Dazi Usa: Cia, per Svimez si profila perdita 13,8 milioni euro agro-industria-alimentare lucano

La previsione di Svimez della perdita di 13,8 milioni di euro per l’intero comparto agro-industria-alimentare lucano per effetto dei dazi Usa al 15% conferma la valutazione della Cia-Agricoltori: più che un accordo, l’intesa sui dazi al 15% sembra una resa.
Così Cia-Agricoltori Potenza-Matera sottolineando che poco meno del 50% delle perdite previste riguarda prodotti alimentari.
L’export agroalimentare lucano negli Usa incide per il 18% di quello totale con pasta e prodotti da forno al 25% e vini e bevande al 24%. E’ stato il 2024 un anno d’oro per l’alimentare “made in Basilicata” proiettato verso nuovi mercati esteri. Altro dato positivo strettamente intrecciato è l’export di prodotti agricoli con il 3,5% in un anno.
E’ l’agroalimentare lucano – sottolinea la Presidenza Cia Potenza-Matera – che ha consentito un margine di recupero rispetto al tonfo dell’export delle auto prodotte a Melfi che registrano il meno 63,4% in un anno.
Cia evidenzia che la regione si distingue per una varietà di prodotti certificati che contribuiscono non solo alla sua economia, ma anche al patrimonio culturale ed enogastronomico italiano.
In particolare, si contano 19 prodotti riconosciuti, tra cui 13 alimentari e 6 vini, che posizionano la Basilicata al diciannovesimo posto tra le regioni italiane per numero e valore di produzioni DOP e IGP certificate dall’Unione Europea.
Il comparto agroalimentare specifico, che comprende i prodotti DOP e IGP, è valutato 2,5 milioni di euro, mentre quello vitivinicolo, incluso i vini DOC (Denominazione di Origine Controllata), DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) e IGT (Indicazione Geografica Tipica), raggiunge i 13 milioni di euro.
La rete di operatori interessati è composta da 728 soggetti, suddivisi tra 448 nel settore vinicolo e 280 in quello alimentare.
Con una distribuzione settoriale che vede l’84% dedicato al vino, il 13% ai formaggi, il 2% agli ortaggi e lo 0,6% all’olio, la Basilicata si conferma una regione dalla forte vocazione agricola e vinicola. A questi si sommano tre specialità tradizionali garantite (STG) .
Per il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, “Nonostante sia stata evitata la tariffa al 30%, resta una grande preoccupazione per l’impatto reale di questi dazi, ma prima di trarre conclusioni definitive vogliamo aspettare gli sviluppi dei prossimi giorni, con la definizione ufficiale delle liste doganali”.
Secondo Cia, il rischio concreto di un calo dell’export è molto alto, con danni a comparti strategici e un aumento dei costi per le imprese italiane, che tenderanno a perdere margini di profitto oppure a dover trasferire parte di questi costi sui consumatori, rischiando di ridurre la domanda nel mercato Usa.
L’effetto combinato di dazi e fluttuazioni del cambio euro-dollaro non potrà che aggravare l’impatto delle misure doganali, traducendosi in costi aggiuntivi reali per le aziende nazionali e rendendo meno competitivo il Made in Italy.
Per il vino, gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024. Per quanto concerne il mondo dell’olio, il dazio al 15% rischia di ridurre la competitività dell’extravergine italiano a favore di oli più economici provenienti da Paesi terzi che godono di tariffe più basse, come la Turchia, il Sud America o la Tunisia. Come conseguenza, il consumatore medio Usa sarà indotto a utilizzare altri oli, come quelli di semi tradizionali (girasole, soia, mais).
Al momento, gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato extra-Ue per l’olio tricolore, con una quota di circa 100 mila tonnellate l’anno e un valore vicino a un miliardo, ovvero il 32% del nostro export. Nel settore caseario, invece, i dazi colpiranno soprattutto i formaggi Dop.
In pericolo pure pasta, riso e farine, tra i prodotti più amati dal mercato Usa, con un export annuo di circa 2 miliardi e quasi mezzo milione di tonnellate inviate oltreoceano. Anche in questo settore, secondo Cia, si rischiano potenziali ricadute occupazionali qualora i dazi non vengano mitigati con accordi o misure di sostegno.