CULTURA E EVENTI

LE DANZATRICI en plei air – Al via giovedì 12 giugno il secondo fine settimana di programmazione

Secondo fine settimana di programmazione per LE DANZATRICI en plein air, il festival di danza contemporanea dedicato al celebre affresco tombale “Le danzatrici di Ruvo di Puglia”, al patrimonio materiale e immateriale archeologico e alle comunità del territorio.

Una quinta edizione caratterizzata dalla novità della co-direzione artistica di Giulio De Leo ed Erika Guastamacchia, realizzata con il sostegno di Ministero della Cultura (FNSV 2025-27), della Regione Puglia, del Comune di Ruvo di Puglia e in collaborazione con Puglia Culture e che prevede più di 50 appuntamenti tra cui 32 performance, 3 anteprime nazionali e ben 13 prime nazionali.

E ancora, circa 100 artisti e 20 compagnie provenienti da tutta Italia ma anche da Olanda, Lussemburgo e Armenia, paese a cui è dedicato un intero Focus Culture.

Due giornate, sette appuntamenti tra spettacoli, una mostra e gli immancabili dialoghi del giovedì per un secondo weekend che si aprirà, giovedì 12 giugno alle ore 10 nella Sala conferenze dell’ex Convento dei Domenicani con un evento speciale che rientra nella programmazione di Puglia Culture: in scena Paso Doble, prodotto da Versiliadanza e sostenuto dal Centro Nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni.

Ideato da Camilla Guarino e Giulia Campolmi, lo spettacolo ha come protagonisti la danzatrice Sara Sicuro e il danzatore ipovedente Bryan Preciado: In qualsiasi momento nel nostro campo visivo c’è qualcosa che attira di più la nostra attenzione.

La visione è influenzata dalla memoria, dall’attenzione, dalla messa a fuoco, dalla scelta, dal ricordo. Paso Doble sperimenta, ispirandosi ad alcune pratiche percettive de “L’arte di Vedere” di Aldous Huxley, piani che si moltiplicano tra parola e corpo, sguardo e descrizione estendendole al quotidiano, in un passo a due che approfondisce il tema dell’immobilità, del fraintendimento, della soggettività del movimento e di come questo ci fa entrare in relazione con l’altro per cambiare prospettiva e ricreare nuove realtà.

Una seconda replica dello spettacolo andrà in scena alle ore 19.30 nella stessa Sala conferenze dell’ex Convento dei Domenicani. 

A seguire, alle ore 20, l’atrio dell’ex Convento ospiterà la prima nazionale di Colors, lo spettacolo prodotto da Small Theatre – NCA, una performance di danza inclusiva nata da un workshop della durata di dieci giorni condotto da Vahan Badalyan, AD del National Centre for Aesthetics e direttore artistico di NCA Small Theatre, che esplora il movimento oltre i limiti tradizionali. Al centro c’è l’individualità di ogni interprete, il modo unico di muoversi, sentire ed esprimersi. 

“Che cos’è il colore e come modella il nostro modo di vedere il mondo? Scegliamo i colori o sono loro a influenzarci?

I colori sono ovunque – vivaci, potenti e unici – proprio come le persone, ognuna con le proprie capacità e storie. Il tema dei colori è stato scelto perché riflette la nostra diversità, le nostre origini, personalità ed emozioni. Proprio come i colori, siamo diversi ma connessi.

Questo legame simbolico ci permette di esprimere i nostri pensieri e le nostre emozioni in modo potente”. 

Questa performance unisce persone di ambiti diversi, che danzano insieme sullo stesso palco. Colors non è un progetto sociale, ma un viaggio artistico in cui la diversità non è solo un tema, ma una forza creativa.

La coreografia è stata sviluppata insieme ai partecipanti – persone over 60 e performer con disabilità – che portano sul palco i propri movimenti, esperienze ed energia.

La giornata di sabato 14 giugno si aprirà alle ore 10 nell’atrio dell’ex Convento dei Domenicani con l’anteprima di Choreography from the heart, una produzione Menhir a cura di Giulio De Leo e Erika Guastamacchia, con la partecipazione di dieci giovanissimi danzatori e danzatrici dell’associazione ConTeSto OdV.

Il progetto si fonda sullo sviluppo di esperienze intimamente connesse alla pratica della danza e, mosso da una decisa tensione verso un lavoro coreografico efficace e sensibile, pratica una qualità e un processo di valorizzazione dei singoli e del gruppo che possano effettivamente sostanziare e reiventare quegli obiettivi educativi e relazionali che sempre motivano l’avvio di percorsi artistici in ambito formativo, sociale e riabilitativo. 

Choreography from the heart è vincitore dell’edizione 2024 del contest internazionale TOGETHER 4 A BETTER WORLD di Reale Foundation, a cui hanno partecipato migliaia di progetti provenienti da Cile, Italia, Grecia e Spagna. Nell’anteprima accolta da LE DANZATRICI en plein air andranno in scena soltanto dieci dei venticinque partecipanti al progetto, che si concluderà ad ottobre 2025. 

Alle ore 11.15 la Sala conferenze dell’ex Convento ospiterà l’anteprima nazionale di u·to·pì·a, lavoro prodotto da AB Dance Research, di e con Giorgio Loffredo, per la sezione Giacimenti, che accoglie gli autori selezionati nei progetti di alta formazione partner di GIACIMENTI – rete italiana per l’emersione dei giovani talenti.

 Utopìa è il respiro sospeso di un tempo altro, nato dall’eco di sette anni di solitudine. Non isolamento, ma soglia: uno spazio silente in cui il pensiero si fa sostanza, si espande, poi svanisce. In questa clausura scelta, l’io si dissolve nel mondo e il mondo si ritrae, lasciando emergere l’invisibile.

Utopia non è sogno, ma atto d’immaginazione, strumento di scavo e visione. È carne del pensiero, memoria che danza tra luce e disgregazione. Un viaggio che abita il dubbio, la soglia, il tutto.

La giornata si concluderà alle ore 12 in Piazza Dante con Across the City, una produzione Menhir con Claudio Gattulli ed Erika Guastamacchia, musica di Human Ensemble. Abitiamo la città forti della relazione empatica che la danza sa costruire con le architetture, gli spazi urbani e gli sguardi sorpresi di spettatori casuali. Senza allestire palcoscenici, padane, luci e potenti casse audio.

Il corpo torna ad essere centro, unità di misura e territorio d’incontro. Lo spazio pubblico torna ad essere luogo di prossimità, intimità ed emozione.

Sfiorati da gesti gentili, folli e generosi, gli spettatori smettono di attraversare le aree pubbliche come spazi che semplicemente collegano i luoghi significativi delle loro solitarie esistenze e li riscoprono come luoghi di accadimento, condivisione, coesione e umanità.

Un pacifico fluire di danze urbane scandite dai ritmi e dalle atmosfere coinvolgenti dei giovanissimi percussionisti di HUMAN ENSEMBLE.

Due gli eventi collaterali alla programmazione del secondo weekend di festival: giovedì 12 giugno il secondo talk del ciclo dei Dialoghi del giovedì. Appuntamento alle ore 17.30 nel Museo Archeologico Nazionale Jatta per l’incontro dal titolo “Arte, cultura e accessibilità”, in compagnia dei coreografi e performer Vahan Badalyan, Angela Torriani Evangelisti e Camilla Guarino.

Ingresso libero per un numero massimo di 30 persone, con prenotazione obbligatoria al numero 345.355.50.45 o tramite l’invio di una email a [email protected]

E ancora, nell’ambito del Focus Culture dedicato all’Armenia, giovedì 12 giugno alle ore 19, nell’ex Convento dei Domenicani, l’inaugurazione della mostra fotografica “Della mia dolce Armenia” di Andrea Ulivi in collaborazione con Versiliadanza. Una serie di immagini in bianco e nero, quelle di Andrea Ulivi, che hanno come tema l’Armenia.

La mostra comprende circa quaranta fotografi e scattate dal 2009 al 2014. Già durante il primo viaggio, che il fotografo ed editore ha compiuto in Armenia nel 2008, è sbocciato un amore incondizionato, permettendo al suo obbiettivo interrogante di indagare quei luoghi e offrirsi all’anima di quel popolo. Essenzialmente sono due i grandi temi toccati: la vita di un popolo antichissimo e i luoghi a questo popolo sacri, i luoghi che hanno costituito la sua identità, la sua armenità e la sua spiritualità.

«La fotografi a per me è una domanda. Una domanda che genera uno stupore e uno stupore che continuamente genera una domanda – spiega Andrea Ulivi – L’Armenia mi ha stupito, l’ho vista con fascinazione, me ne sono innamorato: è un rapporto amoroso, assolutamente amoroso. Io amo l’Armenia e fare fotografi e a questa terra è un gesto d’amore totale.

Non potrei fotografare qualsiasi cosa, non mi riuscirebbe: se non entro in un rapporto reale col soggetto, o l’oggetto, non riesco a fotografare, non riesco fi sicamente. Quando dico domanda è perché io domando: “chi sei tu che stai davanti a me, chi sei tu per me tanto da starti davanti?”.

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