CRONACA

Ostuni saluta Carlo, il brigadiere che ha dato la vita per il suo dovere

Un silenzio carico di emozione ha avvolto Ostuni, dove centinaia di persone si sono strette attorno alla famiglia del brigadiere capo Carlo Legrottaglie. Aveva 59 anni, pochi giorni ancora e sarebbe andato in pensione. Invece, il suo ultimo turno è diventato un sacrificio. È stato ucciso mentre inseguiva due malviventi in fuga, nelle campagne di Francavilla Fontana. Ha fatto quello che ha sempre fatto: ha servito, fino all’ultimo respiro.

La sua bara, avvolta nel tricolore, è arrivata portata a spalla da otto colleghi in alta uniforme. Quando è entrata nella chiesa di Santa Maria Madre della Chiesa, è partito un lungo applauso. Nessuna parola poteva bastare in quel momento, solo il silenzio e quel battito collettivo di mani, a dire “grazie” e “ci mancherai”.

A celebrare il funerale, monsignor Gian Franco Saba, ordinario militare. Le sue parole sono state un abbraccio alla famiglia e a tutti quelli che hanno conosciuto Carlo: “Ha dato tutto, ogni giorno, anche quando avrebbe potuto tirarsi indietro. Lo ha fatto con amore, con fede, con dedizione. Un esempio per tutti noi”.

C’era anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. È arrivato in chiesa accolto da un lungo applauso, e si è seduto in mezzo alla gente, accanto alle autorità. Ma prima ha abbracciato con sincera commozione Eugenia, la moglie di Carlo, e le loro figlie gemelle, Carla e Paola, appena quindicenni. Un gesto semplice, umano. Un modo per dire che l’Italia è con loro.

Accanto a lui, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, i vertici delle Forze Armate, della Polizia, della Regione, dell’Europa. Ma in chiesa, oggi, erano tutti solo persone: colpite, commosse, unite dal dolore per una perdita che è anche un simbolo.

Monsignor Saba ha detto: “In un tempo segnato da divisioni, Carlo è il volto di chi si dona, senza riserve. Il suo sacrificio parla a tutti noi. E ci ricorda che il bene esiste, che ci sono ancora uomini capaci di scegliere la giustizia e l’onore”.

Alla fine della funzione, le lacrime hanno lasciato spazio a un gesto semplice e struggente: mentre la bara veniva portata via, alcuni bambini hanno fatto volare palloncini con i colori dell’Arma. L’aria si è riempita di rosso, bianco e blu. E in quella salita verso il cielo c’era tutto: il saluto, il dolore, ma anche la speranza.

Fuori, i genitori, la moglie, le figlie: stretti insieme, forti l’uno per l’altro. Come Carlo avrebbe voluto.

Nel frattempo, anche a Matera e Potenza, le forze dell’ordine si sono fermate. Tutti insieme, per qualche minuto, davanti alle caserme. Le sirene hanno rotto il silenzio, risuonato come un saluto d’onore. Un gesto semplice ma potente, per ricordare Carlo e tutti coloro che ogni giorno scelgono di mettersi al servizio degli altri.

I comandanti provinciali di Matera e Potenza, colonnello Giovanni Russo e colonnello Luca D’Amore, hanno parlato a nome di tutti: “Grazie a chi ha voluto condividere questo momento con noi. In Carlo rivediamo l’impegno silenzioso di ogni divisa. Il suo nome non verrà dimenticato”.

ANSA

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