CRONACA

Il Papa: non c’è grido che Dio non ascolti, portiamo a Lui il dolore di chi si sente perso

Ruota intorno alla figura del cieco Bartimeo la catechesi dell’udienza generale, la quarta dall’inizio del pontificato. Attraverso il Vangelo di Marco, Leone XIV ricorda che “non bisogna mai abbandonare la speranza anche quando ci sentiamo perduti” e che il grido rivolto a Gesù non sarà mai inascoltato

Il dolore, la fragilità, il desiderio di uscire da una condizione di morte, chiedere a gran voce di essere visti e dunque liberati da un giogo che attanaglia, lasciare le proprie sicurezze per rimettersi in cammino, certi che la fede in Dio salva e fa rinascere.

Sono tanti gli spunti che offre la vicenda del cieco Bartimeo, al centro della catechesi di Papa Leone XIV che, in questo mercoledì 11 maggio – dopo un giro in papamobile tra i numerosi fedeli, circa 40 mila accorsi in Piazza San Pietro, tra ombrelli per ripararsi dal sole, bandiere di vari Paesi tra cui quella del Perù – si sofferma per la sua riflessione sulle guarigioni operate da Gesù ed esorta a reiterare il grido di Bartimeo quando è grave il peso della vita.

Vi invito a mettere davanti al Cuore di Cristo le vostre parti più doloranti o fragili, quei luoghi della vostra vita dove vi sentite fermi e bloccati. Chiediamo al Signore con fiducia di ascoltare il nostro grido e di guarirci!

Mai perdere la speranza

Bartimeo, spiega il Papa nella catechesi, è cieco e mendicante e Gesù lo incontra a Gerico mentre sta andando a Gerusalemme.

È una tappa negli “inferi”, nella “città che sta sotto il livello del mare”. “Gesù, infatti, – sottolinea – con la sua morte, è andato a riprendere quell’Adamo che è caduto in basso e che rappresenta ognuno di noi”. Il nome Bartimeo, aggiunge, vuol dire “figlio di Timeo” ma lui nonostante la relazione parentale è un uomo solo e vive una condizione a cui non vuole arrendersi.

Questo nome, però, potrebbe anche significare “figlio dell’onore” o “dell’ammirazione”, esattamente al contrario della situazione in cui si trova.  E poiché il nome è così importante nella cultura ebraica, vuol dire che Bartimeo non riesce a vivere ciò che è chiamato a essere.

Continua a gridare!

Il mendicante rispetto alla folla che segue Gesù, “è fermo”, seduto lungo la strada cerca qualcuno per rialzarsi. “Cosa possiamo fare – chiede il Papa – quando ci troviamo in una situazione che sembra senza via d’uscita?”. Bartimeo ha solo la voce e quindi grida; un grido che è diventato preghiera nella tradizione orientale: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”.

Se desideri veramente qualcosa, fai di tutto per poterlo raggiungere, anche quando gli altri ti rimproverano, ti umiliano e ti dicono di lasciar perdere. Se lo desideri davvero, continua a gridare!

Guarire abbandonando le proprie certezze

La cecità di Bartimeo non gli impedisce di riconoscere Gesù che si ferma e lo fa chiamare “perché non c’è nessun grido che Dio non ascolti, anche quando non siamo consapevoli di rivolgerci a lui”. C’è però una scelta che Bartimeo deve compiere per rimettersi in piedi: gettare via ciò che ha di più prezioso, il suo mantello che per un mendicante è davvero tutto, “è la sicurezza, è la casa, è la difesa che lo protegge”.

Eppure, molte volte, quello che ci blocca sono proprio le nostre apparenti sicurezze, quello che ci siamo messi addosso per difenderci e che invece ci sta impedendo di camminare. Per andare da Gesù e lasciarsi guarire, Bartimeo deve esporsi a Lui in tutta la sua vulnerabilità. Questo è il passaggio fondamentale per ogni cammino di guarigione.

Ritrovare la dignità

“Non è scontato – evidenzia Papa Leone – che noi vogliamo guarire dalle nostre malattie, a volte preferiamo restare fermi per non assumerci responsabilità”. Bartimeo però vuole vedere di nuovo, risponde usando il verbo anablepein che vuol dire anche  alzare lo sguardo.

Bartimeo, infatti, non vuole solo tornare a vedere, vuole ritrovare anche la sua dignità! Per guardare in alto, occorre rialzare la testa. A volte le persone sono bloccate perché la vita le ha umiliate e desiderano solo ritrovare il proprio valore.

Il Signore ascolterà

Bartimeo viene salvato dalla fede, “Gesù ci guarisce perché possiamo diventare liberi” e lascia libero il mendicante di fare la sua strada, Marco spiega che lui scelse di seguire il Maestro, “colui che è la Via!”.

Portiamo con fiducia davanti a Gesù le nostre malattie, e anche quelle dei nostri cari, portiamo il dolore di quanti si sentono persi e senza via d’uscita. Gridiamo anche per loro, e siamo certi che il Signore ci ascolterà e si fermerà.

Benedetta Capelli – Città del Vaticano Vatican News

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