Pittella: Il lavoro di Antonio Pecci omaggia l’archeologia lucana
Lo ha affermato il Presidente del Consiglio regionale della Basilicata durante l’incontro di presentazione dell’opera Fortificazioni e sistema di difesa tra IV e III secolo. a.C. in Basilicata”

È stato presentato oggi pomeriggio, presso la sala Basento della Presidenza del Consiglio regionale della Basilicata, l’opera in due volumi “Fortificazioni e sistema di difesa tra IV e III secolo. a.C. in Basilicata” di Antonio Pecci, dottore di ricerca in archeologia e archeologo specializzato in archeologia classica, assegnista presso il dipartimento per l’Innovazione Umanistica, Scientifica e Sociale (DIUSS) dell’Università degli Studi della Basilicata.
L’opera, realizzata in compartecipazione con il Consiglio regionale della Basilicata ed edita da Zaccara Editore di Lagonegro, esamina le fortificazioni lucane del IV-III secolo a.C., interpretandole non solo come strutture difensive, ma anche come simboli di potere e identità. Attraverso un approccio multidisciplinare e l’impiego di tecnologie innovative come il LiDAR e i droni, l’autore presenta nuove scoperte e un atlante dettagliato, con l’obiettivo di valorizzare e proteggere il patrimonio archeologico della Lucania, guardando anche alle prospettive future del turismo culturale.
A moderare l’incontro Pierluigi Maulella Barrese, dirigente della Struttura di Coordinamento informazione, comunicazione ed eventi del Consiglio regionale. Nel complimentarsi con l’autore per il prezioso lavoro di ricerca, Maulella Barrese ha sottolineato come questa iniziativa si inserisca pienamente nella mission del Consiglio regionale tesa a valorizzare i tratti più significativi della nostra cultura. Il Coordinatore ha espresso parole di compiacimento per questo giovane ricercatore che ha scelto di rimanere in Basilicata e di formarsi nella nostra regione.
“Mi ha colpito molto un passaggio della presentazione della professoressa Monaco, dove – ha sottolineato Maulella Barrese – parla dell’importanza di creare ponti, e di fare in modo che questi giovani possano avere opportunità di crescita e confronto. Penso proprio che si possa dire che questa pubblicazione abbia la valenza di un autentico ponte”.
Il dirigente generale del Consiglio regionale, Nicola Coluzzi, nel prendere la parola, dopo aver ringraziato l’autore per il lavoro dall’alto valore scientifico, ha ricordato Dino Adamesteanu, il padre dell’archeologia lucana.
“Siamo figli di un professionista illustre che tanto ha dato alla nostra regione in termini di studio e conoscenza della materia. Mi piace considerare questo lavoro di Antonio Pecci anche una sorta di omaggio a lui che ha svelato la Magna Grecia”.
“Devo davvero ringraziare la Basilicata per tante cose. Questa regione mi ha insegnato quanto l’archeologia possa essere fondamentale per un territorio, non solo come strumento di scoperta e conoscenza del passato, ma anche come potente mezzo di tutela e valorizzazione dell’identità locale”.
Così Maria Chiara Monaco, professore ordinario di Archeologia classica e direttrice della Scuola di specializzazione in beni archeologici (Unibas).
“La Basilicata, con i suoi siti archeologici e il suo patrimonio storico, – ha sottolineato – mi ha dato la certezza che investire nella tutela e nello studio delle proprie radici può portare a una maggiore consapevolezza e orgoglio comunitario, contribuendo allo sviluppo sostenibile e alla promozione del territorio a livello nazionale e internazionale.
È un esempio di come la cultura e la storia possano essere risorse preziose per il presente e il futuro di una regione. Penso che la Regione Basilicata e il suo territorio da questo punto di vista debbano essere un esempio e che di fatto lo siano anche per le regioni vicine.
Al presidente Pittella vanno i miei più sentiti ringraziamenti per l’attenzione e gli sforzi messi in atto che, oggi, mettono a segno un risultato importante per l’archeologia lucana”.
Antonio Pecci, dopo aver raccontato la genesi del suo studio durato diversi anni e del percorso che ha portato alla pubblicazione dell’opera, si è soffermato sul significato delle cinte murarie che “possono raccontare scelte, aspirazioni, esigenze e paure dei loro costruttori e dei loro committenti.
Evidenze archeologiche che sono state testimoni della vita dei loro padroni, delle loro glorie e delle loro sconfitte, dell’assedio, della guerra e della pace”.
“La finalità di questo lavoro – ha precisato – è stata anche la produzione di un atlante che si potrà configurare come un importante strumento per la pianificazione territoriale, per la salvaguardia e la tutela del paesaggio e del patrimonio archeologico e monumentale, al servizio della Soprintendenze e degli Enti Territoriali”.
Il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Marcello Pittella, nel concludere l’incontro ha avanzato due proposte, la prima riguardante una Pdl finalizzata all’istituzione di un Centro di ricerca regionale sull’Archeologia e la seconda tesa ad avviare le necessarie interlocuzioni con l’Università degli studi della Basilicata e con il Dipartimento regionale competente per l’attivazione di borse di studio sulla materia.
Pittella ha sottolineato con grande convinzione quanto la conoscenza sia fondamentale per il progresso e lo sviluppo di una regione. Ha ripetuto più volte che “il futuro non può essere costruito senza il sapere, perché è proprio attraverso la conoscenza che si creano opportunità, innovazione e ponti, come ha affermato la professoressa Monaco.
Ripeto non solo in Basilicata ma ovunque io vada che la trasmissione dei saperi alle nuove generazioni è fondamentale in quanto permette di tramandare esperienze, conoscenze e valori che costituiscono il patrimonio culturale di una società.
È un po’ come passare il testimone di una corsa: così le future generazioni possono continuare a crescere, innovare e affrontare le sfide con saggezza e consapevolezza. In questo modo, si preserva la memoria collettiva e si garantisce un progresso sostenibile e consapevole nel tempo”.
“Ad Antonio – ha concluso il Presidente del Consiglio regionale della Basilicata, va il nostro plauso e i nostri più sinceri ringraziamenti per aver scelto di investire nella conoscenza. È un gesto che dimostra grande responsabilità e lungimiranza, perché lo studio rappresenta la chiave per aprire le porte a un futuro migliore”.