L’Italia e la fotografia, in tante storie l’identità di un Paese

Un racconto della fotografia italiana fatto di tanti racconti, raccolta multidisciplinare di punti di vista per delineare l’ identità di una nazione attraverso ambiti anche molto diversi tra loro riflettendo sulle immagini e sul modo di costruirle per il pubblico.
Lancia una sfida ricca di stimoli il volume ”Storie della fotografia in Italia” (Editore Pearson, 400 pagine, 36 euro) con il quale tre ricercatori – Giovanni Fiorentino, Monica Maffioli e Roberta Valtorta – hanno raccolto 33 brevi saggi firmati da 23 autori suddivisi in quattro sezioni per comporre un mosaico, una ”mappa articolata” sul medium fotografico che sia allo stesso tempo uno spazio aperto di ricerca e di confronto.
E’ il tentativo, nuovo, di affrontare l’argomento ”in una prospettiva transdisciplinare e policentrica nella quale la fotografia diventa anche punto di riferimento per la letteratura, il giornalismo, la ricerca etnografica, la pittura, il design, il cinema, il teatro, le arti visive.
”La storia della fotografia italiana – dice all’ ANSA Giovanni Fiorentino, docente di Teorie e tecniche dei media all’ Università della Tuscia e presidente della Società Italiana dello Studio della Fotografia (Sisf) – è affrontata abbastanza tradizionalmente da volumi che ricostruiscono una storia lineare e artistica del medium.
Qui vogliamo proporre una risposta forte, dare conto di una storia che contiene tantissime storie che non sono state esplorate con mezzi di ricerca integrati che rispondono alla varietà degli approcci disciplinari in ambito umanistico”.
Narrare due secoli di fotografia in Italia, dunque, facendo dialogare storia dell’ arte, sociologia, scienze sociali, i consumi, la vita quotidiana, la moda, le città, cinema, architettura, lo studio dei media, l’ estetica, l’antropologia.
Il lavoro è pensato in sezioni che rappresentano l’ approccio diverso degli altri curatori, Roberta Valtorta, fondatrice del Museo di Fotografia Contemporanea (Mufoco) di Cinisello Balsamo e docente alla Iulm di Milano, e Monica Maffioli, già curatrice e direttrice scientifica della Fondazione Alinari.
”Abbiamo chiesto a tutti gli autori di essere molto chiari – spiega Fiorentino – parlando fondamentalmente a un pubblico di studenti universitari, e di essere sintetici nello spazio e con bibliografie contenute”.
L’ elemento di novità va ricercato proprio nella molteplicità dei contributi. Ogni singolo saggio porta qualcosa, la molteplicità dei luoghi della fotografia riguarda il confronto tra Napoli e Roma, Milano e la Sardegna, la Sicilia e Venezia.
L’attenzione si concentra anche su tematiche particolari come ”Il ritratto e il culto del Duce”, o il concetto di paesaggio che ispirò nel 1984 la mostra ”Viaggio in Italia” ideata da Luigi Ghirri con il celebre libro che l’accompagnò, o ancora il mondo digitale fino al capitolo conclusivo dedicato alle icone fotografiche e alla loro straordinaria potenza simbolica ed evocativa, come l’ immagine (ricostruita) della Breccia di Porta Pia, Aldo Moro prigioniero delle Br, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme sorridenti, il barcone stracolmo di migranti visto dall’ alto, e l’infermiera crollata sulla scrivania per la fatica durante l’ emergenza Covid.
Quale ritratto dell’ Italia esce da questo puzzle di studi? ”Sicuramente una identità mediale del nostro paese – osserva il docente – che costruisce e rafforza una sua fisionomia contemporanea tra Ottocento e Novecento anche attraverso il contributo dei media visivi e in modo particolare della fotografia, utile persino nella costruzione dell’ identità nazionale, piegata all’ uso che ne fanno il potere e le istituzioni”.
E’ possibile intravedere quale direzione prenderà la fotografia in un mondo in cui l’ intelligenza artificiale sta dilagando?
”La prospettiva di chi studia i media implica immediatamente il fatto che le tecnologie si trasformano continuamente – conclude Fiorentino -. La parte della macchina è quindi essenziale e fondamentale dell’ interazione con l’ uomo.
Per l’ ennesima volta assistiamo a una una destrutturazione della macchina e a una rinegoziazione tra occhio, mente e macchina.
Oggi l’ intelligenza artificiale ha bisogno di indicazioni e interazioni con la mente. Siamo di fronte all’ ennesima sfida tecnologica e ragioniamo di uno scarto importante rispetto al passato.
L’ uomo ora deve negoziare con le nuove tecnologie la produzione visiva appunto interagendo con l’ Intelligenza Artificiale”
ANSA