto oggi di libera e pubblica fruizione – e che ci sarebbe un’associazione sportiva che manterrebbe gli spazi in concessione su una spiaggetta interna fino al 2027, in evidente conflitto, aggiungo io, con la concessione a darsi, visto che l’avviso include anche quest’area.
  4. Destinazione vincolata del molo nord. All’eccezione che il molo nord non può essere oggetto di concessione, stante la tipologia di imbarcazioni che vi ormeggiano, gratuitamente e per legge, si replica che il concessionario dovrà rispettare tali obblighi e che gli stessi non subiranno alcun pregiudizio. Allora, di grazia, perché darlo in concessione? Forse per tentare di bloccare i realizzandi e finanziati lavori come spiegherò fra poco? E come si concilia la mancata utilizzabilità di un così ampio spazio con il business plan che obbligatoriamente va allegato all’istanza di concessione?
  5. Criticità infrastrutturali esistenti. All’eccezione che l’avamporto è oggetto di ordinanza interdittiva di un certo specchio d’acqua, che potrebbe essere ulteriormente estesa con l’aggravarsi della condizione idrogeologica del sovrastante costone roccioso, e che della problematica non si conosce, ad oggi, la tempistica per una risoluzione, si replica, banalmente, che il concessionario dovrà rispettare questa ordinanza, senza minimamente porsi il problema che l’inutilizzabilità di questo spazio falsa anch’essa il business plan che dovrebbe orientare la scelta del concessionario.
  6. Istituzione dell’AMP. Sull’eccezione di incompatibilità di una simile concessione con l’istituenda Area Marina Protetta, l’Ufficio raggiunge l’apice del dispregio dell’interesse della comunità che rappresento, delle sue scelte e dell’interesse pubblico nella sua più ampia connotazione. Ed invero, all’eccezione che la concessione dell’intero specchio d’acqua dell’area portuale impedirebbe o, comunque, limiterebbe le attività dei mezzi nautici, a cominciare da quelli dell’ente gestore della riserva marina, che avranno necessità di ricovero in porto con l’imminente istituzione dell’AMP, l’Ufficio non si è limitato a replicare acriticamente che non ci saranno problemi (???), quando, in verità, il problema esiste ed è evidente a tutti, non potendo certo pretendersi che questi mezzi abbiano ostacoli all’ormeggio ovvero abbiano delle limitazioni di spazio e paghino un canone, anche modesto, per il loro ormeggio, ma è andato ben oltre, affermando che l’AMP “è suscettibile di provocare ripercussioni sulla struttura portuale, in termini di accessibilità e presenze, con ricadute negative socio-economiche, se non supportate da un aggiornamento degli strumenti urbanistici locali, rischiando di diventare un ulteriore vincolo per lo sviluppo del territorio”. L’Ufficio, dunque, si è arrogato il diritto di esprimere un parere, non richiesto, non dovuto e proveniente da un soggetto assolutamente incompetente, che strizza l’occhio ad un operatore economico privato e contrasta l’AMP, sulla quale si è avuto il plauso unanime dell’intera Commissione Consiliare regionale. Assolutamente inconferente, poi, è il riferimento all’adeguamento degli strumenti urbanistici rispetto sia al demanio marittimo che all’AMP stessa.
  7. Mancanza di pianificazione degli ormeggi all’interno dell’area portuale. All’eccezione che le concessioni demaniali – e quindi gli ormeggi – nel nostro porto sono cresciute “spontaneamente” e che sarebbe necessario invece pianificarle nella loro tipologia, approfittando proprio di questo momento di passaggio dalle vecchie alle nuove concessioni, l’Ufficio ha replicato che la pianificazione del porto – porto che, ricordo a me stesso, è un porto pubblico – sarà rimessa al concessionario che si aggiudicherà la procedura. In altre parole, si lascia ad un privato la pianificazione di un’infrastruttura pubblica di rilevanza strategica, ancora in barba all’interesse pubblico.

Alla luce di tutto quanto sopra, è evidente che siamo di fronte ad un caso di estromissione totale del territorio dai processi decisionali e di disprezzo dell’interesse pubblico in generale, che ha raggiunto il suo apice nel parere negativo, poi ritirato, nell’ambito della conferenza di servizi di approvazione del secondo lotto dei lavori di messa in sicurezza del porto, sulla scorta della pendenza di questo avviso e dell’imminente affidamento della gestione dei moli ad un operatore privato. In altri termini, l’Ufficio regionale avrebbe preteso di bloccare il completamento degli indispensabili lavori di messa in sicurezza, nonché quelli di miglioramento dell’infrastruttura portuale, perché un privato ha fatto istanza di concessione dell’interno porto?

Anche in questo caso lascio al lettore ogni considerazione.

Nel corso di questi mesi sono stato “attaccato” in vari modi, ma due contestazioni, probabilmente tirate fuori da qualche operatore privato che ha partecipato all’avviso e ripetute “a pappagallo” nei palazzi della Regione, necessitano di qualche precisazione, non fosse altro che per riportare il dibattito in un ambito di serietà e onestà intellettuale.

  1. La prima accusa è che, con il mio atteggiamento, starei commettendo il reato di “turbativa d’asta”. A parte la considerazione che chi mi accusa di ciò evidentemente non ha mai nemmeno letto il relativo articolo del codice penale ove si fa chiaro riferimento ai mezzi della violenza, minaccia, promesse, doni, collusioni e fraudolenze, che sono mezzi a me assolutamente estranei, in questa come in ogni altra circostanza, è proprio qui uno dei nodi della vicenda e cioè che manca l’asta!! Siamo in presenza di un semplice “rende noto”, vale a dire della pubblicazione di un avviso con cui si rende noto, per l’appunto, che è intenzione dell’Amministrazione di procedere ad affidare un bene, molto complesso, aderendo alla richiesta formulata da un privato quattro mesi prima. Se turbativa c’è, come qualcuno afferma, non sono certo i miei comportamenti pubblici e palesi a concretizzarla! E voglio tacermi sul fatto che, da tempo, qualcuno che va in giro a millantare l’assegnazione certa in suo favore… Io sto contestando la mancanza di pianificazione, l’estromissione della politica regionale e del territorio da una decisione così importante e la mancanza dei requisiti procedurali minimi per poter concedere un’infrastruttura pubblica di tale rilevanza strategica!
  2. La seconda contestazione si sostanzia sulla circostanza che non avrei diritto alla parola e che non potrei accampare nulla, avendo anche io partecipato alla “gara”. Ribadito quanto sopra circa l’inesistenza di una gara/asta, con ciò intendendosi una procedura con regole precise, trasparenti, prefissate ed uguali per tutti, voglio precisare che, proprio in considerazione della mancanza degli elementi minimi per poter formulare una qualsiasi offerta competitiva, il Comune di Maratea ha semplicemente presentato un’istanza di concessione, per soli 4 anni e non 15, dei 9 pontili in acqua, senza alcuna infrastruttura a terra e lasciando libero il restante specchio acqueo, sulla scorta proprio della sua natura “pubblicistica”, unica in grado di garantire il corretto uso del porto e soprattutto la libera e corretta esecuzione dei lavori già programmati e finanziati di messa in sicurezza e implementazione dei servizi essenziali.

 

Ebbene, carissimo Presidente,

come può ben vedere, a voler essere benevoli, siamo in presenza di un grande  “pasticcio”, di cui ormai si sono resi conto tutti e che, credo e spero, si continui a portare avanti solo con la inaccettabile giustificazione che gli operatori che hanno partecipato all’avviso citerebbero l’Ufficio per il rimborso delle spese sostenute per affrontare la “gara”.

A prescindere da ogni considerazione sul punto, la Città di Maratea cosa dovrebbe fare?  Per evitare a qualche funzionario, che, nonostante le accorate e giustificate richieste che gli sono arrivate, non ha voluto revocare l’avviso e che potrebbe essere chiamato a rifondere qualche decina di migliaia di euro, condanniamo per 15 anni il nostro territorio a subire una simile iniziativa assunta da un ufficio senza il coinvolgimento delle Istituzioni di competenza?

E’ a dir poco miope chi si preoccupa del presunto risarcimento che qualche partecipante alla procedura potrebbe chiedere in caso di annullamento della procedura, e che comunque non credo otterrebbe, ma non si preoccupa delle conseguenze economiche del contenzioso giudiziario già in essere e di quello ulteriore che ne nascerebbe ove la stessa fosse portata a termine in queste condizioni e, soprattutto, non si interroga sui riflessi che avrebbe sull’economia del territorio, rispetto ai quali, è più che evidente, non è stata compiuta alcuna valutazione.

Ancora una volta ricordo a me stesso che questa scelta sarebbe ancora più scellerata in prossimità dell’istituzione dell’Area Marina Protetta “Costa di Maratea”, che dovrà diventare il volano di rilancio e sviluppo turistico ed economico del nostro mare e dell’intero territorio e che non può prescindere da una corretta gestione dell’infrastruttura portuale.

Da decenni, inoltre, il Comune di Maratea realizza opere sull’infrastruttura portuale, anche senza avere il trasferimento delle relative risorse, supplendo alle deficienze dell’Ufficio Demanio Marittimo, che si arroga solo il diritto di assumere decisioni sulla “pelle” della mia comunità.

In questi giorni abbiamo ultimato i lavori del primo lotto di messa in sicurezza del molo nord e stiamo per collaudare l’impianto antincendio nell’avamporto, la cui persistente mancanza avrebbe provocato l’impossibilità per circa duecento natanti di essere accolti in porto. Stiamo per affidare i lavori del secondo lotto della messa in sicurezza di entrambi i moli e di realizzazione di una passeggiata panoramica, finanziati con fondi statali. Nei prossimi mesi dovremmo ricevere, da altri uffici regionali, il finanziamento per realizzare un’isola ecologica meccanizzata, che risolva i problemi della raccolta dei rifiuti in ambito portuale, e dovrebbe uscire il bando per la realizzazione, sul molo nord, dei tanto attesi ripari di pesca per la nostra flotta di pescatori.

Le chiedo, tutto ciò è compatibile con la concessione dell’intera infrastruttura portuale ad un privato? Dopo aver investito una decina di milioni di euro per la messa in sicurezza ed il miglioramento dell’unico porto pubblico della nostra regione, lo diamo in concessione ad un privato per un paio di centinaia di migliaia di euro all’anno??

Di fronte a questo stato delle cose, penso sia ormai chiaro a tutti che non ci fermeremo e che seguiremo tutte le strade offerte dall’ordinamento affinché non si perpetri questo “stupro” del territorio: strade giudiziarie, giudiziali, politiche e di piazza, chiamando a raccolta tutti i cittadini e gli illustri ospiti e portando la questione a livello delle cronache nazionali, trattandosi di una vicenda paradossale e che si pone in controtendenza, unica nel suo genere, rispetto a tutta Italia.

In conclusione, gent.mo Presidente, credo sia arrivato il momento che Lei eserciti sulla vicenda tutta la Sua autorevolezza, di Uomo di Stato e di Governo regionale.

Non Le chiedo di intervenire a favore di una concessione dell’infrastruttura al Comune di Maratea, ma per l’annullamento sic e sempliciter di questo avviso, per poi procedere, con il coinvolgimento di tutti gli Enti e le Istituzioni di riferimento alla pianificazione del futuro del nostro porto, assicurando, nelle more, la sua continuità funzionale e la realizzazione di tutti gli investimenti pubblici già programmati e finanziati.

Confidando nel Suo ruolo di massimo interprete della tutela dell’interesse pubblico, La saluto con profonda stima.

Maratea, 3 agosto 2025

Il Sindaco

Avv. Cesare Albanese

 

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