Studio Ghibli compie 40 anni e riparte in ‘corto’
Da factory giapponese d'animazione Miyazaki pensa a nuovo film

Creare film animati di alta qualità per bambini e adulti di tutte le età: era il sogno di Hayao Miyazaki e il suo collega e amico fraterno Isao Takahata (scomparso nel 2018), quando fondarono a Tokyo, con i produttori Toshio Suzuki e Yasuyoshi Tokuma, il 15 giugno 1985 la loro società artistica e di produzione, lo Studio Ghibli.
Un luogo iconico del cinema contemporaneo che festeggia il suo 40/o compleanno, un anno dopo aver ricevuto a Cannes la prima Palma d’oro onoraria, assegnata per la prima volta dal festival non a un singolo artista, ma come riconoscimento collettivo.
La ‘casa’ di Miyazaki (concepita anche come fucina di talenti, da Yoshifumi Kondo a Hiromasa Yonebayashi, da Mamoru Hosoda a Goro Miyazaki, figlio di Hayao), sull’onda del successo globale di Nausicaa la figlia del vento (uscito nel 1984 ma considerato da molti la prima creatura dello studio) ha prodotto capolavori che hanno influenzato l’immaginario di tre generazioni. Titoli come Laputa – Castello nel cielo, La Città incantata (premiato con l’Oscar per il miglior film d’animazione e l’Orso d’oro a Berlino) La principessa Mononoke, Porco rosso, Ponyo sulla scogliera, Si alza il vento fino alla più recente straordinaria opera di Hayao Miyazaki (tornato al lavoro, nonostante il ritiro dal mondo nel cinema, annunciato nel 2013) Il ragazzo e l’airone, nuovo hit globale e vincitore dell’Oscar come miglior film d’animazione.
Un percorso dominato da temi come il rapporto tra progresso e natura, sempre più ferita dall’uomo, il timore della perdita delle proprie radici, il legame prezioso con l’infanzia e la riscoperta dei valori di amore e rispetto reciproco.
Le produzioni della Ghibli comunque vanno avanti sempre nel massimo riserbo, come rivela la riapertura del ‘reclutamento’ fra aprile e marzo di animatori e background artist per realizzare un corto o una serie di corti animati, su cui non sono stati rivelati dettagli. Restano poi i punti interrogativi sul ruolo dell’84enne Miyazaki, che nonostante un passo indietro ufficioso, ha fatto sapere che non farà nuovi annunci ufficiali sul suo ritiro.
D’altronde starebbe già sviluppando l’idea per un nuovo lungometraggio: “Lui è sempre rivolto al futuro. Ed è molto ansioso di fare un altro film – ha detto l’amico e produttore Toshio Suzuki, a The Guardian nel 2023 -.
Il fatto che lui continui a lavorare significa che non andrò nemmeno io in pensione”. Intanto a raccontare il mondo cinematografico ed ideale della casa di animazione ci pensano anche il Museo Ghibli (nato nel 2001 a Mitaka, sobborgo a ovest di Tokyo) e il parco Ghibli, aperto da fine 2022 appena fuori Nagoya.
Un patrimonio collettivo che qualche mese fa è stato ‘saccheggiato’ dall’IA con la moda sul web di immagini, foto e meme ricreate dagli utenti con ChatGpt in Stile Ghibli.
Un’invasione di campo che ha portato grandi polemiche, anche per le dichiarazioni fatte da Miyazaki nel 2016 (riprese in un documentario su di lui) contro l’intelligenza artificiale, quando gli fu fatta vedere una rudimentale forma di animazione in IA di un corpo umano simil zombie: “Sono profondamente disgustato – commentava – Ho la forte sensazione che questo sia un insulto alla vita stessa”.
Meno perentori tuttavia i recenti commenti sull’IA di Goro Miyazaki: “Non mi sorprenderei se tra un paio d’anni venisse realizzato un intero film con l’intelligenza artificiale – ha detto il regista al Japan Times -.
Ma se il pubblico voglia guardare un’animazione generata interamente così è un’altra questione”. Artisti come il padre, anche per la capacità di mescolare nei loro racconti le emozioni più diverse “non possono certo essere rimpiazzati”.
ANSA